Iscrizioni a scuola e università solo con certificato vaccinale contro Papilloma e Bronchiolite, succede in Puglia. Ma il Garante della Privacy vuole vederci chiaro
Vaccinazione anti Papilloma e anti Bronchiolite diventano oggetto di una legge della Regione Puglia per ridurre il numero di giovani non vaccinati, limitando i casi di rifiuto alla sola percentuale di famiglie che scelgono consapevolmente di non vaccinare i propri figli.
Secondo quanto contenuto nella legge, per garantire una diffusione capillare delle informazioni sull’importanza della vaccinazione anti-HPV, le autorità sanitarie e scolastiche hanno l’obbligo di informare le famiglie. La legge prevede che l’iscrizione ai percorsi di istruzione per la fascia d’età 11-25 anni, inclusi i corsi universitari, sia subordinata alla presentazione di un documento che certifichi l’avvenuta vaccinazione, l’inizio del programma vaccinale o il rifiuto consapevole della vaccinazione anti-HPV.
Gli interessati devono presentare una certificazione rilasciata dai centri vaccinali delle ASL di riferimento. La certificazione può attestare l’avvenuta somministrazione del vaccino, l’avvio del programma vaccinale o il rifiuto informato della vaccinazione. In alternativa, su richiesta dei genitori o degli stessi interessati, la certificazione può limitarsi a confermare che è stato effettuato un colloquio informativo sui benefici della vaccinazione anti-HPV. Ricordiamo che la vaccinazione anti-HPV e contro la Bronchiolite non sono obbligatorie.
Il Garante della privacy, partendo dal dato di fatto, si è interrogato sulla base giuridica relativa alla raccolta dei dati sugli studenti su vaccinazioni non obbligatorie, sottolineando che qualsiasi trattamento dei dati deve essere giustificato da una solida base legale, in linea con le disposizioni del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), e chiedendo alla Regione chiarimenti su come intende giustificare tale raccolta.