La bocciatura non è “matematica”! Lettera

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Inviata da Gabriele Zompì – E’ ormai tempo di scrutini di fine anno e di scelte da fare. I docenti sono obbligati a decidere sulla valutazione e sui giudizi da dare ad ogni alunno e sulla loro promozione alla classe successiva. Ed ecco che ritorna la questione della bocciatura. E’ utile o no bocciare un alunno? Fargli ripetere l’anno serve a qualcosa? Per alcuni è una correzione necessaria per raddrizzare un albero che sta crescendo storto, per altri è solo un ulteriore limite alla crescita.

Se la bocciatura fosse frutto di una analisi puramente di carattere didattico potrebbe anche essere giustificata o giustificabile, ma spesso non è così. L’insegnante che decide per una bocciatura a volte lo fa per altre ragioni: mancata integrazione nel gruppo classe, spiccata vivacità che condiziona la serenità del gruppo, comportamenti scorretti e al limite della legalità, numero di assenze che superato il limite massimo… Ma la bocciatura non è “matematica”, non può essere il risultato di un mero calcolo aritmetico, né tanto meno di una posizione strettamente legata al comportamento ritenuto “fuori regola”.

La bocciatura comporta una sofferenza sia per chi la decide, sia e soprattutto per chi la subisce. E di questo gli insegnanti ne sono sempre più consapevoli. Nessun docente affronta la questione a cuor leggero ed è contento della decisione che dovrà prendere, sapendo che da essa dipenderà il buon esito dell’intero iter scolastico dell’alunno e probabilmente della sua intera vita.

Fatto è che il ricorso alla bocciatura, anche se ormai largamente ridotto negli ultimi anni, è ancora un percorso praticato da tanti docenti. Nelle scuole primarie e secondarie di primo grado è molto raro ormai ricorrere a questo “istituto”; si è scelta la linea del recupero, del rinforzo che tra progetti e insegnamenti mirati sembra essere la via migliore per “riportare nei binari” un treno che sta per deragliare. I ragazzi sono così infatti, più che alberi da raddrizzare, treni con tanti vagoni da riportare sul binario giusto. Ogni vagone trasporta un bagaglio contenente cose buone e cose meno buone, ma che serviranno tutte al momento della discesa dal treno.

E’ compito della scuola fornire la strada ferrata più sicura, anche se non necessariamente la più veloce. I tanto sbandierati progetti PON e non-PON di cui molte scuole hanno beneficiato, sapendoli sfruttare e incanalare nella giusta direzione, hanno prodotto risultati eccellenti sul fronte del recupero delle competenze e delle capacità, non solo didattiche e formative, ma anche e soprattutto sulle potenzialità creative e relazionali. E in questo tempo di pandemia queste ultime sono da mettere al primo posto in una scala di valori che la scuola deve e vuole trasmettere alle nuove generazioni. Si è visto quanti danni ha prodotto nei giovanissimi una mancata socialità tra pari e con gli adulti. Il chiudersi in se stessi non è mai stato un modo per crescere, soprattutto per l’uomo che rimane un animale sociale, che senza gli altri non sa e non può vivere. Ed ecco allora che l’esclusione, anche quella che si genera con la bocciatura, da un contesto come quello di una classe non può essere la soluzione, anzi al contrario si rivela come un’ulteriore fonte di disagio e frustrazione, impedendo di fatto una crescita consapevole e armonica di un individuo, di un uomo che dovrà costruire il mondo che verrà.

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