Istituti tecnico-professionali e avvio riforma 4+2, Perego (ITS Italy): “Alto interesse con 2.093 iscrizioni, ma necessario progettare il percorso”

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A dicembre dell’anno scorso è stata avviata in via sperimentale la riforma 4+2 dell’istruzione tecnico-professionale, prima dell’entrata in vigore del 6 settembre 2024 in vista del nuovo anno scolastico 2024/2025. La situazione nelle regioni italiane è variabile. Abbiamo intervistato Marina Perego, direttrice di ITS Green, l’area dedicata a energia, ambiente ed edilizia sostenibile dell’associazione nazionale ITS Italy, che rappresenta il sistema degli ITS Academy.

Quali sono le peculiarità di questo sistema 4+2?

“La sperimentazione mette in campo tante cose, il percorso 4+2 di per sé, ma anche quali relazioni ci sono già oggi con le scuole superiori, con gli istituti tecnici superiori che sono coinvolti, come gli IP, EFP e IPS. Il 4+2 ha un vincolo molto importante rispetto al raggiungimento della maturità, ai contenuti del curriculum, a come fare il coordinamento tra i 4 e i 2, c’è da considerare che cosa vuole il mondo del lavoro.

Parlo della Lombardia, ci sono 27 ITS, ognuno eroga svariati corsi, quindi le scelte sono ampie e molto dettagliate, ci sono altre regioni che hanno un numero minore di ITS e quindi anche il concetto di filiera dev’essere gestito diversamente. Sul concetto di filiera, la regione Lombardia ha emesso delle linee guida, mi risulta che siano le uniche che ci sono fino ad adesso, altre regioni non le hanno fatte.

Quello che è necessario fare  in tutto il paese, indipendentemente dalla regione, è un lavoro molto intenso e accurato sulla progettazione del percorso 4+2. Non si può dire arriviamo alla fine del 4 con i contenuti del 5 prima e poi facciamo il + 2, non è quella la riforma, questo esiste già perché ci sono scuole che fanno la sperimentazione quadriennale, quindi non aggiungerebbe niente di nuovo. La cosa importante è progettare insieme il curriculum di questo percorso speciale, perché è un percorso che mescola, intreccia, alimenta 2 metodologie diverse di studio, facendo avvicinare i ragazzi alla metodologia induttiva che è tipica degli IPS, che contiene una parte di pratica importante, noi siamo abituati nel nostro modello di scuola a fare la teoria e poi la pratica, il modello di apprendimento degli IP intreccia molto di più questo mondo che assomiglia in questo moltissimo alla formazione che si fa una volta che si è in azienda, dove la parte teorica è relativamente ridotta, poi dipende da cosa devi studiare, quindi il bello è proprio introdurre anche metodologie diverse.

Ci sono delle cose che vanno provate, molte delle nostre attività in aula non sono in aula perché sono in laboratorio o addirittura in azienda e sarebbe bello che un certo anticipo di questa modalità di apprendimento fosse presente magari nel terzo nel quarto anno del 4 prima di arrivare al + 2.

I contenuti degli ITS cambiano tantissimo perché rispondono all’esigenza del mondo del lavoro che si sviluppa  con una rapidità notevole e quindi c’è molto bisogno di ritoccare quelli che sono i contenuti, i piani di studio dei corsi di due anni fa, obsoleti, che vanno ripianificati, riadattati, aggiornati in continuazione.

Il sistema 4+2 ai giovani non toglie nulla, ma aggiunge. A me piace molto la possibilità che i ragazzi abbiano anche un percorso 4+2, non è un obbligo, anche se uno fa il 4+2, quando arriva alla fine e fa la maturità di un quarto anno, non è costretto ad andare all’ITS, può andare dove vuole, a lavorare, all’università o all’ITS.

Tra l’altro io faccio il confronto regolarmente con i dati dell’OECD, la media della percentuale di coloro che si diplomano nelle scuole tecniche superiori, anche in Europa, nel resto dell’Europa è molto alto, nel resto del mondo è piuttosto alto. Noi abbiamo come esempio sempre la VET, quindi la vocational education and training che è genericamente tra i 25 e i 35 anni circa, in Francia e in Germania il numero di ragazzi che si diplomano con questo percorso è nettamente superiore. Questo non vuol dire che bisogna fare quello che fanno gli altri a tutti i costi, però se guardiamo i paesi del mondo che hanno sviluppato questo modello di istruzione superiore, ce ne sono tanti e sono assolutamente all’avanguardia in tante attività.”

Sugli sbocchi di lavoro, qualche numero?

“La percentuale dei ragazzi che ad un anno dal diploma, quindi i corsi ITS durano mediamente due anni, in qualche caso arriva a tre per delle ragioni specifiche, ma la stragrandissima maggioranza sono due anni, facciamo che i ragazzi si diplomano alla fine dell’estate, diciamo così, ad un anno secco dal diploma la media nazionale dell’occupazione con un lavoro stabile e coerente col percorso dell’ITS è l’80%, questa è la media nazionale, nel mio ITS la media è decisamente più alta, siamo a 98 ma non siamo gli unici. La percentuale di studenti che non sono al lavoro è perché hanno deciso un percorso universitario o perché lo stanno ancora scegliendo il lavoro o hanno deciso di fare dell’altro.

Ci sono 10 settori nel mondo dell’ITS e questi 10 ambiti hanno ognuno una corrispondenza diretta con il mondo del lavoro e il numero che viene fuori in termini di occupati non è una magia, è che noi partiamo dal bisogno delle aziende, ma non di un’azienda sola, il valore di questo modello è che l’analisi del bisogno di competenza degli studenti in uscita dai nostri corsi non viene fatto sul bisogno di un’azienda sola che può avere rovesci di fortuna. Noi lavoriamo tantissimo con le associazioni di categoria e anche con dei gruppi di studio, per esempio in Lombardia c’è il Lombardy Energy Clean Tech Cluster che da dire è difficilissimo, c’è il cluster delle aziende che si occupano di energia e di ambiente, quindi ci sono aziende che lavorano esattamente nell’ambito che mi riguarda, allo stesso modo dell’informatica, allo stesso modo il mondo del turismo, ugualmente il mondo della moda, questo è vero per tutti gli agroalimentari e per tanto d’altro, non parliamo di meccatronici anche loro.

Quindi non c’è un settore che attira di più. In questo momento tutti gli studenti degli ITS escono e trovano un lavoro, poi è chiaro che l’informatica e l’energia in questo momento vanno fortissimo, ma non meno i meccatronici, ma non meno il turismo, quindi non è una questione di settore, è una questione di modo, perché le aziende pescano da noi ragazzi che hanno fatto un percorso che noi abbiamo elaborato con le aziende, ma con più aziende del medesimo settore e questo è il valore che secondo me bisogna tenere presente, quando noi progettiamo i corsi partiamo da quel bisogno lì, non di un’azienda sola, vorrebbe dire che io sono diventata l’ufficio di quell’azienda lì e non fa bene.”

Tornando alla variabilità tra le regioni

“Però c’è una certa corrispondenza, non proprio perfettissima, tra la quantità di richiesta di lavoro e il numero degli ITS. Se in Lombardia invece di 27 fossero 100 gli ITS è chiaro che questo ragionamento non va più bene, perché poi la popolazione scolastica è quella che è, noi siamo di fronte all’inverno demografico, questo lo sanno tutti, ci sono già classi delle scuole superiori che sono meno densamente abitate, per cui è chiaro che in uscita dalle scuole superiori buona parte dei ragazzi, com’è normale che sia, vanno al lavoro, all’università e quindi se sono sempre di meno sono meno per tutti”.

Alcuni dati

Gennaio 2024

La sperimentazione della riforma vede 171 IT e IP ammessi alla sperimentazione per un totale di 193 corsi.

Febbraio 2024

I Licei continuano a essere preferiti da oltre la metà delle studentesse e degli studenti che devono effettuare la scelta della Secondaria di II grado, con il 55,63% di domande sul totale delle iscrizioni. Gli istituti Tecnici rilevano il 31,66% contro il 30,9% dello scorso anno. Gli istituti Professionali rilevano il 12,72% contro il 12,1 % dello scorso anno. Questi i dati con cui si sono chiuse il 10 febbraio le iscrizioni online all’anno scolastico 2024/2025. L’avvio della sperimentazione della filiera tecnico professionale “4+2” rileva 1.669 iscrizioni.

I dati finali delle iscrizioni per l’anno scolastico 2024/25

I dati finali delle iscrizioni per l’anno scolastico 2024/25 evidenziano una certa preferenza per i percorsi tecnici e professionali della filiera 4+2. La percentuale di scelta dei nuovi quadriennali di filiera rispetto al totale degli iscritti all’istruzione tecnica è salita allo 0,89% e allo 1,06% per il professionale. Il dato conferma il gradimento per la sperimentazione della nuova filiera anche alla luce del confronto con la diversa sperimentazione dei quadriennali di cui al D.M. n.344/2021 che al suo esordio capitalizzò lo 0,28% di iscrizioni agli istituti tecnici. L’avvio della sperimentazione della filiera tecnico professionale “4+2” rileva 2.093 iscrizioni (1405 nei tecnici e 688 nei professionali).

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