ITP, quale lavoro svolgono nella scuola. Lettera
inviata da Mario Santoro. ITP – Ho letto la lettera inviata e pubblicata sul sito di Orizzonte Scuola da Silvia Santarelli : “Entrare nel mondo della scuola è una gara tra docenti. Lettera”, in data 30.05.2019. E non posso tacere per la reazione che ha suscitato tale lettura, pensando ai tanti giovani, e giovani ITP.
Il mondo della Scuola è una realtà complessa, e affrontare le problematiche inerenti non è cosa semplice, e ancor più difficile se chi gestisce questo spazio importante della Cosa Pubblica lo fa nella totale assenza di conoscenza di tale mondo unitamente alla indifferenza a risolvere gli stessi problemi.
Detto ciò, ad oggi le normative guida, che sono frutto di scelte di indirizzo politico, richiedono determinati percorsi per poter accedere all’insegnamento, aprendo gli stessi a tutte le categorie che partecipano alla vita scolastica di indirizzo. Tra queste figure emergono gli ITP, per i quali Lei non aggrada l’idea che possano a pieno titolo sedere ad una prova concorsuale: non credo spetti a Lei la decisione, ma semplicemente l’esprimere un suo personale forse legittimo diniego, in pensiero. E dico forse, perché gli ITP sono una costante importante per la crescita attorno alla acquisizione delle competenze che contribuiscono ad consegnare almeno elementi generali ma fondativi di quelle che poi sono le peculiari fattive abilità richieste dal mondo del lavoro. E che siano GIOVANI, non importa. Poiché vorrei trovare un giovane che sia in grado di presentare complete e differenti competenze appena si affaccia nel panorama del lavoro. Nessuno nasce imparato, ma soltanto l’esperienza sul campo permette quella crescita e maturità , che se vuole possiamo denominare conoscenza, che Lei considera assente perché non legata al prototipo di conoscenza culturale che l’Università teoricamente consegna, e diviene bagaglio appunto culturale ma non effettivo esperienziale concreto sul campo.
Il sapere non è soltanto una conoscenza teorica, ma è l’acquisizione in evoluzione di tutto un faber che soltanto negli anni possiamo in parte definire acquisito validamente.
Non mi va che si offendano i GIOVANI, e in particolare i Giovani ITP: fermo restando che tanti di essi sono non più e soltanto diplomati, ma hanno acquisito almeno una laurea triennale.
Chi le scrive, carissima Silvia, è un ITP con 27 anni di carriera che ha iniziato il suo servizio alla età di 24 anni, col solo diploma, per acquisire successivamente una Laurea (a lei tanto cara) in una disciplina per la quale ancora oggi gli viene negato l’accesso all’insegnamento perché mancante di abilitazione (per scelte sempre politiche, dal 2000 (…)).
Quando per la prima volta ho attraversato il corridoio che portava al Laboratorio, le paure erano tante e le conoscenze pochissime, eppure oggi tutto è stato superato grazie allo studio, alla formazione ed informazione, al lavoro fatto di ascolto di apprendimenti e di amore per il proprio lavoro.: e come lo è stato per me lo è stato per tanti come me, giovani allora, adulti oggi. E siamo tutti qui, orgogliosi degli insuccessi e dei successi. Ma soprattutto orgogliosi e ancora innamorati del nostro lavoro, della nostra figura ancora bistrattata ma cmq iniziata al riconoscimento del ruolo della funzione ITP, che troverà nel superamento della compresenza e dei quella cultura che lo ingabbiato in un ruolo funzionale ibrido … .
Pertanto Silvia, non è Lei a giudicare. Non Lei, che se non le piace la situazione se ne faccia una ragione, e superi quella convinzione che avere una Laurea significa avere preparazione.
Entrare nel mondo della scuola è una gara tra docenti. Lettera