In tutta Italia scuole al gelo a causa di problemi con il riscaldamento. I presidi: “Abbiamo le mani legate. E non possiamo usare la DAD”
Ogni anno la stessa storia ogni volta che iniziano a calare le temperature: molte scuole da Nord a Sud hanno problemi con il riscaldamento. Problemi che causano disagi come fare lezione con giubbotti e coperte se non addirittura sospendere le attività didattiche.
Come ricorda Il Fatto Quotidiano, il problema infatti riguarda tutto il Paese: a Roma da giorni quarantacinque istituti nei Municipi II, IV, V e VII si trovano al freddo; a Pescia la preside del “Sismondi-Pacinotti” ha sospeso le lezioni mentre ad Aosta l’impianto della scuola di via Festaz nei giorni scorsi non è partito. Così gli studenti del comprensivo di Frignano, nel plesso di piazza Mazzini che ospita la scuola media e l’infanzia, sono costretti ad ascoltare i docenti con la coperta. Problemi anche a Cologno Monzese al “Da Vinci” e a Enna alla primaria “Santa Chiara” dove il sistema di riscaldamento, salvo quello della palestra, non è ancora operativo.
“Ogni anno è sempre peggio” dicono i dirigenti scolastici. “Paghiamo – spiega Paola Bortoletto, la presidente nazionale dell’Associazione dirigenti scolastici – il fatto di avere molte scuole in edifici storici dov’è difficile fare manutenzione agli impianti e dove manca anche l’efficientamento energetico”.
Le fa eco Antonello Giannelli, numero uno dell’Associazione nazionale presidi: “Noi abbiamo le mani legate e gli enti hanno sempre meno fondi. Non possiamo nemmeno pensare di usare uno strumento d’emergenza come la didattica a distanza per queste situazioni come ha fatto qualcuno”.
Il quotidiano ricorda i dati di Cittadinanzattiva e di Legambiente. I primi ci dicono che su 6.217 sedi scolastiche prese in considerazione, 767 hanno indicato di non avere il riscalmento. Il più diffuso è quello centralizzato a metano (68%) anche se il dato in alcune regioni, supera l’80%, ben al di là della media nazionale. È il caso di Marche (89,6%), Abruzzo (88,7%), Basilicata (88.4%), Veneto (86,3%), Molise (87,4%), Toscana (80,8%). Quello a gasolio è presente nell’11% delle sedi anche se la percentuale risulta maggiore in tre regioni, tra cui la Sardegna con il 54,1%, la Valle d’Aosta con il 32,6%, la Sicilia con il 24,9%.
Tra gli interventi previsti dal Pnrr, la riqualificazione energetica riguarderà sicuramente le 166 nuove scuole e probabilmente una parte delle 2.100 da riqualificare; poca cosa, però, se confrontate con l’intero patrimonio di edilizia scolastica esistente.
I numeri di Legambiente sono in linea: se i Comuni capoluogo che hanno realizzato interventi per l’efficientamento energetico delle scuole, negli ultimi cinque anni, sono stati a livello nazionale il 79,2%, con uno scarto che va dal 92,9% delle amministrazioni del Centro al 45,5% del Sud. A beneficiare di tali interventi però, sono stati solo il 12,7% degli edifici: per il 17,5% del Nord, per il 13,8% del Centro, per il 5,1% delle Isole, per lo 0,9% del Sud. Negli edifici in cui sono stati realizzati interventi, questi hanno riguardato per il 41,6% i doppi vetri e/o serramenti, per il 26,1% l’isolamento delle coperture, per il 24,8% il relamping, per il 23,8% la sostituzione delle caldaie a gas tradizionali con quelle a condensazione, per il 19,3% l’isolamento delle pareti, per l’11,6% progetti di riqualificazione complessiva. Su 6.343 edifici oggetto della nostra indagine, solo il 30,7% risulta disporre di certificazione energetica. Tra questi un esiguo 5,4% risulta essere in classe A, mentre il 33,2% è fermo in classe G.