In Italia minimo storico di nascite (peggio del 1995) e famiglie sempre più piccole. Valditara: “La questione demografica influenzerà sempre più le scelte di governo”

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L’Italia affronta una nuova sfida demografica, con dati che delineano un quadro in continua evoluzione. L’Istat, nel suo rapporto sugli indicatori demografici del 2024, ha fotografato una situazione caratterizzata da un calo delle nascite, un aumento dell’emigrazione e famiglie sempre più piccole.

Crollo della fecondità: “peggio” del 1995

Il dato più allarmante riguarda la fecondità. Con soli 1,18 figli per donna, l’Italia registra un nuovo minimo storico, superando il precedente record negativo di 1,19 figli del 1995. Il dato si traduce in un numero di nascite significativamente inferiore: 370mila nel 2024 contro le 526mila del 1995. La tendenza al calo delle nascite sembra quindi inarrestabile, con conseguenze importanti per il futuro del Paese.

Emigrazione in aumento e crescita dei nuovi cittadini

Un altro fenomeno in crescita è quello dell’emigrazione. Nel 2024, sono state 191mila le persone che hanno lasciato l’Italia per trasferirsi all’estero, con un aumento del 20,5% rispetto all’anno precedente. Di queste, ben 156mila sono cittadini italiani, un dato che segna un incremento del 36,5%. Parallelamente, si registra un aumento delle acquisizioni di cittadinanza italiana: 217mila nel 2024, superando il precedente massimo di 214mila del 2023.

La dimensione media delle famiglie continua a ridursi

Infine, l’Istat ha evidenziato come le famiglie italiane siano sempre più piccole. In vent’anni, la dimensione media è passata da 2,6 a 2,2 componenti (media 2023-2024). “Famiglie sempre più ristrette”, sottolinea l’Istituto, un dato che riflette i cambiamenti sociali e culturali in atto nel Paese. Unico dato positivo, in questo scenario, è rappresentato dall’aumento della speranza di vita, che si attesta a 83,4 anni, quasi 5 mesi in più rispetto al 2023.

REPORT ISTAT

Meno alunni, più classi a rischio

Il calo demografico, inevitabilmente, si ripercuote in modo significativo sul sistema scolastico nazionale. La progressiva diminuzione delle nascite si traduce, inevitabilmente, in un minor numero di bambini iscritti a scuola, generando una serie di conseguenze a cascata.

Uno degli effetti più immediati è la formazione di classi meno numerose, specialmente nelle aree interne e nei piccoli comuni, dove il fenomeno dello spopolamento è più marcato. La situazione porta spesso al rischio di non raggiungere il numero minimo di alunni per classe stabilito dalla normativa, con la conseguente necessità di sopprimere classi o di creare pluriclassi, ovvero classi che accorpano studenti di anni di corso differenti.

Nei casi più critici, la contrazione degli iscritti può condurre alla chiusura di interi plessi scolastici, soprattutto quelli situati in zone montane o rurali. L’eventualità causa disagi alle famiglie, costrette a spostamenti più lunghi per garantire l’istruzione dei figli, e impoverisce il tessuto sociale delle comunità locali, private di un importante punto di riferimento educativo e culturale.

La riduzione del numero di classi e di scuole ha anche un impatto diretto anche sulla gestione del personale docente e ATA. Si verificano situazioni di esubero, con insegnanti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario che perdono la titolarità della cattedra o del posto.

Valditara: “La questione demografica influenzerà sempre più le scelte di governo”

Negli scorsi giorni, su questo tema, è intervenuto anche il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Durante un intervento all’InLife International Quality Life Forum di Ascoli Piceno, Valditara ha affermato che l’istruzione non deve limitarsi alla trasmissione di conoscenze, ma deve promuovere consapevolezza e benessere.

“In un Paese come l’Italia, dove la questione demografica influenzerà sempre più le scelte di governo, è fondamentale creare le condizioni per favorire nuove nascite, partendo da un sistema educativo che garantisca tutela e consapevolezza sin dall’infanzia”, ha spiegato Valditara. Il Ministro ha evidenziato la necessità di una crescita armoniosa dei bambini, offrendo loro non solo competenze, ma anche strumenti per affrontare le sfide della vita. L’approccio richiede politiche educative integrate, che uniscano istruzione, salute e promozione di stili di vita sani.

Il legame tra scuola e demografia è diventato sempre più strategico, come ha evidenziato il Ministro, in un’Italia che affronta un calo delle nascite senza precedenti. I dati Istat confermano la tendenza e lo scenario ha un impatto diretto sul sistema scolastico, con la riduzione di classi e istituti, ma rappresenta anche un’opportunità per ripensare la scuola come strumento di rinascita sociale.

La transizione demografica pone, dunque, nuove sfide alla scuola: formare una forza lavoro più ridotta ma più qualificata, in grado di sostenere un’economia con un numero crescente di anziani e meno giovani. Investire sull’orientamento, sulla competenza digitale e sulla flessibilità didattica sarà fondamentale per preparare gli studenti a un mercato del lavoro in rapida evoluzione.

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