Istruzione alla legalità deve diventare materia a sè stante, affidata a docenti abilitati, anche alle scuole medie

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Ieri, al Senato si è svolto il convegno promosso da Apidge, associazione professionale dei docenti di diritto, in occasione del 70° anniversario della Costituzione e la presentazione del disegno di legge dei senatori Molinari-Liuzzi-Giannetti per l’insegnamento dell’educazione civica alle medie e il diritto nelle scuole superiori.

Segue l’intervento scritto della Responsabile Cultura Apidge – Avv Maria Giovanna Musone.

“Gentili ospiti,

ringrazio innanzitutto per l’invito rivoltomi e spero di fornire un piccolo contributo per sostenere il progetto di legge, a firma dei senatori presenti, che si propone di introdurre lo studio del diritto fin dalle scuole medie.  

Il consigliere del Csm Antonello Ardituro, ex pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha scritto, recentemente, una lettera aperta per capire le modalità con cui contrastare l’allarmante fenomeno delle baby gang. L’incipit del suo discorso è stato il seguente: «Aiutateci!!! Perché da soli non ce la facciamo. Napoli così si spegne… ». Nel messaggio il magistrato ha sottolineato il dramma delle periferie. E ribadito: «Abbiamo bisogno proprio di tutto: scuole aperte di pomeriggio, parrocchie accoglienti, corsi di educazione civica…”

Ebbene, da tempo sostengo che i casi di violenza di genere, verso donne e minori vittime di violenza, stalking, bullismo e cyberbullismo, aree di illegalità drammaticamente diffuse specie tra gli adolescenti, nelle quali il vuoto o l’incertezza normativa da un lato e la non conoscenza del concetto di “reato” da parte di chi ne commette, sono terreno fertile per la progressiva esponenziale crescita di queste già diffuse forme di violenza. Tramite Apidge, quale componente del Direttivo, ho esposto questo mio pensiero alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati in occasione della discussione del progetto di legge sull’Introduzione dell’educazione di genere nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale di istruzione

Il fenomeno della delinquenza minorile ha assunto oggi i connotati di una vera e propria emergenza sociale, ne sono palese riprova i sempre più frequenti casi di violenza fisica e verbale che sfociano persino nell’omicidio preterintenzionale o nell’istigazione al suicidio.  E’ fuori discussione che l’istruzione alla legalità e l’insegnamento della Costituzione, con i suoi richiami legati alla attualità e il suo impatto sociale, avrebbe un potenziale didattico di ampio respiro . Per cui, potrebbe apparire un insegnamento da affidare alla trasversalità delle diverse discipline, così come sostenuto da chi ha ideato la Buona scuola e da chi avalla il continuo tentativo di esternalizzare l’educazione civica e il diritto. In realtà, ritengo che l’introduzione delle discipline giuridiche nel complesso dell’offerta scolastica, fin dalle scuole medie, proprio come propongono i senatori Ginetti – Liuzzi e Molinari, non andrebbe subordinata al grado di sensibilità dei singoli docenti, o persino dei dirigenti, alla disponibilità di tempo, che rischierebbe di interpretarsi alla stregua di un corollario della materia di cui il docente è titolare. L’interdisciplinarietà, a mio avviso è più da intendersi come necessità che i docenti, di qualsiasi disciplina, colgano tutte le opportunità offerte dallo svolgimento del proprio programma per fare opera di educazione e sensibilizzazione, ma è innegabile che l’istruzione alla legalità, per la vastità degli argomenti affrontati e la sua stringente attualità, sia meritevole di essere insegnata come materia a sé stante, con una propria cattedra e un proprio monte ore da docenti abilitati,  fin dalle scuole medie.

La mia recente intensa attività presso il foro di Torino, su casi di violenza di genere presso le scuole medie inferiori e superiori, lascia spazio a una constatazione di fondo: gli adolescenti, in questo non aiutati dal contesto ambientale e familiare, spesso ignorano le possibili conseguenze della violenza perpetrata, non solo sulla psiche delle vittime, ma anche per se stessi; in altri termini, ignorano di commettere reati passibili di condanna, anche grave. Conoscenza delle fattispecie di reato, beninteso, non come aspetto meramente nozionistico, ma come ulteriore deterrente a non commetterne.  

Una efficace istruzione alla legalità: insegnare ai ragazzi le nozioni di reato, lesione del diritto e pena, quale conseguenza della violazione , affidato necessariamente a professionisti della materia, risorse umane –  tra l’altro –  già in forza nella scuola pubblica italiana, in quanto assunte come docenti di diritto, costituirebbe un validissimo strumento di prevenzione delle violenze minorili. Non è affatto sufficiente, se davvero si vuole combattere la dispersione scolastica e ogni forma di delinquenza minorile, affidare lo studio del diritto nei bienni delle superiori e dell’educazione civica alle scuole medie, ad esperti esperti soltanto per l’attuazione di sporadici progetti scolastici. E’ necessario, così come accade per tutte le professioni, che il ruolo di insegnante dell’educazione civica sia svolto dal docente abilitato nelle discipline giuridico economiche. Specifico è, infatti, il suo bagaglio curriculare, il suo approccio alle tematiche da trattare, la sua sensibilità a canalizzare la vasta tipologia di comportamenti violenti entro fattispecie delle quali è necessario conoscere anche il corollario della regolamentazione giuridica oltre che le mille implicazioni socio-culturali.   

 

Pertanto, ringrazio nuovamente i presenti e tutti coloro che vorranno sostenere l’insegnamento delle discipline giuridico economiche per il bene dei nostri ragazzi.”

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