Insegnamento religione cattolica, è di nuovo polemica. Per Corlazzoli è “ufficio di collocamento della diocesi”. Snadir e Anief si ribellano: “Si informi bene”

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Nel caldo bollente delle “ferie d’agosto” torna prepotente il dibattito sull’ora di religione cattolica a scuola. A riportare al centro dell’attenzione il tema ci pensa Alex Corlazzoli, giornalista de Il Fatto Quotidiano e maestro, che nei giorni scorsi ha pubblicato un articolo che ha suscitato molte polemiche. E reazioni di sindacati, come Snadir e Anief.

Corlazzoli nel suo articolo scrive:“Stiamo parlando di un’educazione introdotta nelle scuole più di cent’anni fa “, dice l’insegnante che prosegue: “Nel 2002 la società è cambiata. Nelle nostre classi non ci sono solo bambini figli di genitori di tradizione cattolica ma anche atei, agnostici, musulmani, ebrei, induisti, buddisti. Che senso ha parlare solo di religione cattolica? I tradizionalisti mi diranno che la religione cattolica fa parte del nostro patrimonio culturale, ed è vero, ma perché non studiare le religioni anziché una sola? Perché avere insegnanti che entrano in classe solo per parlare di cattolicesimo in un momento in cui solo la valorizzazione delle differenze può aiutarci a evitare futuri conflitti?”.

Poi la frase che ha scatenato ulteriori polemiche: “È, inoltre, assurdo che nelle scuole arrivino a insegnare religione persone scelte dalle diocesi. Il requisito principale di accesso al concorso è il possesso per i candidati della certificazione dell’idoneità diocesana”.

Pronta la replica dello Snadir, che ha risposto con decisione alle parole di Corlazzoli: ” Chi frequenta oggi l’ora di religione sa bene che durante quest’ora gli studenti hanno la possibilità di conoscere bene  le  tradizioni,  la  cultura  e  la  religione  che  ha  segnato  le  radici  del nostro paese, anche in relazione alla storia dell’arte e della nostra letteratura, sempre con uno sguardo interreligioso e favorendo l’incontro con le altre  culture e le altre religioni (non a caso in molte realtà sono sorte felici collaborazioni con altre comunità religiose presenti sul territorio)“, spiega il segretario nazionale Orazio Ruscica che prosegue:  “L’ora di religione oggi offre agli alunni strumenti e contenuti per una riflessione critica sulla complessità dell’esistenza umana, anche e soprattutto nell’idea di un confronto tra il cristianesimo e altre religioni. Tolleranza e accoglienza sono le parole d’ordine di questo insegnamento“.

In merito all’accesso degli insegnanti tramite diocesi, Ruscica scrive: “A questo proposito, oltre a farci una risata, precisiamo ancora una volta che gli insegnanti di religione cattolica non sono stati immessi nei ruoli della scuola statale dal vescovo, bensì a seguito di regolare concorso bandito con decreto dirigenziale del 2 febbraio 2004 in attuazione della legge n.186 del 18 luglio 2003“.

Anche Alessandro Manfridi, referente Anief per la religione cattolica, risponde al giornalista: “i docenti sono impreparati? La formazione universitaria quinquennale o più che quinquennale di cui sono forniti i docenti di religione cattolica (lauree magistrali in Scienze Religiose o eventuali Baccalaureati e Licenze in Teologia) non è da meno in quanto a curriculum alle lauree civili ma non è in alcun modo spendibile per l’accesso ad altre classi di concorso (e non esiste una classe di concorso per i docenti di religione)“, dice il sindacalista.

E ancora: “Se in Italia un docente su tre lavora in regime di precariato, per la categoria dei docenti di religione la statistica parla di uno su due. Ci sono colleghi che lavorano ben oltre 36 mesi anche da vent’anni con un contratto a tempo determinato e non si trova la volontà politica di risolvere il loro precariato“.

Inoltre, “Non inganni la notizia del DPCM del 20 luglio 2021 che mette a bando 5116 posti di IRC, perché, essendo i posti un terzo rispetto ad i candidati, sono a rischio le cattedre di docenti che lavorano in regime di precariato anche da oltre vent’anni, senza che le graduatorie del concorso 2004 siano andate a totale scorrimento (bloccate dal 2008 al settembre scorso), senza che sia stato bandito un concorso triennale, secondo quanto previsto dalla L 186 del 2003 da 17 anni e senza che siano stati previsti canali di stabilizzazione“.

Manfridi in merito alla questione docenti di religione si chiede: “Perché per un precario di altre classi di concorso che ha “racimolato” tre anni di insegnamento il Ministero prevede un concorso straordinario, addirittura assunzione diretta dalle GPS di prima fascia, invece per un precario di 20 e più anni, di per sé già abilitato, presenta un arruolamento ordinario?

Il sindacalista Anief non si tira indietro davanti ad una riforma in tal senso: “lo Stato, se ritiene di recepire queste richieste, si preoccupi di riconoscere come abilitanti i titoli pontifici di cui sono muniti gli attuali insegnanti e li confermi nell’insegnamento di questa rinnovata materia che, a questo punto, non sarebbe più “cattolica” ma una materia di ‘Storia delle Religioni’. Aprendo l’insegnamento della stessa anche a nuovi candidati. Se poi vogliamo proporre dei corsi integrativi ben venga“.

Ma mettere in mezzo ad una strada insegnanti che lavorano da decenni nelle scuole laiche italiane seguendo le leggi dello Stato italiano dopo che non sono stati stabilizzati da 17 anni a questa parte, questo sì, sarebbe sconsiderato“, conclude Manfridi dell’Anief.

 

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