Ius Soli, Ius Scholae, Ius Culturae: cosa sono e cosa prevedono. Modelli a confronto

Il tema della cittadinanza torna ciclicamente al centro del dibattito politico, riaccendendo gli animi e dividendo l’opinione pubblica. Attualmente, la legge italiana in materia di cittadinanza risale al 1992 e si basa principalmente sullo Ius Sanguinis, ovvero il principio per cui si acquisisce la cittadinanza per discendenza da un cittadino italiano.
La normativa, però, appare a molti anacronistica e non più adatta a rispecchiare la realtà multiculturale della società italiana. Negli anni, diverse proposte di legge hanno cercato di introdurre modifiche al sistema vigente, aprendo a modelli come lo Ius Soli, lo Ius Scholae e lo Ius Culturae.
Vediamo nel dettaglio le differenze tra queste proposte:
1. Ius Soli: Il principio, adottato da molti Paesi, prevede che la cittadinanza venga concessa automaticamente a chiunque nasca sul territorio nazionale, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. In Italia, lo Ius Soli non è mai stato introdotto, se non in casi specifici come la nascita da genitori ignoti o apolidi.
2. Ius Scholae: La proposta di legge, al centro del dibattito politico negli ultimi anni, prevede la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana al termine di un ciclo di studi. In particolare, i requisiti generalmente richiesti sono: la nascita in Italia o l’arrivo entro una certa età (ad esempio, 12 anni), la residenza legale e continuativa, e la frequenza regolare di almeno 5 anni di scuola.
3. Ius Culturae: Simile allo Ius Scholae, questa proposta lega l’acquisizione della cittadinanza al completamento di un percorso formativo, che può includere anche percorsi di istruzione e formazione professionale.
Nonostante le diverse proposte di legge presentate negli anni, il dibattito sulla cittadinanza rimane acceso e irrisolto. Da un lato, chi sostiene lo Ius Soli o lo Ius Scholae ritiene che questi modelli favoriscano l’integrazione e la partecipazione attiva alla vita sociale dei giovani stranieri cresciuti in Italia. Dall’altro lato, chi si oppone a queste proposte teme che possano incentivare l’immigrazione clandestina o creare cittadini “di serie B”.