Italia sotto procedura infrazione UE dal 2019 per la “fabbrica” dei precari, il Governo risponde alle accuse di abuso dei contratti a termine col raddoppio degli indennizzi ai supplenti danneggiati che però dovranno fare ricorso

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Il record dei docenti precari italiani denunciato da tempo dai sindacati, Anief in testa, sta diventando un tema nazionale sempre più dibattuto: è di queste ore il focus del Corriere della Sera, curato da Milena Gabanelli, che parla di «fabbrica» dei precari, nel quale si ricorda che “dal 2019 siamo sotto procedura di infrazione della Ue per uso prolungato e sistematico dei contratti a tempo determinato, in violazione delle direttive sul lavoro che impongono la stabilizzazione dopo 3 anni di servizio.

Per tentare di archiviare la procedura il governo Meloni a inizio settembre ha inserito nel decreto «Salva-infrazioni» un indennizzo da 4 a 24 mesi a favore dei precari storici della pubblica amministrazione (qui art.12). Se questa «toppa» sarà accettata a Bruxelles è tutto da vedere. Ma come abbiamo fatto ad accumulare un numero così alto di precari? Per capirlo bisogna analizzare il sistema italiano di assunzione dei professori. Sembra studiato apposta per sconsigliare questa professione”.

Dopo avere ricordato che sul numero di supplenze annuali c’è discordanza tra il Ministero (165mila) e sindacati (250mila), l’approfondimento sottolinea che “tutto questo è in contrasto con le promesse fatte nell’ultimo decennio. In Italia gli insegnanti restano precari, in media, fino a 45 anni e sono tra i più anziani d’Europa: oltre metà del corpo docente ha più di 50 anni, contro il 37% della media dell’area Ocse”. Quindi, il focus affronta il nodo dei candidati dei concorsi che attendono invano di essere immessi in ruolo: come “i 30 mila insegnanti risultati idonei al Concorso Ordinario 2020, che sono già abilitati, e dovevano essere immessi in ruolo proprio quest’anno. Ebbene questi 30 mila si vedono scavalcati dai vincitori del concorso 2023 e passeranno in coda”.

E mentre è iniziato un altro anno con un precario ogni quattro docenti, “uno studio dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza sulla dispersione scolastica evidenzia come, nonostante i progressi, l’Italia mantenga uno dei tassi di abbandono scolastico più alti d’Europa, con il 13,1% nel 2022, contro una media Ue del 9,9%. La dispersione colpisce soprattutto i ragazzi, con picchi nelle regioni del Sud come Sicilia e Campania, e incide in modo ancora più significativo tra gli studenti stranieri”.

Non si poteva infine non parlare di compensi irrisori: “secondo il recente rapporto «Education at a Glance 2024» gli stipendi dei nostri insegnanti sono, a parità di potere d’acquisto, tra i più bassi d’Europa, nonostante l’aumento dell’ultimo rinnovo contrattuale. Quindi precarietà salariale più precarietà contrattuale generano una demotivazione diffusa”. L’approfondimento chiude con le parole del linguista Tullio De Mauro, che alla necessità di una riforma scolastica ha dedicato molti studi: «Il partito della scuola esiste ma non ha la forza di imporsi come partito trasversale che dica al governo, al Parlamento, all’opinione pubblica: se volete scuole che funzionino, bisogna metter mano al portafoglio. Altrimenti non si va avanti, se non in una direzione di progressiva dequalificazione».

La risposta del Governo a tutto questo, ricorda l’Anief, è la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della nuova norma, il DL 131/2024, che porta da 12 a 24 mesi il massimo di risarcimento consentito che l’amministrazione pubblica è tenuto ad effettuare verso i precari che decidono di ricorrere al giudice del lavoro per essere risarciti per la mancata stabilizzazione: “il testo pubblicato in Gazzetta in queste ore, contenente ‘disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi derivanti da atti dell’Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano’, di fatto – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – apre le porte per il risarcimento danni a favore di circa 400mila precari con più di tre anni di servizio: grazie all’azione vincente del nostro sindacato, ogni dipendente della scuola che si trova in questa situazione, quindi con oltre 36 mesi di servizio da supplenze alle spalle, ha la possibilità concreta di recuperare fino a 24 buste paga”.

In attesa di vedere reintrodotto il doppio canale di reclutamento, l’immissione in ruolo automatica su posto vacante dopo 36 mesi e la trasformazione dei posti in organico di fatto in quelli di diritto, si è raggiunto questo primo obiettivo, grazie all’intervento dell’Anief: “Il Governo italiano ha portato a 24 mensilità l’indennizzo rivolto ai precari della scuola con più di 3 anni di servizio su posto vacante: è un atto inevitabile, come abbiamo sempre detto, per rispondere alla procedura di infrazione attivata nei confronti dell’Italia. Ora, dopo questo risultato, lotteremo ancora con più vigore per fare introdurre il doppio canale di reclutamento come misura di prevenzione della supplentite cronica”, conclude il presidente Anief.

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