Intelligenza artificiale nelle imprese, in Italia solo il 9%. Sotto la media europea. C’è necessità di formazione

Nel 2024, secondo Eurostat, solo circa il 9% delle imprese italiane ha utilizzato tecnologie legate all’intelligenza artificiale. Un dato che colloca l’Italia sotto la media europea, fissata al 13%, e che suggerisce un ritardo nel processo di digitalizzazione avanzata del tessuto imprenditoriale nazionale.
Questo risultato evidenzia una diffusione ancora marginale di strumenti come machine learning, sistemi predittivi, automazione cognitiva o assistenti virtuali all’interno del sistema produttivo italiano.
Confronto con altri Paesi
Rispetto ai Paesi più avanzati nell’adozione dell’IA – come Danimarca (27%), Svezia e Finlandia (oltre il 24%) – il divario è significativo. Anche rispetto alla Germania (circa 20%) o all’Austria (18%), l’Italia appare indietro, nonostante la presenza di ecosistemi innovativi in alcune aree urbane e industriali.
Si colloca però sopra la media di alcuni Paesi dell’Est Europa, come Bulgaria (circa 4%) e Romania (meno del 5%).
Fattori critici
Il basso livello di adozione può essere attribuito a diversi fattori:
- scarsa digitalizzazione delle PMI, che rappresentano la gran parte del tessuto economico nazionale;
- investimenti ancora limitati in ricerca e sviluppo tecnologico da parte del settore privato;
- assenza di figure professionali specializzate e difficoltà nel reperimento di competenze legate all’IA;
- barriere culturali e organizzative che rallentano l’integrazione delle tecnologie innovative.
Iniziative e prospettive
Negli ultimi anni, l’Italia ha avviato diversi progetti per incentivare la digitalizzazione delle imprese, tra cui:
- il Piano Transizione 4.0;
- gli investimenti previsti dal PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in particolare nella missione dedicata alla digitalizzazione;
- i bandi per l’adozione di tecnologie avanzate, promossi a livello regionale e nazionale.