La Carta del docente ai precari garantisce “la qualità dell’insegnamento fornito agli studenti” e “il buon andamento della PA”. Anief: il Tribunale di Treviso assegna 1.000 euro ad una supplente
Se “la PA si serve di personale docente non di ruolo per l’erogazione del servizio scolastico”, allora “deve curare la formazione anche di tale personale, al fine di garantire la qualità dell’insegnamento fornito agli studenti”: a scriverlo, in una sentenza pubblicata il 29 giugno scorso, è stato il Tribunale di Treviso nell’esaminare il ricorso prodotto da un’insegnante precaria che ha rivendicato la Carta del docente per le due annualità, 2020/21 e 2021/22, svolte come supplente.
Il giudice del lavoro ha quindi ricordato quanto affermato, con pronuncia 1842/22, dal Consiglio di Stato: tale sistema, oltre a discriminare il personale della scuola, “collide – anche – con il principio di buon andamento della PA in quanto “è evidente la non conformità ai canoni di buona amministrazione”. In conclusione, all’insegnante verranno presto assegnato le 1.000 euro della card elettronica dell’importo di 500 euro annuali introdotta dall’art. 1 comma 121 L.107/15 “al fine di sostenere la formazione continua dei docenti e di valorizzarne le competenze professionali”.
Nel motivare la decisione, il Tribunale ha anche ricordato che non possono passare inosservati i giudizi espressi sulla questione dalla Corte di Giustizia europea nel maggio 2022 e dal Consiglio di Stato due mesi prima: due pareri a dir poco rilevanti che non hanno però convinto il Governo a cambiare linea, se non recentemente attraverso il decreto legge Salva-Infrazioni, ora all’esame del Parlamento, che ha però allargato la Carte del docente solo ai precari dell’anno in corso e con supplenza fino al 31 agosto. In conclusione, il giudice di Treviso “definitivamente pronunciando, ogni altra domanda rigettata, condanna il Ministero convenuto a mettere a disposizione della ricorrente l’importo di €1000,00 tramite Carta elettronica per l’aggiornamento e formazione del personale docente ed a corrispondere le spese processuali dalla stessa sostenute che liquida in €523,00 oltre oneri di legge per competenze professionali ed €21,50 per esborsi con distrazione a favore dei procuratori dichiaratisi antistatari”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “presentare ricorso con Anief per vedersi assegnata la Carta del docente è una scelta responsabile, perché si va a recuperare una somma importante per il proprio aggiornamento professionale, un diritto-dovere che va assolto, e perché si mette in luce una mancanza che ha purtroppo ancora una volta come vittima sacrificale il personale precario, considerato da decenni uno ‘strumento’ su cui fare cassa”. Per maggiori informazioni o per aderire all’impugnativa Anief, in modalità singola o collettiva, basta cliccare qui.