Insegnare a figli e studenti il valore dell’attesa, intesa come tempo pieno e trasformativo attraverso la pittura
Non c’è vita senza tempo, senza attese, senza pause. Neppure la musica avrebbe un senso se privata di tempo e di pause. Pause da un ottavo, da un quarto, da due quarti, da quattro quarti… che importa? Aggiungere un niente all’interno di un tutto. Che poi un niente non è. Oseremmo davvero dare il valore di un niente a una parte che semmai dà colore, forza e senso al tutto? Prendersi una pausa è un po’ come per la musica definire un’armonia: il niente, l’apparente nulla, all’interno di un brano, di una melodia, di un pezzo, di un periodo. Senza la pausa la musica non sarebbe musica, non sarebbe melodia, tanto meno diverrebbe sinfonia. E i nostri discorsi? I nostri pensieri? I nostri sogni? Le nostre lezioni, formulate nella vita, nostra, privata? E quelli proferiti nella vita, nostra, scolastica?Avrebbero un senso se private delle virgole, dei punti, magari degli a capo? Ci seguirebbero davvero, i nostri studenti, se spinti dall’amore nostro quotidiano sempreverde di trasferir loro tutto il nostro sapere, non ci imponessimo e non imprimessimo delle pause ai nostri discorsi. Se non respirassimo, tra una dire e l’altro dire…? Cosa c’è di più salvifico del silenzio quando ci imbattiamo nel caos? Altro che niente.
La sosta è quasi tutto, specie in quelle fasi dell’esistenza in cui ci accorgiamo di avere detto tutto senza che il dire tutto ci abbia salvato dalle angosce di un fallimento o dalle inquietudini di un rimorso, di un rimpianto. Di un amore mancato. O in quelle altre fasi nelle quali siamo inebriati di piacere per un successo, da una notizia buona, da una carezza inattesa, da un amore nuovo. E’ proprio in questo tempo dell’attesa che noi rigeneriamo noi stessi senza che ce ne accorgiamo. Come l’atleta esausto si abbandona nelle mani sapienti di un massaggiatore e sa di non poter dare di più a se stesso e ai compagni se non prendersi del tempo per poi dare il meglio delle proprie forze riconquistate, allo stesso modo ciascuno di noi sa di doversi fermare in attesa di voltar pagina. E’ tutto questo il tempo dell’attesa. E’ con queste sensazioni che interpretiamo il senso e cogliamo la bellezza delle opere di Anna Maria De Luca, protagonista della mostra di pittura intitolata “Il Tempo dell’Attesa” in corso fino al 28 agosto presso il Castello della Valle a Fiumefreddo Bruzio, sul litorale tirrenico, in provincia di Cosenza.
Giornalista, pittrice, diventata insegnante a soli 19 anni e dirigente scolastica a 32 – da alcuni anni a capo dell’Istituto comprensivo di Fuscaldo, in provincia di Cosenza, calabrese vissuta da ragazza anche al Nord e con parte delle radici affondate nell’oceano dove il regime argentino alla fine degli anni Settanta gettò i corpi di migliaia di desaparesidos: fu il caso di una propria congiunta – Anna Maria De Luca dona alle sue opere l’impronta della sospensione e dell’indugio. E lei sa bene, in quanto responsabile delle attività educative e formative connesse alle tappe evolutive dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze, quanto sia importante la sospensione rigeneratrice anche nella vita scolastica. Non si pensi alla routine di certe pause didattiche, che talvolta si ammantano della veste di un atto dovuto, ma piuttosto alla pausa come tempo dell’attesa e a “quanto sia importante viverlo pienamente”, come dice lei. “La scuola deve insegnare anche questo”, ci dice Anna Maria De Luca. “Il tutto e subito che naturalmente i bambini, ma spesso anche gli adulti, inseguono – prosegue l’autrice – ci fa perdere alcuni passaggi fondamentali della vita, ci fa saltare tappe evolutive imprescindibili. A Singapore, qualche anno fa, una ricerca condotta dall’Università nazionale su più di 1158 studenti ha dimostrato che esiste una relazione tra l’impazienza, l’incapacità di apprendimento e lo sviluppo delle abilità sociali”. E’ la fuga dall’hic et nunc, dal qui e ora, la rimozione del presente e la proiezione compulsiva verso un futuro del quale, pure, non si vedono i contorni. “L’impossibilità di vivere pienamente il momento presente, e quindi il basso livello di attenzione – prosegue De Luca – è uno stato vissuto da moltissime persone che trova la sua origine nell’educazione ricevuta e che viene oggi potenziato dai social media: basti pensare all’immediatezza dei like per ottenere la gratificazione o alla velocità con cui si cerca, si trova, e quindi si dimentica – perché, decontestualizzata, non si collega come dovrebbe alle reti semantiche e narrative – un’informazione in un motore di ricerca”. Ed è per questo che attraverso la pittura, la dirigente scolastica Anna Maria De Luca vuole raccontare, come dice lei, “quanto sia importante insegnare a figli e studenti il valore dell’attesa inteso come tempo pieno e trasformativo”.
“Ho davanti a me alcuni dei quadri dipinti da Anna Maria De Luca, finora a me nota come docente e come preside – ha spiegato tempo fa Luigi Berlinguer, già ministro dell’Istruzione – e ho visto che non ha resistito alla pulsione interiore di ragionare con le immagini e quindi anche di dipingere. Tutto sommato, è un vantaggio che chi fa la preside senta il bisogno di esprimersi anche artisticamente perché l’istruzione, in fondo, è poesia. Chi istruisce deve entrare nell’anima di colui che viene istruito, deve entrargli dentro perché impari. Chi viene istruito non deve solo registrare nuove conoscenze; anche, ovviamente. Chi viene istruito deve imparare, il che significa imparare ad imparare, scoprire se stesso. E per far nascere dentro il bisogno di crescere umanamente e di guardarsi dentro, bisogna che sia viva e accesa, in chi lavora con gli studenti, la consapevolezza che istruire non è solo trasmettere conoscenza. E’ soprattutto suscitare curiosità intellettuale e introspezione in chi impara. E quindi sollecitare il rito ineliminabile di scoprire, di creare. Istruire è sollecitare conoscenza ma anche destare curiosità e sviluppare creatività. L’essere umano è il soggetto della conoscenza ma c’è una parte del cervello che è invece destinata con priorità a fare dell’essere umano un essere creativo, non solo cognitivo. La cultura è, certo, cognizione ma è anche creazione e non solo creazione da parte di chi insegna ma anche da parte di chi impara.
Ecco perché saluto come un fatto positivo che una preside dipinga. E cioè tenti di manifestare ciò che sente dentro “e da quel modo vada significando”, come diceva Dante. I quadri che ho potuto vedere, tra l’altro, sono belli: non sono una pura ripetizione dell’immagine naturale ma si fondano essenzialmente sull’intreccio di colori: danno al colore una funzione principale, essenziale, che è impresa rischiosa, difficile. Il colore è la carnosità dell’immagine, è sempre carne, passione”.
Passione è anche il tempo che si ferma e che con questo arrestarsi esso stesso rigenera, rilancia, rinforza. Il tempo dell’attesa, nella cultura contadina – osserva in maniera profondamente evocativa nel suo messaggio introduttivo alla mostra di Anna Maria De Luca, Roberto Boccalon, psichiatra e psicanalista, presidente di Iaaps, International Association for Art and Psychology – era il tempo in cui l’uomo attendeva il suo turno, mentre la neve si occupava delle coltivazioni: consapevole di non essere l’unico fattore naturale a determinare il raccolto, consapevole della necessità della rotazione nelle culture dei campi per dar modo alla terra di avere una pausa. Il concetto della rotazione fu poi recuperato dallo psicanalista Winnicot che parla di una funzione mentale a maggese: per poter respirare bisogna darsi un’attesa. La pausa tra una poppata e l’altra è la stessa pausa che fa parte di ogni composizione musicale e del ritmo della pittura: tra una pennellata e l’altra, il dialogo tra i pieni e i vuoti implica sempre che ci sia la mancanza”. Il tempo dell’attesa, ritratto nei quadri di Anna Maria De Luca, prosegue Boccalon, “è quello che rende possibile lo sviluppo del desiderio, letteralmente desidera, la percezione di lontananza dalle stelle, una nostalgia dell’infinito, una rinuncia apparente basata su uno sguardo che sa andare oltre. Questi quadri ci raccontano l’arte come tuffo nel processo creativo e nel tempo di una presa di distanza nel guardarla, che è anche il tempo di attesa necessario per arrivare all’esposizione di una mostra come questa. I quadri ci raccontano quanto tempo trascorre tra il bisogno di dipingere e l’esposizione in un castello. Nell’ottica di una ecologia della mente, l’alternanza dei ritmi di presenza – assenza, la capacità di tollerare la frustrazione nel processo di identificazione, il tempo dell’attesa è una sorta di gravidanza psichica, è un salto di livello, una trasformazione simbolica. Orfeo perde Euridice perché non sa tenere a bada l’impulso di guardarla: occorre avere la capacità di attendere per poter rendere possibile la trasformazione. I quadri di Anna Maria ci raccontano questo”.
All’interno dello spazio della mostra, Anna Maria De Luca ha invitato diversi autori a presentare i propri libri (sempre alle ore 22):
il 7 agosto 2022 “Sulle tracce di Aldo Moro”, di Davide Gravina;
l’8 agosto “Secondo tempo” di Vittorio Scarpelli;
il 9 “Diavoli blus” di Saverio Barletta;
il 10 “Leader al contrario” di Roberto Castagna con Francesco Kostner;
l’11 “Impossibili amori” del tenore Teobaldo Busso (in arrivo da Torino, con concerto);
il 12 “Una vota per l’arte”, di Rosario Sprovieri, con l’editore Demetrio Guzzardi;
il 13 “Un giorno questa terra sarà bellissima” di Silvia Camerino, con il presidente della rete antimafia di Brescia, Mario Bruno Belsito;
il 14 “La funzione silvestre” di Francesco Corigliano, con concerto di arpa celtica di Elena Giorgiana Mirabelli;
il 16 “Fuori dal cerchio”, di Luigi Sposato;
il 17 “Le sacche della rana” di Michele Caccamo e “Autobiografia di mio padre” di Gloria Vocaturo;
il 18 “Varie in stato di ebbrezza” di Assunta Morrone;
il 19 “Pietro Antonio Sanseverino” di Antonello Savaglio.
Serata speciale il 20 agosto con l’inaugurazione della mostra fotografica Esma: saranno esposte per la prima volta le foto scattate da Anna Maria De Luca durante il processo Esma, nell’aula bunker di Rebibbia, e pubblicate in Italia su Repubblica e in Argentina sul Clarìn. Per l’occasione arriverà a Fiumefreddo il pm dello storico processo Esma, Francesco Caporale, già Procuratore Aggiunto di Roma. Dialogheranno con lui Mario Occhinero, l’avvocato Alfredo Salerni e Alfredo Sprovieri che presenterà il libro “Identità desaparecita”.
Il 21 agosto serata speciale con il presidente della Fondazione Luigi Guccione che presenterà il Manifesto Città 30 e strade più sicure e vitali; videoclip Time for Action (“E’tempo di agire”) e la rivista “L’ALTRAVIA”, periodico della sicurezza stradale di FLG. Nel numero, un inserto di dieci pagine sull’inaugurazione della nuova sede del Centro Nazionale di Assistenza alle Vittime della Strada “Marcel Haegi” dove hanno firmato il manifesto l’Inviato Speciale delle Nazioni Unite per la sicurezza stradale, Jean Todt, Antonio Decaro presidente dell’ANCI, il ministro Giovannini del MIMS, Legambiente, Automobil Club d’Italia, Kyoto Club, AMODO, FIAB, Associazione Marco Pietrobono Onlus, ANCMA Confindustria, ASVIS Associazione Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Rete VIVINSTRADA, rete Camminacittà e gli assessori alla mobilità dei Comuni di Roma e Bologna.
Il 22 agosto sarà la volta di Gianni De Seta con il romanzo “La croce di sangue” insieme a don Pietro De Luca e Fiorenzo Tundis, responsabile del museo valdese di Guardia Piemontese;
il 24 agosto sarà dedicato al food: da Padova arriverà Ferruccio Ruzzante, presidente di Zafferano, per presentare il suo famoso libro “Pasta e fagioli”;
il 25 agosto il direttore di TEN, Attilio Sabato, presenterà il suo ultimo libro, “Iubris”; il 26 sarà la volta del giornalista e scrittore Arcangelo Badolati che, con “La Calabria delle Meraviglie”, ci racconterà le bellezze della Calabria;
il 27 l’antropologo e scrittore Mauro Francesco Minervino con “Dieci anni di Statale 18”;
Infine, il 28 agosto grande chiusura con “Una storia fuori dal Comune” di Gianni Speranza: finissage della mostra “Il tempo dell’attesa” con il soprano Loretta Borrelli, accompagnato al pianoforte dal maestro Pietro Sellitto e, perla preziosa, Enrico Longo Doria, storica voce Rai che per l’occasione giungerà da Torino a Fiumefreddo.
Anna Maria De Luca, classe 1978, ha al suo attivo diverse mostre di pittura a Roma e in Calabria e diversi riconoscimenti nazionali. Da oltre venti anni si occupa di diritti umani per Repubblica, in particolare ha seguito gli storici processi Esma, Condor e Fosse Ardeatine, raccontate nel libro Mai Più, edito da Castelvecchi. Coordinatrice per l’Italia di ENO, rete di 142 Paesi per portare l’ambiente nelle scuole, dirige l’IC di Fuscaldo ed è segretario generale della Fondazione Luigi Guccione Ente Morale Vittime della Strada