In Italia un docente su cinque lavora lontano da casa e lo stipendio se ne va quasi tutto per motivi di lavoro, Anief rivendica l’indennità di trasferta

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“Un insegnante su cinque lavora lontano dal proprio domicilio, ma questo non è considerato perché nella scuola non esiste un’indennità di trasferta a differenza del settore privato, per esempio dei metalmeccanici”.

A ricordarlo è Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, commentando le ultime aperture del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara sull’inadeguatezza degli stipendi del personale della scuola, soprattutto in città come “Roma dove ad esempio il costo della vita è molto caro” al punto che con “1.300 euro al mese, il compenso di un insegnante elementare, tra costo della spesa e affitto, pagati questi, rimangono appena 153 euro”.

Il leader del giovane sindacato si è quindi detto d’accordo con il ministro dell’Istruzione e del Merito, chiedendo di garantire quella dignità per i docenti e il personale Ata che ad oggi, invece, non viene soddisfatta: il sindacalista autonomo ricorda che “era stata data un’indennità di continuità didattica veramente irrisoria e, comunque, il problema è proprio quello di garantire un ‘ristoro’ a chi lavora lontano da casa”.

Il presidente Anief si è soffermato sui “metalmeccanici: fra indennità di trasferta, alloggio e vitto, si arriva ad una diaria di 80 euro esentasse giornaliera. Allora, quando si parla di quei pendolari che da Napoli vanno a Bergamo, bisogna tener conto che il governo, se vuole affrontare questo tema, deve mettere le risorse per poter ristorare e risarcire chi va lontano, altrimenti lo stipendio si spende soltanto per lavorare e non rimane più niente per sé stessi. Questo significa sopravvivere e avvicinarsi alla soglia di povertà”, ha concluso Pacifico.

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