Inizio scuola, aerazione e ventilazione delle aule: attenzione ai dispositivi che si utilizzano. Le indicazioni del SIMA

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In vista del rientro in classe (già in alcuni territori le lezioni sono iniziate), anche quest’anno bisogna prestare attenzione alla questione aerazione, ventilazione e santificazione degli ambienti scolastici. Anche il protocollo di sicurezza firmato dal Ministero dell’Istruzione e dai sindacati pone l’accento sulle regole da attuare. Attenzione però: per chi volesse ventilare e sanificare con dispositivi è necessario capire quali utilizzare. Uno studio del SIMA, la società di medicina ambientale, fornisce indicazioni utili in tal senso, mettendo anche in guardia sui possibili rischi nel caso in cui si utilizzassero dispotici non idonei.

Secondo il SIMA, in Italia molte aziende propongono i più disparati dispositivi per la ventilazione, purificazione, sanificazione e monitoraggio dell’aria. Molti di questi, però, non solo potrebbero non funzionare come argine alla propagazione del Covid-19 nelle aule scolastiche ma, ancor peggio, essere causa di rischi per la salute di discenti e docenti. 

Cosa fare dunque per ventilare le aule e monitorare il livello dell’aria? Il SIMA spiega che prima di tutto bisogna monitorare in continuo l’anidride carbonica (CO2) con sistemi smart a semaforo che rendono immediamente visibile ai docenti lo stato dell’aria indoor. Quando la luce è verde (livello di CO2 pari o inferiore a 700 ppm) significa che il rischio che abbiamo di respirare aria espirata da altre persone, potenzialmente infette, è inferiore all’1%. Se la luce è gialla o rossa basta seguire il Protocollo SIMA, disponibile gratuitamente a chiunque ne faccia richiesta, frutto di ricerca scientifica e già condiviso a livello internazionale, che prevede semplici azioni in successione, come apertura di porte e finestre per un determinato lasso di tempo, riduzione del numero di persone, ecc.

In seconda battuta, la società di medicina ambientale, fa leva sul diluire i potenziali contaminanti dell’aria ventilando gli ambienti in modo naturale, aprendo finestre e porte, o meccanizzato, infrastrutturando l’ambiente con sistemi di VMC (Ventilazione Meccanica Controllata) decentrati e parametrati al volume dell’ambiente da trattare (un’aula scolastica mediamente ha un volume di 90 m3. Ideale, spiegano gli scienziati, è dotarsi di un dispositivo VMC con portata di 800 m3/ora che consente una diluizione significativa degli inquinanti indoor, ivi compresi virus e batteri airborne). Uno studio SIMA, condotto con il Bambin Gesù di Roma e Ergon Research, ha dimostrato che la VMC a elevate portate d’aria riduce il rischio di respirare particelle infette del 99,6%.

Infine, per il SIMA è necessario bloccare i contaminanti tramite sistemi di filtrazione dell’aria. I più performanti oggi disponibili sul mercato sono di origine militare e le scuola USA ne stanno dotando tutte le classi. Si tratta, proseguono gli scienziati di medicina ambientale, di sistemi stand alone di filtrazione nanoparticellare, ossia in grado di bloccare e inattivare (tramite lievi cariche elettriche) particelle sino a 0,007 micron di diametro, ossia venti volte più piccole del Sars-Cov-2. SIMA sconsiglia invece un’ampia gamma di cosiddetti sanificatori d’aria perché direttamente possono rilasciare in aria particelle tossico-nocive o cancerogene, come il biossido di titanio (TiO2), e indirettamente potrebbero  produrre trasformazioni chimiche nell’aria ambiente che a loro volta possono generare nuovi composti organici più pericolosi di quelli di partenza. Si tratta in genere di sistemi di sanificazione a fotocatalisi, ionizzatori, sistemi a raggi UVC, al plasma, ad Ozono ecc.  sprovvisti di adeguate validazioni scientifiche in termini di efficacia e sicurezza.

Ecco l’ultima pubblicazione scientifica sul rischio di utilizzare per il trattamento dell’aria indoor dispositivi non validati e che non garantiscono sicurezza a chi frequente ambienti confinati per motivi di studio e lavoro.

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