In tre anni +5,8% di inflazione, Pacifico (Anief): rinnovare subito il contratto, i nostri docenti, Ata e impiegati pubblici sono sempre più poveri

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Tra gennaio 2019 all’inizio del 2022 la crescita del tasso d’inflazione ufficiale è stata pari al 5,8%: lo dice oggi l’Istat attraverso la pubblicazione degli indici nazionali dei prezzi al consumo. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commenta: “In questa situazione serve sbloccare con urgenza il rinnovo del contratto.

Perché il costo della vita – dice il sindacalista – sta rendendo sempre più poveri gli italiani, soprattutto i dipendenti pubblici, a partire dai docenti e Ata che percepiscono stipendi al di sotto della media nazionale con un disavanzo annuo di circa 4mila euro”.

Tra dieci giorni il sindacato ha programmato uno sciopero: tra i motivi della protesta, vi sono anche gli stipendi irrisori che la categoria continua a percepire: insegnanti, collaboratori scolastici e amministrativi della scuola stanno ogni giorno diventando sempre più poveri.

Lo scoppio della guerra in Ucraina aggraverà la situazione, considerando che le materie prime, a partire dai carburanti, hanno subìto un’impennata di costi già in pochi giorni. Basta indugi, il Governo deve agire sulle buste paga dei lavoratori statali, in particolare su quelli della scuola: ma tenendo anche presente che il 4 per cento di aumento del triennio 2018/21, con meno di 2mila euro di arretrati, peraltro ancora da sottoscrivere, può essere solo l’inizio, non certo la risposta definitiva”, conclude il leader dell’Anief Marcello Pacifico.

Il sindacato Anief chiede al Governo di recuperare i 7 punti d’inflazione che comunque rimarrebbero in vita anche con l’aumento del 4.02% del prossimo rinnovo contrattuale che attualmente è appena sopra i 100 euro medi a lavoratore: servirebbero, quindi, altri 200 euro.

Come servirebbe le indennità di sede, incarico e rischio biologico, ma anche il recupero del 2013 ai fini della carriera, quindi per aumenti contrattuali, pensioni e progressioni di carriera. Il sindacato, infine, si batterà per reintrodurre il primo gradino stipendiale sottratto ai neo-assunti e uno ‘scatto’ dopo 35 anni di carriera, a meno che non si crei una finestra per il pensionamento anticipato a 63 anni senza tagli all’assegno.

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