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In pensione a settembre per le nate entro il 31 dicembre 1962 con opzione donna 2021, ecco la guida

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La manovra di Bilancio definitivamente approvata ha previsto la proroga di un altro anno del regime sperimentale donna. I requisiti vanno centrati entro la fine del 2020. In uscita quindi anche le nate entro la fine del 1962.

In zona cesarini e con il rischio di esercizio provvisorio detonato dal testo bloccato arrivato in Senato, la manovra di Bilancio 2021 è divenuta legge dello Stato. Una manovra da 40 miliardi che ha riservato anche il solito pacchetto pensioni. Nulla di trascendentale, perché le uniche novità introdotte sono solo delle conferme di misure già in vigore ma che sarebbero cessate il 31 dicembre 2020.

C’è l’ennesima salvaguardia esodati, c’è la proroga dell’Ape sociale e c’è la proroga di opzione donna. Proprio sulla proroga del cosiddetto “regime sperimentale donna” oggi approfondiamo il discorso, perché c’è da chiarire chi nel comparto scuola potrà sfruttare questo canale di uscita agevolato.

Uscite a settembre con opzione donna, chi le interessate?

La misura come dicevamo è stata estesa di un altro anno e quindi la sua sperimentazione continuerà anche per tutto il 2021. La misura ha un suo lato particolare relativo alla data di completamento del doppio requisito necessario. Infatti per le uscite si deve guardare all’anno precedente sia per l’età che per la contribuzione versata. Così alla stregua di quelle lavoratrici che hanno potuto lasciare il lavoro nel 2020, con età e contributi completati nel 2019, così per il 2021 l’anno di osservazione è il 2020.

Nella scuola poi, dal momento che il fattore temporale determinante è l’anno scolastico, le uscite sono tutte dal 1° settembre 2021. Potranno quindi lasciare il lavoro con opzione donna, le lavoratrici che hanno completato 58 anni di età (59 per le lavoratrici autonome) e 35 di contributi, entrambi entro il 31 dicembre del 2020. Per questo le lavoratrici che rientrano in questa nuova proroga del regime sperimentale donne e che potranno sfruttare l’anticipo nel 2021 sono le nate entro il 31 dicembre 1962 (per le lavoratrici autonome per quanto detto prima, escono le nate entro il 31 dicembre 1961).

Pertanto, chiunque abbia completato i 58 o i 59 anni entro la fine del 2020, e alla stessa data ha già i 35 anni di contribuzione richiesti, potrà accedere alla pensione con opzione donna.

Il riepilogo dei requisiti richiesti da opzione donna 2021

A scanso di equivoci quindi, per poter accedere alla pensione  con opzione donna occorre rispettare i seguenti requisiti:

  • 58 anni di età compiuti entro il termine del 31 dicembre 2020 per le lavoratrici dipendenti;
  • 59 anni di età compiuti entro il termine del 31 dicembre 2020 per le lavoratrici autonome;
  • 35 anni di contribuzione versata entro il termine del 31 dicembre 2020.

Per quanto concerne il requisito assicurativo dei 35 anni di versamenti occorre sottolineare che sul sito dell’Inps viene precisato che “ai fini del perfezionamento del requisito contributivo è valutabile la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata in favore dell’assicurata, al netto dei periodi di malattia, disoccupazione e prestazioni equivalenti”.

Per poter uscire con opzione donna occorre aver cessato il proprio rapporto di lavoro, fattore questo necessario per le lavoratrici dipendenti ma non per le lavoratrici autonome che quindi possono continuare ad esercitare la loro attività.

Nella scuola, che come detto, segue regole particolari sui pensionamenti, questo vincolo della cessazione dal servizio dovrebbe essere fatta entro febbraio. Questo in via eccezionale dal momento che al 7 dicembre scorso, quando scadeva il termine per le cessazioni dal servizio per le docenti per i pensionamenti 2021, non essendo ancora sopraggiunta la proroga di opzione donna, non è stato possibile presentare domanda di cessazione.

Opzione donna inoltre prevede che ci sia da attendere una finestra di 12 mesi per incassare il primo rateo di pensione se la richiedente è una lavoratrice dipendente e 18 mesi se invece è una lavoratrice autonoma.

Infine, dal punto di vista del calcolo della prestazione, le regole sono quelle conosciute e che fanno di opzione donna una misura altamente penalizzante per le lavoratrici che optano per l’uscita. Infatti il calcolo della prestazione è interamente con il sistema contributivo.

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