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Indicazioni nazionali e matematica, per gli esperti “vanno riscritte”. Critiche all’idea della matematica come “pensiero innato”

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Il dibattito sulle nuove Indicazioni nazionali per il primo ciclo d’istruzione, diffuse in bozza dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, si è esteso anche all’ambito della matematica.

Diversi esponenti del mondo accademico, tra cui i matematici Pietro Di Martino (Università di Pisa) e Roberto Natalini (CNR), hanno sollevato perplessità rispetto all’impostazione culturale e didattica del documento, richiedendone, tramite una lettera inviata al Corriere della Sera, una revisione attenta e approfondita.

L’informatica nelle Indicazioni: un’integrazione criticata

Uno dei punti centrali della critica riguarda l’inserimento dell’informatica all’interno delle Indicazioni per la matematica. Secondo i due studiosi, tale scelta appare “discutibile dal punto di vista culturale”, in quanto presenta la matematica come un mero strumento operativo al servizio di altre discipline, perdendone la specificità epistemologica e la funzione formativa autonoma.

Allo stesso tempo, l’informatica, considerata in questa impostazione come un sottoinsieme della matematica, rischia di veder sminuito il proprio valore culturale. I matematici chiedono un approfondimento più articolato sull’opportunità e le modalità con cui introdurre l’informatica nel primo ciclo, sottolineando la necessità di considerare anche gli aspetti legati alla formazione dei docenti.

Natura della matematica e messaggi impliciti

Un secondo elemento di criticità è rappresentato dalla visione epistemologica della matematica veicolata dal documento. Nelle Indicazioni “è sottolineato il carattere immutabile delle verità matematiche e addirittura si parla di pensiero matematico innato”, scrivono i due studiosi, che ritengono come ciò sia non adeguatamente fondato e potenzialmente fuorviante sotto il profilo didattico.

Secondo Di Martino e Natalini, definire la matematica come una capacità innata rafforza l’idea di una predisposizione individuale (“il pallino per la matematica”), generando un effetto negativo sul processo di apprendimento: gli studenti possono autoescludersi, ritenendosi non adatti, e gli insegnanti possono rinunciare a intervenire, ritenendo alcuni allievi “non recuperabili”.

Il laboratorio e il valore dei processi

Ulteriore motivo di riflessione è la scomparsa del riferimento al laboratorio di matematica, inteso non come spazio fisico, ma come ambiente di esplorazione, in cui si valorizzano i processi cognitivi, le ipotesi e le congetture formulate dagli studenti. Le nuove Indicazioni sembrano invece porre l’accento sulla correttezza del prodotto finale, trascurando la centralità della condivisione del significato e della costruzione del pensiero matematico, soprattutto nella scuola primaria e secondaria di primo grado.

Appello alla revisione del testo

Gli autori sottolineano infine la presenza di incongruenze, refusi e stili disomogenei nel documento attuale. Rivolgono un invito alla Commissione ministeriale a proseguire il confronto con la comunità scientifica e con il mondo della scuola, assumendo le decisioni finali in modo consapevole, e soprattutto dandosi il tempo necessario per intervenire su un testo che intende guidare la formazione di base in un segmento scolastico cruciale come il primo ciclo.

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