Interventi nei disturbi del comportamento e interventi a scuola: in allegato “Verbale di descrizione di una crisi comportamentale”

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Nei disturbi del comportamento sovente gli operatori scolatici e i genitori degli alunni caratterizzati da tali disturbi si chiedono le modalità con le quali intervenire. tra le scelte: Se è bene avere un atteggiamento finalizzato a riprendere l’alunno o consolare; Se avere un comportamento apparentemente indifferente o per certi versi permissivo. Ogni sintomo ha la sua motivazione e ogni reazione spesso è legata alla motivazione che l’ha determinata.

È importante scoprire qual è quella corretta. Se il disturbo del comportamento scaturisce da problematiche psicoaffettive del minore è assolutamente inutile basare il nostro intervento sulle punizioni (mai), sui rimproveri (verbali, per intenderci) o sui castighi (assolutamente da evitare nell’accezione a cui si era abituati nella scuola del secolo scorso). Queste misure non farebbero che peggiorare i suoi vissuti interiori, già notevolmente disturbati. Un bambino con molti (spesso, rilevanti) problemi psicologici difficilmente potrà comportarsi in modo esemplare! (non sempre, però). Per ottenere dei miglioramenti sul piano del comportamento – si legge nel ben strutturato “Piano di prevenzione e di gestione delle crisi comportamentali” dell’attivissimo Istituto Comprensivo di Sant’Agata Bolognese (Bo) diretto con spiccate capacità organizzative dal dirigente scolastico dott. Vincenzo Tinaglia – è necessario fare in modo che il bambino acquisti maggiore serenità e fiducia negli altri e in se stesso. Bisogna, quindi, impegnarsi a migliorare la sua autostima, ma anche la fiducia nei suoi genitori, o comunque in qualche adulto dal quale possa introiettare un’immagine positiva. Se invece riteniamo che a questo bambino sia mancata una guida efficace, la presenza di un adulto autorevole, ma anche affettuoso, potrebbe ottenere dei buoni risultati in breve tempo. Quando manca ai minori un adulto che dia loro delle precise regole, essi si sentono come abbandonati a se stessi. Pertanto, le manifestazioni di ostilità, prepotenza e aggressività vanno affrontate e contenute dall’adulto, pur senza atteggiamenti repressivi. Il controllo esterno – si legge, ancora, nel Piano del quale si allega, stavolta, l’eccellente format di “Verbale di descrizione di una crisi comportamentale” – tranquillizza il bambino e gli dà la possibilità di imparare a controllare la propria ostilità e di adattare i propri desideri alla realtà che lo circonda. In tal modo egli si sentirà maggiormente protetto dai suoi stessi impulsi, dall’ansietà e sensi di colpa che tali impulsi comportano. Questi interventi necessitano però del massimo rispetto. I bambini non vanno né umiliati, né ridicolizzati. Inoltre, se vengono stabilite delle regole chiare e precise la necessità di punizioni è ridotta al minimo. Quando un divieto non viene rispettato è bene manifestare dispiacere in modo sincero e disapprovare non il bambino ma l’azione che egli ha compiuto.

Pianificazione dell’intervento in ambito scolastico

La scuola si occupa in primo luogo di comprendere quali condizioni e situazioni determinano con maggiore frequenza la comparsa delle crisi comportamentali, cercando poi di individuare quali modifiche sia possibile apportare e quali percorsi didattici possano risultare di supporto (ad esempio per la consapevolezza dei sentimenti propri e di altri coetanei e adulti, la gestione della rabbia, dell’aggressività, l’apprendimento di modalità comunicative integrative o alternative alla parola e alla scrittura). In secondo luogo, la scuola deve imparare a gestire la crisi comportamentale quando essa si presenta, in modo competente, consapevole e pianificato, mettendo in sicurezza sia l’alunno problematico, sia gli altri, sia il personale scolastico, impedendo anche la distruzione di attrezzature e beni scolastici. Bisogna – si legge nel brillante Piano di prevenzione e di gestione delle crisi comportamentali dell’istituto diretto brillantemente dal dirigente scolastico dott. Vincenzo Tinaglia – considerare quali sono i comportamenti e quali sono le emozioni che hanno la priorità. Sono bambini che si annoiano facilmente, che si arrabbiano facilmente, che hanno una bassa tolleranza alla frustrazione. Bisogna poi esaminare i meccanismi cognitivi collegati al problema:

  • Valutare la motivazione del bambino o dell’adolescente .
  • Considerare le aspettative del genitore e la sua capacità di collaborare: la collaborazione o la mancanza di collaborazione possono essere fattori facilitanti o di ostacolo.
  • Considerare le risorse personali del bambino: spesso ci soffermiamo solo sui deficit e non consideriamo le loro risorse personali; spesso infatti sono bambini molto creativi.
  • Scegliere le tecniche che più si adattano allo stadio evolutivo del bambino
  • Individuare strategie per prevenire l’abbandono e le ricadute.

Obiettivi da perseguire in ambito scolastico

Il Piano di prevenzione e di gestione delle crisi comportamentali dell’istituto preso come esempio di eccellente scuola individua degli obiettivi da perseguire in ambito scolastico. Elenchiamoli insieme:

  • Autocontrollo comportamentale: l’irruenza dei bambini iperattivi spesso li mette in conflitto con i compagni.
  • Incremento di comportamenti funzionali .
  • Incremento dell’attenzione.
  • Autocontrollo della collera: alcuni dei bambini che hanno compresenza di DOP sono più collerici e quindi più litigiosi.
  • Miglioramento delle relazioni con i coetanei: data l’irruenza di questi bambini spesso finiscono ad alienarsi la simpatia dei loro compagni, i quali tendono alla fine a stancarsi di loro e ad evitarli. Diventa quindi importante far acquisire al bambino iperattivo la capacità di relazionarsi in modo più costruttivo con i coetanei.
  • Potenziamento dell’apprendimento: nonostante generalmente tali bambini non abbiano disabilità di apprendimento, hanno difficoltà ad apprendere, dovuto alla scarsa attenzione e all’iperattività
  • Incremento autostima.

Verbale di descrizione di una crisi comportamentale

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