Italia al top per tassazione degli stipendi (cuneo fiscale al 47,1%): la scuola tra il basso potere d’acquisto dei salari e la scarsa attrattiva all’insegnamento

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Il rapporto OCSE 2025 conferma che l’Italia rimane tra i Paesi con il più alto cuneo fiscale sul lavoro dipendente. Nel 2024 il nostro Paese ha registrato un’incidenza di tasse e contributi pari al 47,1% del costo del lavoro, con un incremento di 1,61 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Questa dinamica colloca l’Italia al quarto posto tra i Paesi OCSE, dopo Belgio, Germania e Francia.

Nonostante il costo del lavoro italiano risulti inferiore rispetto a quello di altre economie avanzate, il salario netto si mantiene su livelli più bassi, compromettendo il potere d’acquisto dei lavoratori. L’efficienza del sistema fiscale, misurata dal rendimento in busta paga per ogni euro speso in costo del lavoro, è tra le più basse: solo 68 centesimi finiscono effettivamente nelle tasche dei lavoratori contro gli 86 centesimi della media OCSE.

Elaborazione su dati OCSE

Stipendi bassi e pressione fiscale elevata

I lavoratori della scuola, docenti e personale ATA, subiscono direttamente gli effetti del cuneo fiscale. I dati OCSE mostrano come il salario netto in Italia rimanga significativamente inferiore rispetto a quello dei colleghi europei, anche a fronte di un costo del lavoro più contenuto. La pressione fiscale aggrava questa situazione, riducendo ulteriormente il reddito disponibile.

Come osservato nel rapporto: “In Italia il salario netto dei lavoratori dipendenti è tra i più bassi in proporzione al costo del lavoro”. Questo scenario compromette la competitività della professione scolastica e influisce sulla motivazione degli operatori del settore.

Potere d’acquisto e qualità della vita

Il costo della vita continua a crescere, mentre gli stipendi della scuola restano fermi o subiscono incrementi insufficienti a compensare l’inflazione. La combinazione tra salari bassi e alto cuneo fiscale comporta una progressiva erosione del potere d’acquisto dei lavoratori, incidendo negativamente sulla qualità della vita.

Minor attrattività della professione docente

La pressione fiscale, unita a salari poco competitivi, rende la carriera scolastica meno attrattiva. I percorsi di accesso all’insegnamento, che richiedono elevati livelli di formazione e specializzazione, non trovano una corrispondenza adeguata in termini di retribuzione netta. Questo fenomeno contribuisce a una crescente difficoltà nel reclutamento di nuovi docenti e nella stabilizzazione del personale, soprattutto nelle aree Nord del paese.

Impatto sui rinnovi contrattuali

Nelle trattative sindacali per il rinnovo dei contratti della scuola, l’alto cuneo fiscale diventa un elemento di criticità. Gli aumenti lordi concordati vengono in gran parte assorbiti dalla pressione fiscale, limitando l’efficacia reale degli incrementi salariali.

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