In Romania hanno vinto i docenti: +25% di stipendio dopo tre settimane di scioperi e manifestazioni. Il commento dell’Anief: bisognerebbe prendere esempio

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Lo sciopero alla lunga paga. Anche in Romania, dove i docenti percepiscono stipendi molto più bassi rispetto alla media europea: è accaduto che dopo tre settimane di scioperi e manifestazioni di protesta giornaliere organizzate con molto seguito a Bucarest, Iasi e in altre città della Romania, il governo rumeno ha ceduto, annunciando di volere aumentare del 25% gli stipendi degli insegnanti, rispetto al 2% messo sul piatto dalla parte pubblica in fase iniziale.

L’esecutivo rumeno ha anche detto di volere assegnare voucher annuali di 300 euro per le spese e di allineare annualmente i salari all’inflazione.

Non sappiamo quanto possa avere inciso – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ma sicuramente c’è un nesso con il convegno svolto nei giorni scorsi in terra rumena con gli amici USLIP IASI News dove ho denunciato come presidente di Europe Academy Cesi con Laviniu Adrian Lăcustă il basso stipendio dei docenti della Romania rispetto al resto del pubblico impiego. È indubbiamente un inizio importante: un grazie ai sindacati rumeni degli insegnanti e alle lavoratrici e ai lavoratori, che hanno rinunciato con sacrificio alla propria retribuzione per raggiungere questo risultato. Magari è un esempio da seguire in Europa a chi si chiede sempre perché lo stipendio è così basso”.

 

Anche in Italia – prosegue il presidente Anief – bisognerebbe capirlo: nel nostro Paese In Italia chi sarebbe disposto a scioperare oggi? I precedenti ci dicono che pochi lavoratori italiani sarebbero disposti a perdere oltre 500 euro, come è accaduto negli ultimi 20 giorni in Romania, anche se pure da noi i compensi mensili cominciano a gridare vendetta se solo pensiamo che si va verso il 20% di valore in meno per via dell’inflazione. Ecco perché – conclude Pacifico – Anief ricorre al giudice chiedendo almeno l’applicazione della vacanza contrattuale piena prevista per legge, pari a circa 120 euro lordi medi al mese più il recupero ai fini degli scatti stipendiali del 2013 svenduto da altri”.

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