In una scuola di Bassano del Grappa ci sono il docente dello “star bene” e lo “studente tutor”

Docente tutor? All’istituto tecnico economico e tecnologico Einaudi di Bassano del Grappa, esiste già da una decina di anni la figura del docente incaricato dello “star bene a scuola”, con una funzione strumentale ad hoc.
Se la riforma del Ministro Valditara punta a rendere strutturale l’inserimento di un insegnante ad hoc per valorizzare i talenti, la scuola in questione guidata da Laura Biancato già da anni prova a capire come prevenire i disagi.
Si tratta di un docente incaricato di avere le «antenne» per poter captare tutte le situazioni problematiche, si legge su Il Corriere della Sera, le richieste di aiuto sotterranee, intercettarle prima che diventino realmente gravi, andando incontro con discrezione e puntualità alle difficoltà degli studenti, un attimo prima che degenerino, in collaborazione con una squadra di esperti: una psicologa, un counselor, una psicopedagogista interna, e due vice presidi.
“Seguo i progetti di educazione alla salute, con associazioni che si occupano della prevenzione: dai tumori giovanili alle dipendenze– spiega Annamaria Faccio, che ha preso l’incarico di coordinatrice dello “star bene” due anni fa —. Ma anche gli interventi psicologici, coordinando tutte le attività, dallo sportello ascolto ai colloqui individuali e con le famiglie. C’è un rapporto continuo di relazione con i ragazzi, i docenti, per scegliere le strategie migliori, di informazione, comunicazione, intervento”.
“Prima i ragazzi erano più portati a chiedere aiuto– spiega la docente – adesso noto che hanno più problemi ad aprirsi, a parlare. I problemi più frequenti? Attacchi di panico, difficoltà di relazione con i coetanei, incapacità di gestire gli insuccessi, di essere giudicati, di prendere decisioni per il futuro”.
L’insegnante ammette: “Io non ho sempre le soluzioni in mano, ma le trovo con gli altri docenti, e ho capito che mettersi in discussione è il primo modo per riuscire a entrare in comunicazione con loro“.
Si è poi inserita la figura dello studente tutor, uno studente più grande che aiuta ad orientarsi qualcuno più piccolo, magari appena entrato a scuola.
“Ho avuto un figlio che ha frequentato questa scuola e ho capito che uno dei punti forti era proprio la partecipazione, elevatissima, di tutti alla vita scolastica— spiega Laura Biancato, dirigente da tre anni —. I ragazzi più maturi sono chiamati ad accogliere e accompagnare i più piccoli, a prendersene carico, fin dagli inizi dell’anno scolastico, e in questo modo vengono responsabilizzati”.
“Ci sono due percorsi differenziati, ed entrambi accompagnati da una formazione specifica che i ragazzi di quarta e quinta, dopo una selezione, effettuano prima dell’inizio dell’anno, tra fine agosto e inizio agosto: un vero e proprio campus di una settimana per imparare ad essere tutor“, spiega Biancato.
Diventare studente tutor ha anche dei vantaggi immediati per i diretti interessati: “Prendono un credito, e hanno un voto in educazione civica e comportamento. Ma non è una retribuzione, perché il fatto stesso di essere tutor li rende partecipanti, competenti, insegna loro a spiegare , capire, relazionarsi. Ne guadagnano molto di più in termini di crescita e maturità”.