In Italia abilitarsi è una chimera, per questo si va in Romania e Spagna. Lettera
Gentile Ministra dell’Istruzione, Gentili Membri della Commissione Cultura, pur non essendo a Voi imputabile l’accidentato e contraddittorio guazzabuglio di norme che ha contraddistinto l’argomento in oggetto, ovvero la formazione iniziale e il reclutamento insegnanti, saranno a Voi ascrivibili la scelta di porre fine alla continua violazione di diritti che ne è il risultato, oppure il continuare a non voler affrontare una volta per tutte il problema attraverso un coraggioso atto di semplificazione che renda giustizia ai tanti giovani che, nel percorso di studi, hanno subìto i continui cambiamenti, ritrovandosi a fine percorso con una inaccettabile vacatio legislativa.
La legge 107/2010 istituirà finalmente la “ laurea magistrale abilitante”. Da cittadina che vive e respira con competenza il mondo della scuola, lavorandovi come docente da diverso tempo, mi auguro che nel concomitante tirocinio si valorizzino di più le scuole rispetto alle università, laddove, negli anni delle SSIS, se devo basarmi sulla mia esperienza di tutor di tirocinanti SSIS, capitava che i docenti universitari riproponessero agli allievi le stesse lezioni teoriche e gli stessi esami già proposti durante il pregresso percorso di laurea…
Ma veniamo al motivo per cui parlo di violazione di diritti, inerzia legislativa, mancata valutazione di impatto del susseguirsi delle norme, salvo poi a ritrovarsi sommersi da ricorsi:
Risale al 1999 l’allungamento del percorso di studi ( 3+2), con l’istituzione della laurea specialistica: “ Il corso di laurea specialistica ha l’obiettivo di fornire allo studente una formazione di livello avanzato per l’esercizio di attività di elevata qualificazione in ambiti specifici .” (D.M. 509/99, comma 5). Nelle intenzioni del legislatore si voleva in realtà valorizzare la laurea triennale per avvicinare il Paese all’Europa, ma i percorsi triennali, estesi tout court a tutte le lauree, sono state un fallimento totale, non corrispondendovi, nel nostro arretrato sistema economico, adeguati sbocchi lavorativi.
Ma anche la laurea specialistica, pur fornendo allo studente una formazione di livello avanzato per l’esercizio di attività di elevata qualificazione in ambiti specifici, per ciò che riguarda l’insegnamento, non era ancora titolo adeguatamente spendibile e qualificato (!) E’ dunque la stagione delle SSIS, con tutte le problematiche connesse, poi chiusasi per lasciare il posto a PAS, TFA, ecc.
Ma nell’ attesa della laurea magistrale abilitante, cosa vogliamo fare di tutti i laureati specialistici in discipline di insegnamento che sono specialisti del niente????
In questo Paese abilitarsi alla professione di insegnante è attualmente una chimera. Si è costretti ad abilitarsi in Spagna, in Bulgaria… In questi anni, intanto, le Università sfornano master a tutto spiano cui non corrispondono sbocchi lavorativi effettivi, ma al massimo attività di volontariato “ a gratis”. I nostri giovani, già penalizzati da un percorso di studi secondario più lungo rispetto all’Europa, subiscono il calvario di una formazione terziaria che non brilla nelle classifiche internazionali e non riconosce l’impegno, anche economico, comunque profuso.
Ci si chiede se la politica si sia mai occupata dei giovani e del futuro del Paese o si sia piuttosto aggrovigliata nell’inerzia, inettitudine, nei veti incrociati di piccoli e grandi interessi partitocratici contrapposti.
Non sembra più il caso di chiedere, ai cittadini di un Paese in ginocchio da 10 anni di crisi, di continuare a ingrassare il maiale. Occorre la capacità di semplificare, armonizzare, restituire dignità all’impegno dei giovani che hanno studiato e sono costretti a partire per altri Paesi. Non saranno tutti “cervelloni”, sono cittadini, sono risorse per il futuro del Paese cui la politica ha il dovere di dare risposte. Come ha il dovere di dare risposte a chi resta perché non se la sente di lasciare il Paese e si arrabatta alla meglio. E ha il dovere di dare risposte a noi genitori, che abbiamo allevato con fiducia i nostri figli e abbiamo sempre creduto nell’impegno. Ma che ormai crediamo , con loro, solo in una crescente, insopprimibile indignazione.
Professoressa Anna Maria Mezzolla