Inclusione degli alunni in situazioni di svantaggio economico-sociale, fisico, piscologico: un modello di PDP

Il protocollo di “Inclusione degli alunni in situazioni di svantaggio” contiene informazioni sulle pratiche per l’inclusione degli alunni in situazione di svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale; definisce i ruoli ed i compiti di ciascuno; traccia le linee di tutte quelle attività volte a favorire un reale percorso di apprendimento e migliorare il processo di integrazione degli alunni in situazione di svantaggio. Per quanto riguarda gli alunni in situazione di svantaggio, la normativa di riferimento è costituita dalla Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica” e dalle successive circolari del MIUR n. 8 del 6/03/2013 e n. 2563 del 22/11/2013.
Lo svantaggio scolastico
Lo svantaggio scolastico – come sottolinea brillantemente il “Protocollo di accoglienza per alunni con Bisogni Educativi Speciali” redatto e in uso nel prestigioso Istituto Comprensivo Statale “Vincenzo Randi” di Ravenna, diretto con competenza dal dirigente scolastico prof. Mirco Banzola – può essere classificato in tre grandi aree:
- socio-economico: legato ad una particolare situazione sociale
- culturale: legato a situazioni di difficoltà di inserimento in un contesto culturale diverso
- linguistico: legato alla non conoscenza della lingua italiana
L’area dello svantaggio
Occorre tuttavia precisare che l’area dello svantaggio è in realtà più vasta: “Ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta” (Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012). “Tali tipologie di BES dovranno essere individuate sulla base di elementi oggettivi (come ad es. una segnalazione degli operatori dei servizi sociali), ovvero di ben fondate considerazioni psicopedagogiche e didattiche. Per questi alunni (…) è parimenti possibile attivare percorsi individualizzati e personalizzati, oltre che adottare strumenti compensativi e misure dispensative (ad esempio la dispensa dalla lettura ad alta voce e le attività ove la lettura è valutata, la scrittura veloce sotto dettatura, ecc.), con le stesse modalità sopra indicate. In tal caso si avrà cura di monitorare l’efficacia degli interventi affinché siano messi in atto per il tempo strettamente necessario. Pertanto, a differenza delle situazioni di disturbo documentate da diagnosi, le misure dispensative, nei casi sopra richiamati, avranno carattere transitorio e attinente aspetti didattici, privilegiando dunque le strategie educative e didattiche attraverso percorsi personalizzati, più che strumenti compensativi e misure dispensative. In ogni caso, non si potrà accedere alla dispensa dalle prove scritte di lingua straniera se non in presenza di uno specifico disturbo clinicamente diagnosticato, secondo quanto previsto dall’art. 6 del DM n. 5669 del 12 luglio 2011 e dalle allegate Linee guida” (Circ. MIUR n. 8 del 6/03/ 2013). La nota 2563 del 22/12/2013 chiarisce alcuni punti.
Occorre distinguere tra:
- ordinarie difficoltà di apprendimento = difficoltà che possono essere osservate per periodi temporanei in ogni alunno;
- gravi difficoltà di apprendimento = difficoltà che hanno un carattere più stabile o che presentano un maggior grado di complessità;
- disturbi di apprendimento = hanno carattere permanente e base neurobiologica.
Non basta rilevare una difficoltà di apprendimento per sostenere di trovarsi di fronte a un alunno con BES. Si dovrebbe riconoscere un BES solo in caso di “disturbo” (con base neurobiologica e carattere permanente): “La rilevazione di una mera difficoltà di apprendimento non dovrebbe indurre all’attivazione di un percorso specifico con la conseguente compilazione di un Piano Didattico Personalizzato”.
La decisione del Consiglio di Classe/Team Docente
Se non c’è certificazione L. 104/92 o L.170/10, decide il CdC/Team Docente, indipendentemente dalla richiesta dei genitori: “Si ribadisce che, anche in presenza di richieste dei genitori accompagnate da diagnosi che però non hanno dato diritto alla certificazione di disabilità o di DSA, il Consiglio di Classe è autonomo nel decidere se formulare o non formulare un Piano Didattico Personalizzato”.
Per un alunno con difficoltà non meglio specificate, occorre l’accordo del CdC/Team Docente per adottare il PDP.: “In ultima analisi, (…), nel caso di difficoltà non meglio specificate, soltanto qualora nell’ambito del Consiglio di Classe (…) si concordi di valutare l’efficacia di strumenti specifici questo potrà comportare l’adozione e quindi la compilazione di un Piano Didattico Personalizzato, con eventuali strumenti compensativi e/o misure dispensative”.
Salvaguardia degli obiettivi di apprendimento
“È opportuno ribadire che, in ogni caso, tutte queste iniziative hanno lo scopo di offrire maggiori opportunità formative attraverso la flessibilità dei percorsi, non certo di abbassare i livelli di apprendimento”. “Il Piano Didattico Personalizzato va quindi inteso come uno strumento in più per curvare la metodologia alle esigenze dell’alunno, o meglio alla sua persona, rimettendo alla esclusiva discrezionalità dei docenti la decisione in ordine alle scelte didattiche, ai percorsi da seguire ed alle modalità di valutazione”.
Percorso di continuità didattica interno all’Istituto
È il CdC/Team Docente – come è sottolineato nel “Protocollo di accoglienza per alunni con Bisogni Educativi Speciali” redatto e in uso nel prestigioso Istituto Comprensivo Statale “Vincenzo Randi” di Ravenna – che valuta se e quali bisogni educativi speciali abbia l’alunno e anche quali documentazioni eventualmente richiedere per valutare la situazione (l’importante è che la decisione venga verbalizzata e motivata; copia della decisione dovrà essere trasmessa al docente Funzione Strumentale per l’Inclusione degli alunni con altri BES per gli adempimenti di rito). Nell’ambito del percorso di continuità didattica interno all’Istituto, i consigli di classe del primo anno della scuola secondaria di primo grado non potranno prescindere dai Piani Didattici Personalizzati elaborati dai docenti della scuola primaria, che di norma, saranno confermati in via provvisoria anche per la scuola secondaria; qualora il consiglio di classe decida motivatamente di non confermarli, la decisione dovrà essere verbalizzata e motivata; copia della decisione dovrà essere trasmessa al docente Funzione Strumentale per l’inclusione degli alunni con altri BES per gli adempimenti di rito.
Ruoli e compiti delle figure coinvolte
La famiglia
La famiglia, uno specialista, i servizi sanitari nazionali, possono chiedere la predisposizione di percorso personalizzato ma la decisione finale di attivarlo spetta esclusivamente al CdC/Team Docente.
Il Consiglio di Classe/Team Docente
La decisione di predisporre un PDP è solo del Consiglio di Classe o Team Docente. Ove non sia presente certificazione clinica o diagnosi, il Consiglio di Classe o Team Docente motiverà opportunamente, verbalizzandole, le decisioni assunte sulla base di considerazioni pedagogiche e didattiche e valuterà la possibilità di attivare un PDP, previo confronto con la famiglia. Il percorso personalizzato – come sottolinea brillantemente il “Protocollo di accoglienza per alunni con Bisogni Educativi Speciali” redatto e in uso nel prestigioso Istituto Comprensivo Statale “Vincenzo Randi” di Ravenna, diretto con competenza dal dirigente scolastico prof. Mirco Banzola – avrà una durata non superiore all’anno scolastico e la sua adozione ha lo scopo di favorire il successo scolastico dell’alunno ma non di garantirlo.
Attivare una didattica personalizzata
Le scuole – come è sottolineato nel “Protocollo di accoglienza per alunni con Bisogni Educativi Speciali” redatto e in uso nel prestigioso Istituto Comprensivo Statale “Vincenzo Randi” di Ravenna – possono avvalersi per tutti gli alunni con bisogni educativi speciali degli strumenti compensativi e delle misure dispensative previste dalle disposizioni attuative della Legge 170/2010 8 e DM 5699/2011) meglio descritte nelle allegate Linee Guida. Quando il Consiglio di Classe ha deciso di attivare una didattica personalizzata può farlo:
- indicando all’interno del verbale della riunione del Consiglio di Classe o Team Docente la descrizione della situazione e le strategie individuate per supportare il percorso scolastico dell’alunno;
- predisponendo un PDP con le modalità e tempistiche sotto indicate: entro fine settembre/primi di ottobre, il coordinatore effettuerà un colloquio con la famiglia al fine di raccogliere le informazioni necessarie per documentare al Consiglio di Classe/Team docente la situazione; ad ottobre: i docenti, dopo un periodo di osservazione, prenderanno accordi per la predisposizione del PDP e li condivideranno con l’alunno e la famiglia coinvolti; a novembre o i docenti effettueranno la stesura finale e la sottoscrizione del PDP da parte di docenti, genitori, studente e dirigente scolastico; entro la fine del primo periodo valutativo i PDP verranno depositati in segreteria nelle cartelline personali degli alunni; durante tutto l’anno scolastico il Consiglio di Classe/Team docente lavorerà con lo studente per comprendere il livello di conoscenza e accettazione delle proprie difficoltà; durante tutto l’anno scolastico il Consiglio di Classe terrà monitorato il PDP mediante verifiche in itinere; a seguito dello scrutinio finale il Coordinatore avrà cura di verificare insieme al Consiglio di Classe/Team docente l’adeguatezza del PDP, valutando la necessità di eventuali modifiche migliorative rispetto a strumenti, misure e metodologie adottate.
Le richieste effettuate ad anno inoltrato
Se la richiesta da parte della famiglia, da parte dei servizi sociali o di uno specialista viene prodotta oltre il 31 marzo – come è sottolineato nel “Protocollo di accoglienza per alunni con Bisogni Educativi Speciali” redatto e in uso nel prestigioso Istituto Comprensivo Statale “Vincenzo Randi” di Ravenna – non c’è più il tempo per predisporre un PDP che segua il format previsto, pertanto si privilegerà l’indicazione della descrizione all’interno del verbale di come si intende procedere e si depositerà in segreteria un estratto del verbale. Copia della decisione dovrà essere trasmessa al docente Funzione Strumentale per l’Inclusione degli alunni con altri BES per gli adempimenti di rito.
Le fasi del progetto di inclusione e le modalità dell’intervento didattico
Per quanto riguarda le fasi del progetto di integrazione e le modalità dell’intervento didattico, si precisa che per gli alunni che fanno parte di questa categoria di BES la scuola:
- avrà cura di monitorare l’efficacia degli interventi affinché siano messi in atto per il tempo strettamente necessario;
- applicherà in forma transitoria strumenti compensativi e misure dispensative (a differenza delle situazioni di disturbo documentate da certificazione), in modo attinente gli aspetti didattici ritenuti necessari, privilegiando in forma maggiormente continuativa strategie educative e didattiche personalizzate;
- terrà conto delle norme relative allo svolgimento degli esami di Stato o delle rilevazioni annuali degli apprendimenti che verranno eventualmente fornite dal Ministero: si segnala che, ad oggi, per lo svolgimento dell’esame di stato non è previsto l’uso di misure compensative e dispensative per alunni con BES senza certificazione.
Il modello di PDP per alunni con svantaggio
In allegato un eccellente Piano Didattico Personalizzato per allievi con altri Bisogni Educativi Speciali (BES-Dir. Min. 27/12/2012; C.M. n. 8 del 6/03/2013), svantaggio socioeconomico, culturale e alunni in situazione di malattia definito e attuato dall’Istituto Comprensivo Statale «Vittorino Da Feltre» di Torino guidato magistralmente dal Dirigente Scolastico professor Giorgio Brandone, una vera icona di professionalità e competenza gestionale. La compilazione del PDP viene effettuata dopo un periodo di osservazione dell’allievo. Il PDP viene deliberato dal Consiglio di classe/Team, firmato dal Dirigente Scolastico, dai docenti e dalla famiglia (e dall’allievo qualora lo si ritenga opportuno).
Modello pdp per-svantaggio socio-economico e-culturale-