In Polonia gli studenti dai 14 anni imparano a sparare e a difendersi: come la scuola si trasforma in un vero e proprio addestramento militare

In risposta alla crescente tensione con la Russia, la Polonia ha introdotto un programma di educazione alla sicurezza nelle scuole, rivolto agli studenti a partire dai 14 anni.
L’iniziativa nasce dalla necessità di preparare la popolazione civile, soprattutto i più giovani, a possibili scenari di conflitto. Le scuole polacche sono ora obbligate a inserire nei loro programmi corsi che comprendono nozioni di base sulla difesa, addestramento al tiro con armi ad aria compressa o laser, e disciplina militare, con l’obiettivo di formare cittadini pronti a intervenire in situazioni di emergenza.
Un percorso formativo che unisce teoria e pratica
Oltre ai corsi obbligatori, alcune scuole superiori hanno creato veri e propri indirizzi militari alternativi a quelli tradizionali come lingue o arti. Gli studenti che scelgono questa opzione seguono un percorso completo che include esercitazioni di difesa personale, addestramento al tiro, primo soccorso e disciplina militare.
L’addestramento pratico è curato da istruttori specializzati che insegnano tecniche di mira e gestione dello stress, come spiegato durante le lezioni: “Devi trattenere il respiro e poi tirare, perché se si rimane in posizione troppo a lungo, il braccio inizia a tremare”, spiega uno studente come segnala Euronews.
Impatto psicologico e sociale dell’addestramento militare sui minori
L’introduzione di programmi di addestramento militare e di educazione alla sicurezza nelle scuole, rivolti a studenti minorenni, desta perplessità rilevanti sull’impatto psicologico e sociale che tali iniziative possono avere sui giovani. Se da un lato l’obiettivo dichiarato delle autorità polacche è quello di rendere i ragazzi più consapevoli, resilienti e pronti ad affrontare situazioni di emergenza, dall’altro emergono dubbi e preoccupazioni legati alle possibili conseguenze emotive di un’esposizione precoce a tematiche e pratiche tipicamente militari.
Gli esperti di psicologia dell’età evolutiva sottolineano che l’adolescenza è una fase particolarmente delicata, in cui la personalità si sta ancora formando e la percezione del rischio, della paura e della responsabilità è in continua evoluzione. L’inserimento di esercitazioni di tiro, simulazioni di conflitto e lezioni di disciplina militare può generare, in alcuni casi, ansia, stress o senso di insicurezza, soprattutto nei ragazzi più sensibili o meno inclini a contesti competitivi e conflittuali. Alcuni psicologi avvertono che la normalizzazione di pratiche militari a scuola rischia di influenzare negativamente la visione della realtà, portando i giovani a percepire il mondo esterno come costantemente minaccioso e a sviluppare una mentalità difensiva o aggressiva.
Sul piano sociale, la presenza di corsi di addestramento militare può incidere sulle dinamiche di gruppo e sulle relazioni tra pari. Da un lato, la condivisione di esperienze intense e la necessità di collaborare in situazioni di simulazione possono rafforzare il senso di appartenenza e la coesione tra gli studenti. Dall’altro, però, esiste il rischio di esclusione o emarginazione per chi non si riconosce nei valori o nelle pratiche proposte, alimentando divisioni e tensioni all’interno della comunità scolastica. Le associazioni di genitori e alcuni pedagogisti chiedono quindi che tali programmi siano accompagnati da un attento supporto psicologico e da momenti di riflessione collettiva, per garantire che la formazione alla sicurezza non si trasformi in un fattore di disagio o di pressione eccessiva.