Ius scholae, Pacifico (Anief): “nascita o lingua non danno diritto di cittadinanza, la cultura che insegniamo nelle nostre aule sì”
“Fra 10 anni la popolazione italiana scenderà sotto i 45 milioni di abitanti, nel frattempo abbiamo più del 10% di alunni alloglotti iscritti nelle nostre scuole, percentuale che si può stimare del 25% rispetto alla scuola dell’obbligo. Nella scuola insegniamo i valori della cittadinanza italiana trasversalmente in tutte le materie e ci sforziamo di apparire e costruire una comunità educata secondo i nostri valori. Sarebbe opportuno prevedere la cittadinanza già per chi ha seguito la scuola dell’obbligo perché non è la nascita o la lingua che dà diritto di cittadinanza di un Paese ma la cultura che insegniamo nelle nostre scuole”.
Questo è il pensiero del leader dell’Anief, giovane associazione sindacale rappresentativa sempre dalla parte di chi vuole far valere i propri diritti.
Questa volta Marcello Pacifico guarda al diritto degli studenti che tra qualche settimana torneranno ad animare i banchi, al momento a riposo, delle nostre scuole; nel caso specifico, ha commentato la notizia sullo “Ius scholae”; infatti, l’onorevole Russo (FI), ha affermato che debba diventare italiano chi “studia qui, dopo due cicli o la scuola dell’obbligo”.
“Siamo pienamente d’accordo, chi studia la nostra storia e la nostra costituzione non può che essere italiano”, ha concluso Pacifico.