Insegnante di sostegno ‘a domicilio’, l’idea non convince le famiglie: “Già abbiamo progetti per casi complessi”. MiSoS: “Privilegiare il gruppo classe in presenza” [INTERVISTE]

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Un decreto ministeriale di prossima pubblicazione prevede che l’insegnante di sostegno possa recarsi a casa dell’alunno con disabilità. Non sembra raccogliere molti consensi la proposta sia da parte dei genitori di alunni con disabilità che da parte di insegnanti di sostegno.

Bisogna premettere che in realtà esiste già l’istruzione domiciliare che contempla l’impiego di personale a casa dell’alunno.

La novità consisterebbe nel fatto che le scuole potranno, in collaborazione con USR, Enti locali e ASL, individuare azioni mirate per studenti certificati con legge 104 non in grado di frequentare la scuola per un periodo superiore a 30 giorni di lezione anche non continuativi.

Secondo le informazioni contenute nella bozza e raccolte2 da Orizzonte Scuola, i docenti di sostegno potranno recarsi presso il domicilio dello studente, qualora le condizioni lo permettano, per le ore previste dal progetto di istruzione domiciliare. Docenti che dovranno utilizzare le metodologie didattiche ed educative consone allo stato di salute dello studente, personalizzando ed utilizzando tecnologie e ausili per la didattica.

Ma tale prospettiva non sembra entusiasmare né gli insegnanti di sostegno, né le famiglie di alunni con disabilità.

Abbiamo decisamente combattuto contro gli effetti negativi del Decreto 182/2020. Il TAR ha annullato il decreto che prevedeva l’esonero e le stanze di sostegno oltre che la diminuzione delle ore di docenti di sostegno. Ora questa novità lanciata dal MUR ci fa riflettere: E’ lo stesso Ministero che ha tentato di intaccare l’inclusione sociale per alunni e studenti con disabilità o è quello che forse vuole assicurare a chi non può davvero frequentare la scuola una concreta possibilità di seguire le attività didattiche?“, si chiede il presidente dell’associazione autismo Abruzzo Dario Verzulli, contattato da Orizzonte Scuola.

Oggi è già possibile avere Scuola in ospedale o a casa per situazioni davvero complesse. Dopo le decisioni prese dai Ministeri della Pubblica Istruzione e dell’Economia circa la scelta di proseguire al Consiglio di Stato per l’applicazione del Decreto 182/2020 dubitiamo della sincerità del Ministro dal quale attendiamo ancora la convocazione per un confronto costruttivo“, aggiunge Verzulli.

Tranne in casi davvero eccezionali, va tenuta sempre in debita considerazione il principio che l’insegnante di sostegno è pienamente contitolare della classe e non solo del singolo alunno, dove l’azione didattica educativa deve essere rivolta a favorire sempre e comunque l’inclusione“, spiega Ernesto Ciracì, presidente nazionale del MiSoS, che dunque vedrebbe tale prospettiva solo come ultima spiaggia da adottare in casi davvero particolari.

Infatti, secondo l’insegnante bisogna “dare priorità al gruppo classe, dove i compagni di classe risultano una risorsa preziosa per le positive ricadute sull’aspetto relazionale, emotivo e cognitivo” .

Sempre nel principio della contitolarità del docente di sostegno – prosegue Ciracì– è bene ricordare come partecipi attivamente alle fasi di scrutinio non solo dell’ alunno con disabilità ma di tutta la classe“.

Quindi, conclude il presidente MiSoS, “permettere al docente di sostegno di svolgere a casa l’azione didattica ed educativa deve essere davvero un’eccezione ed estrema ratio“.

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