Insegnanti su OnlyFans: la giurisprudenza sul licenziamento per “mancanza di decoro”. Quando la vita privata diventa “un problema” per la scuola

Il caso della maestra d’asilo, originaria della provincia di Treviso, iscritta alla piattaforma OnlyFans, ha riacceso il dibattito sui limiti tra vita privata e professionale per il personale scolastico.
La questione ruota attorno alla possibilità di licenziare un insegnante per comportamenti extralavorativi che possano compromettere il rapporto fiduciario con il datore di lavoro, un tema che trova fondamento in diverse pronunce giurisprudenziali.
La rilevanza del rapporto fiduciario
Secondo la normativa vigente, come ricorda Il Sole 24 Ore, il comportamento extralavorativo può assumere rilevanza disciplinare quando mina il rapporto fiduciario tra lavoratore e datore di lavoro. In particolare, per il personale scolastico, la funzione educativa impone standard di comportamento più stringenti rispetto ad altre categorie di lavoratori. La Corte d’Appello di Milano, con la sentenza n. 388 del 15 aprile 2022, ha stabilito che anche i procedimenti penali pendenti possono giustificare il licenziamento, qualora le condotte contestate siano incompatibili con il ruolo ricoperto. Il principio si applica soprattutto in ambiti come quello scolastico, dove l’immagine e l’affidabilità del personale sono strettamente legate alla funzione educativa.
Un altro precedente significativo è rappresentato dall’ordinanza del Tribunale di Napoli del 3 maggio 2017, che ha ribadito come il comportamento extralavorativo non debba necessariamente incidere sulla prestazione lavorativa per essere sanzionabile. È sufficiente che esso comprometta la fiducia del datore di lavoro, soprattutto in contesti in cui il rapporto fiduciario è centrale, come nel caso degli insegnanti.
Sentenze e limiti della vita privata
La giurisprudenza ha più volte affrontato il delicato equilibrio tra la tutela della vita privata e le esigenze del datore di lavoro. La Corte d’Appello di Roma, con la sentenza n. 1252 del 6 giugno 2024, ha chiarito che il comportamento extralavorativo può essere motivo di licenziamento solo se viola i principi di correttezza e buona fede, compromettendo l’immagine dell’istituzione scolastica. Allo stesso modo, la Corte d’Appello di Agrigento, con la sentenza n. 403 del 2 maggio 2023, ha sottolineato che la libertà personale del lavoratore trova un limite nel rispetto delle responsabilità connesse al ruolo ricoperto.
Nel caso della maestra di Treviso, l’iscrizione a una piattaforma come OnlyFans, nota per contenuti spesso espliciti, solleva perplessità sull’adeguatezza di tale attività rispetto al ruolo educativo. Sebbene la vita privata sia tutelata, per il personale scolastico esistono limiti più stringenti, proprio per non compromettere l’immagine della scuola e il rapporto fiduciario con il datore di lavoro.
La tutela della vita privata e i suoi limiti
La funzione educativa, il decoro professionale e l’impatto delle piattaforme digitali sono al centro di un delicato equilibrio tra diritti individuali e responsabilità professionali.
L’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo garantisce il diritto alla vita privata e familiare, ma questo diritto non è assoluto. In ambito lavorativo, soprattutto per i dipendenti pubblici, la giurisprudenza italiana ha più volte ribadito che la vita privata può essere limitata quando le condotte extralavorative compromettono il rapporto fiduciario con il datore di lavoro o l’immagine dell’istituzione.
Gli insegnanti non sono semplici dipendenti e rappresentano un modello di riferimento per gli studenti e la comunità. Il ruolo, dunque, comporta una responsabilità aggiuntiva, che si riflette anche nei requisiti di condotta. Il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (D.P.R. 62/2013) stabilisce, infatti, che i dipendenti devono mantenere un comportamento decoroso e rispettoso dei valori dell’istituzione che rappresentano.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, intanto, sta valutando una modifica al regolamento del 2023 che disciplina l’uso dei social media per i dipendenti pubblici. L’obiettivo è quello di estendere le norme già in vigore, includendo una specifica rivolta al personale scolastico.
L’idea del Ministro Giuseppe Valditara è di rendere più chiaro e stringente il comportamento che i professionisti della scuola devono tenere online. Attualmente, il codice stabilisce che i dipendenti pubblici devono “evitare dichiarazioni, immagini o commenti che possano danneggiare il prestigio o l’immagine dell’amministrazione”. Con l’aggiornamento, si vorrebbe introdurre un focus specifico sugli insegnanti, per garantire che il loro utilizzo dei social non incida sul “livello emotivo e sociale” degli studenti.
Le scuole, da parte loro, stanno adottando linee guida interne per regolamentare l’uso dei social media da parte del personale, al fine di prevenire situazioni che possano danneggiare l’istituzione. Tuttavia, il dibattito rimane aperto: fino a che punto un insegnante può esercitare la propria libertà di espressione senza incorrere in sanzioni disciplinari?
La funzione educativa e l’uso dei social media richiedono un comportamento che sia coerente con i valori della scuola e che non comprometta il rapporto fiduciario con il datore di lavoro. La giurisprudenza ha tracciato linee guida importanti, ma il confine tra diritti individuali e responsabilità professionali resta un terreno complesso e in continua evoluzione.