“La città e lo spazio pubblico”, la cittadinanza attiva e la legalità: un’UdA per il trentennale della strage di Capaci
Parlare di Falcone e Borsellino, per questa ricorrenza, non basta affatto. Serve ricostruire un percorso di cittadinanza attiva attraverso una rimodulata partecipazione dei cittadini. Questa la vera e unica scommessa della scuola italiana. Lo Stato di diritto ha bisogno, infatti, di essere “democratizzato” (attraverso un percorso di crescita sociale) se vuole sopravvivere agli attuali attacchi contro di esso da parte di governi e commentatori populisti. Le istituzioni da cui dipendiamo per sostenere lo Stato di diritto possono sopravvivere a tali assalti solo se la gente comune si preoccupa abbastanza dei principi e dei valori che stanno alla base dello Stato di diritto da essere preparata a difenderli. È necessario – lo sta facendo egregiamente, in questi ultimissimi anni il Convitto Nazionale “Giovanni Falcone” di Palermo alla cui guida autorevole c’è la Rettrice e Dirigente scolastico professoressa Cettina Giannino – uno sforzo concertato per coinvolgere i cittadini al di fuori del tema della legalità, compresi i politici eletti, la gente comune e gli studenti, nelle discussioni sul significato pratico e l’importanza dello Stato di diritto in modo che vi sia una comprensione molto più ampia di esso come un fondamento costituzionale che viene difeso, non solo dagli avvocati, ma dal pubblico in generale e dai suoi rappresentanti eletti.
Scala della partecipazione dei cittadini
Sherry Arnstein nel 1969, se volessimo riportare l’attenzione proprio sull’importanza della partecipazione civica a cui lavora il Rettorato “Giovanni Falcone” di Palermo, affermò che la scala della partecipazione dei cittadini è uno dei modelli più influenti e di riferimento nel campo della partecipazione pubblica democratica. Nella formulazione di Arnstein, la partecipazione dei cittadini è del potere dei cittadini. Senza un’autentica riallocazione del potere – sotto forma di denaro o autorità decisionale, per esempio – la partecipazione semplicemente “consente ai detentori del potere di potere affermare che tutte le parti sono state considerare, ma consente solo ad alcune di queste parti di trarne vantaggio. Mantiene lo status quo”. E lo status quo, diceva Falcone è pericoloso e dannoso. Lo è, naturalmente, anche per la scuola a cui è riservato il compito di formare gli uomini e i cittadini.
Cos’è la partecipazione dei cittadini
Sherry R. Arnstein «L’idea di partecipazione cittadina è un po’ come mangiare gli spinaci: nessuno è contrario in linea di principio perché fa bene. La partecipazione dei governati al loro governo è, in teoria angolare, la pietra della democrazia, un’idea venerata che viene applaudita con praticamente da tutti. Tuttavia, gli applausi si riducono a educati battiti di mani, quando questo principio è sostenuto da neri, messicani-americani, portoricani, indiani, eschimesi e bianchi. E quando i poveri possono partecipare alla partecipazione aperta come ridistribuzione del potere americano, il consenso sul principio fondamentale esplode in molte di sfumature opposizione”. Arnstein apre il suo articolo con una domanda centrale: ” Cos’è la partecipazione dei cittadini e qual è il suo rapporto con gli imperativi sociali del nostro tempo?” Quindi fornisce una risposta dettagliata:
La redistribuzione del potere
“La mia risposta alla domanda critica è semplicemente che la partecipazione dei cittadini è un termine categorico per il potere dei cittadini. È la redistribuzione del potere che consente ai cittadini poveri, attualmente esclusi dai processi politici ed economici, di essere deliberatamente inclusi nel futuro. È la strategia con cui i poveri si uniscono nel determinare come le informazioni vengono condivise, gli obiettivi e le politiche vengono fissati, le risorse fiscali vengono allocate, i programmi vengono gestiti e i vantaggi come i contratti e il patrocinio vengono suddivisi. In breve, è il mezzo attraverso il quale possono indurre una significativa riforma sociale che consente loro di condividere i benefici della società benestante…. la partecipazione senza ridistribuzione del potere è un processo vuoto e frustrante per i senza potere”.
Un’UDA di educazione alla cittadinanza e alla legalità
La scelta e la progettualità di istituto del Convitto Nazionale “Giovanni Falcone” di Palermo, guidato con grande competenza dalla rettrice professoressa Cettina Giannino, per esempio è finalizzata – come si legge nella Relazione sulla organizzazione e scelte condivise dei dipartimenti per la costruzione del curricolo verticale d’istituto, e in particolare la progettazione di una UDA sul tema della cittadinanza attiva e legalità – alla progettazione di una UDA di educazione alla cittadinanza e alla legalità considerata particolarmente valida non solo per i contenuti legati al concetto della tutela del patrimonio storico e artistico della Nazione (art. 9 Costituzione), ma soprattutto perché guida gli studenti verso una esperienza di cittadinanza attiva: “La prospettiva di una progettazione urbana partecipata – sostenibile e democratica – che coinvolga le fasce più giovani della popolazione, dal punto di vista didattico si configura come una esperienza di service learning che può apportare contributi sia ai pianificatori della città che agli strumenti urbanistici”.
Un bacino di esperienze trasversali
L’UDA, declinata in ogni suo aspetto, riesce a configurarsi come un bacino di esperienze trasversali che può accogliere anche la didattica per competenze, sviluppata nei diversi ambiti disciplinari, in una prospettiva orizzontale e verticale. “L’alunno acquisisce competenze in materia di cittadinanza poiché impara che un cittadino responsabile ha gli strumenti per partecipare alla vita civica e sociale e per promuovere atteggiamenti di valorizzazione del proprio territorio, sentito come comune patrimonio da rispettare e da tutelare”.
La città e lo spazio pubblico, percorsi di conoscenza, riappropriazione e valorizzazione
La scelta di proporre l’UDA, fatta dal Convitto Nazionale di Palermo, rettrice la DS Cettina Giannino -: La città e lo spazio pubblico, percorsi di conoscenza, riappropriazione e valorizzazione di piazza Sett’Angeli, non solo come buona pratica da condividere, ma anche come linea guida (da poter seguire in tutta la progettazione o in parte di essa); nasce dalla constatazione che l’idea di un percorso condiviso su educazione alla cittadinanza e legalità, con un prodotto finale fruibile anche all’esterno del Convitto, troverebbe nel progetto dei colleghi sopra citati un momento di sintesi e valorizzazione di tanti progetti già svolti nel Convitto Nazionale “Giovanni Falcone” di Palermo o comunque già in fase di sviluppo. Alcuni di questi progetti inoltre coinvolgono anche il settore del semiconvitto, (pensiamo al progetto Plastic free o ad alcuni temi come quello sulla pace).Dal punto di vista logistico, la possibilità di esporre in uno spazio esterno alla scuola, ma fortemente vissuto e sentito da tutta la comunità del convitto come proprio, permetterebbe, con la pianificazione di un cronoprogramma, di poter “mettere in piazza” tutta una serie di attività e Progetti da condividere con il contesto familiare dei nostri studenti e in generale con la cittadinanza.
Competente o principiante?
Si legge nella relazione cui si è fatto riferimento sopra dei validissimi docenti del Convitto Nazionale “Giovanni Falcone” di Palermo “Mi permetto di concludere il report dei lavori di questi giorni riportando una parte dell’articolo di Giancarlo Cerini “Se il principiante è colui che usa le cose che sa (che ha in testa), il competente è colui che usa anche le risorse dell’ambiente (insegnanti, compagni, documenti, linguaggi, tecnologie); è colui che partecipa sempre più consapevolmente ad un ambiente culturale organizzato, sapendo utilizzare tutti gli strumenti (gli artefatti) della conoscenza. Solo così si costituisce una comunità di pratiche e di apprendimento: questa è la classe che lavora sulle competenze. Non basta la centratura sui processi personalizzati (Indicazioni/2004), occorre puntare sull’idea dell’”apprendere insieme” (insieme ce la possiamo fare!)”.
L’UdA per le Secondarie “La città e lo spazio pubblico”
L’Unità di apprendimento “La città e lo spazio pubblico” realizzata dai professori dello strepitoso Convitto Nazionale “Giovanni Falcone” di Palermo Dario Ferrigno, Marina Sajeva, Marilena Orlando, Pietro Pecoraro e Vincenzo Sansone prende spunto dalla seguente contestualizzazione: “Il territorio vissuto non è sempre conosciuto e apprezzato dai ragazzi; il seguente percorso didattico si propone, di stimolare la curiosità e l’interesse alla conoscenza della propria realtà, dal punto di vista dello sviluppo urbano storico, così da finalizzare tali conoscenze al riconoscimento della identità dei luoghi del proprio vissuto e all’adozione di atteggiamenti di valorizzazione del proprio territorio, sentito come comune patrimonio da rispettare e da tutelare. La scuola ha la fortuna di trovarsi nel centro storico e piazza Sett’Angeli, su cui il Convitto è prospicente, è il cuore della storia urbanistica della città. Questo spazio urbano, fortemente identitario, si trova all’interno del piede fenicio, vi sono i resti di ambienti romani di una domus privata o edificio pubblico, il retro della Cattedrale, l’ex Monastero poi liceo classico, lo stesso Convitto, la cui storia comincia nel XVI secolo. Se consideriamo i musei della città come “centri di un’azione coordinata volta alla rappresentazione culturale della popolazione urbana” (definizione dell’ICOM – International Council of Museum) che raccontano e documentano la storia della città, questa piazza – crogiolo di storia e cultura – da luogo di passaggio per studenti e turisti si potrebbe trasformare in luogo di sosta, di scoperta e riscoperta. Tra l’altro oggi, in tempi di pandemia, i luoghi della cultura si stanno ripensando e gli spazi aperti – sicuri – ne diventano parte integrante. Questo spazio urbano potrebbe essere reso più accogliente, accessibile per chiunque voglia fermarsi – studenti, turisti, ma anche mamme con bambini – potrebbe essere dotato di pannelli esplicativi, proiezioni video, planimetrie per fare conoscere la storia della città a chi vive la città, così come a chi è di passaggio”. Certamente da menzionare come esempi di una eccellente scuola sono la professoressa Tiziana Schiavo, e poi, i coordinatori del percorso di educazione civica sul curricolo verticale i professori Romina Gramaglia e Claudia Capaci; per il settore educativo del semiconvitto gli educatori E. Ciravolo, A . Iacono, G. Salvia; per la sede di Ustica il prof. Fabio Raimondo fiduciario della sede di Ustica del Convitto; poi, i referenti alla legalità professoresse Sally Rampulla e Caty Lazzara; infine, l’animatrice digitale Simona Spinelli.
UDA_ED_CIVICA_interdisciplinare