Inclusione, Fogarolo: “Troppe disomogeneità di sistema, non è ammissibile” [VIDEO]

La riflessione, che intende muoversi tra le considerazioni circa lo stato dell’arte dell’evoluzione normativa in tema di inclusione e la narrazione di esperienze reali, prende avvio dalle considerazioni di Fogarolo.
Gli aspetti che, tuttavia, non devono bloccarsi bensì ricevere slancio ulteriore, riguardano la sensibilizzazione continua sulla tematica, la consapevolezza della necessità di una maggiore corresponsabilità educativa e il superamento della cattiva consuetudine della delega al docente di sostegno, particolarmente diffusa nella scuola secondaria di secondo grado.
Un altro aspetto che probabilmente è stato poco compreso del decreto 182 riguardava la questione dell’esonero, che in realtà è pratica abituale nelle scuole, basti pensare alla cosiddetta valutazione per aree che non valuta sulle discipline (una sorta di esonero generalizzato) ancora piuttosto diffusa, mentre nel nuovo modello si proponeva la scelta dell’esonero da talune discipline all’interno del PEI solo se scaturente da scelte condivise e ben motivate in base ai bisogni dell’alunno.
Fogarolo: “Nonostante ci sia stata una certa evoluzione normativa, non siamo mai intervenuti su tutti gli aspetti riguardanti l’inclusione scolastica, solo il decreto 66 del 2017 lo ha fatto, eppure molti aspetti in esso contemplati sono rimasti inattuati, come ad esempio tutta la questione della valutazione della qualità dell’inclusione o i compiti degli enti locali rispetto al personale di assistenza, sul quale si riscontra troppa eterogeneità tra le varie regioni. Aspetti importantissimi, non attuati. Oltretutto manca un’essenziale rete di supporto reale che funzioni nel territorio e che aiuti docenti e scuole in difficoltà”.
A testimonianza dell’importante ruolo del territorio e della necessità che i servizi si interfaccino con la scuola per realizzare percorsi veramente inclusivi, citiamo le realtà delle cooperative sociali di tipo B, come quella presieduta da Maurizio Ferraro, situata nel territorio di una scuola, l’istituto tecnico agrario Garibaldi di Roma e che è nata nel 2006 per volontà dell’allora dirigente scolastico e del consiglio di istituto che ne ha deliberato la nascita e la partecipazione associativa. La cooperativa Garibaldi è composta per il suo 70 % da ragazzi con disabilità gravi e porta avanti varie attività tra cui: la coltivazione dell’orto, la vendita dei prodotti della terra al quartiere, l’attività di trattoria e di agriturismo e l’ospitalità di ragazzi in progetto Erasmus o che devono effettuare il servizio civile. Una vera e propria impresa sociale che si colloca in continuità con il percorso scolastico, si apre a ospitare percorsi PCTO per gli allievi dell’istituto ospitante e costituisce la possibilità di immaginare un futuro produttivo anche per ragazzi con disabilità grave.
Maurizio Ferraro: “Poco dopo la sua costituzione, la cooperativa, la scuola e la Facoltà di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma, hanno portato avanti insieme un importante progetto di peer education denominato “La cura della terra, la terra che cura. L’orto dei semplici” che ha portato a risultati notevoli in termini di efficacia della metodologia sui benefici sia per i ragazzi fragili che per i loro compagni normodotati che fungevano da loro tutor, affiancandoli in un percorso riabilitativo, guidato e supportato grazie alla formazione e alla supervisione fornita dagli esperti. Un vero peccato che l’impiego della peer education non si strutturi nelle scuole ai fini dell’inclusione scolastica, e che pertanto gli alunni non possano far parte del progetto educativo dei loro compagni disabili. Nell’autismo ad alto funzionamento abbiamo notato quanto il punto di svolta sia rappresentato proprio dal compagno più “forte” che, conoscendo bene il compagno e formato a riguardo, riesce a gestirlo meglio”.
La scuola costituisce il luogo elettivo per tali esperienze.
Purtroppo, un cambio di dirigenza scolastica e dunque di visione di scuola, in termini di apertura al territorio e di inclusione ha segnato notevoli difficoltà per la sopravvivenza delle attività della cooperativa Garibaldi, che continua a battersi per portare avanti le proprie iniziative.
A dimostrazione della fondamentale importanza di dirigenti scolastici e docenti che abbiano una visione inclusiva di scuola, citiamo l’esempio positivo di Alessia Guccione che già da docente e poi da DS ha sempre portato avanti progetti che si collocano in questo solco.
Alessia Guccione: “Vorrei qui raccontare l’esperienza vissuta in un’area a rischio nella periferia di Catania, caratterizzata da assenza di servizi, famiglie poco presenti e problemi di criminalità in cui si son portate avanti iniziative di apertura costante della scuola al territorio, attraverso l’attivazione di molti laboratori nella finalità di coinvolgere attivamente i ragazzi. Cito, ad esempio, il progetto realizzato con il pieno coinvolgimento di artisti della fondazione Fiumara D’arte che ha lavorato per fare della periferia un centro di bellezza, a dimostrazione che un’idea può cambiare le cose. I ragazzi sono stati pienamente coinvolti in questo progetto di cambiamento, tanto che dopo tre anni si è consegnato alla città di Catania il più grande bassorilievo di arte contemporanea al mondo: “La porta della bellezza”, (lungo 550 metri e alto 8 metri) su cui sono state incise delle poesie. Hanno partecipato 2000 ragazzi con le loro famiglie. Questo vuole essere solo un esempio di scuola non solo pienamente dentro un territorio, ma punto di riferimento dello stesso, per la costruzione di una vera Comunità educante. Invece nell’I.C. che dirigo abbiamo creato le “Aule attiva mente” pensate per tutti i ragazzi, inclusi coloro che presentano BES, che possono recarsi lì per esprimere le loro emozioni e loro potenzialità. Un ulteriore progetto che stiamo portando avanti è la realizzazione di una piazza scolastica, nel cortile adiacente alla scuola, dove ci sarà un campo polivalente”.
Insomma, facendo della scuola un sistema integrato, con l’aiuto di associazioni e di cooperative, come quella qui rappresentata, si possono raggiungere tanti obiettivi di inclusione scolastica e sociale.
Fogarolo: “Il sistema scolastico presenta una grande disomogeneità, ci sono molte realtà inclusive positive di cui si parla poco, e tanti contesti in cui le cose non funzionano per cui c’è bisogno di supporto. Non è possibile che ci siano situazioni fortunate o sfortunate. Non è ammissibile! Così come è inammissibile collocare alunni con disabilità in un’aula a parte e delegare completamente l’assistenza a personale spesso non in grado di sostenere la situazione. C’è bisogno di professionisti dell’inclusione che vadano nelle scuole ad aiutare”.
A questo proposito, Maurizio Ferraro racconta, da padre di una ragazza autistica con diagnosi severa e da membro di un’associazione di genitori, riuniti proprio a fronte della comune esperienza di discriminazione e di esclusione vissuta dai loro figli, già nelle scuole medie, da parte delle famiglie dei compagni di classe che non gradivano la presenza di allievi che “disturbavano” e che quindi sono stati separati dal resto della classe e collocati in un’aula apposita. Questi ragazzi hanno vissuto per anni l’esperienza della “classe di sostegno”.
Dunque, la criticità più rilevante del nostro sistema scolastico è la mancata garanzia di inclusione su tutto il territorio nazionale. Tutto è troppo legato al fattore fortuna. L’inclusione non può assolutamente dipendere dalla “fortuna” di capitare nella scuola “giusta”.
Difficoltà ce ne sono quindi ancora molte, ma è necessario procedere su un percorso che arrivi il più possibile a garantire una certa omogeneità sul territorio nazionale e che comporti la costruzione di un valido supporto e di un’efficace formazione del personale, affinché si possano dare risposte effettivamente inclusive ai bisogni educativi speciali dei bambini e dei ragazzi che sono in costante aumento.