“In Finlandia i docenti entrano in ruolo per chiamata diretta e gli stipendi partono da 2300 euro”. Il racconto del preside che lavora in una scuola finlandese

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Non solo metodi didattici differenti. Anche la modalità di reclutamento degli insegnanti e gli stipendi mettono distanza fra il sistema scolastico italiano e quello finlandese.

Mentre negli ultimi giorni si parla incessantemente della famiglia che dalla Finlandia si era trasferita a Siracusa per poi decidere di “scappare” in Spagna a causa del sistema scolastico arretrato, su Rai 3, la sera del 9 gennaio, è andato in onda un’inchiesta che mette a paragone proprio i due sistemi scolastici.

Partiamo dal reclutamento: in base a quanto raccontato dal preside Rosario Fina, che lavora da anni in Finlandia, nel Paese nordico “esiste la chiamata diretta, non si va per concorsi. Già a 25 anni si può essere docenti di ruolo”.

Poi si passa alla retribuzione degli insegnanti: “In una scuola elementare un docente parte da una base di 2300 euro a cui vanno aggiunti scatti di anzianità e altro. Al liceo si parte da 3000 euro, stipendio che potrà essere incrementato e arrivare a 4000 o forse qualcosa in più”.

Tralasciando la parte retributiva che non può di certo essere sovrapposta in maniera precisa, per via di differenze sostanziali fra i Paesi, in molti si chiedono se il modello finlandese, fatto di ricerca di abilità, niente interrogazioni alla lavagna e tutti gli altri aspetti tipici della cultura scolastica finlandese, possa essere riproposto in Italia. Secondo il preside questo non è possibile ma  “possiamo imparare una lezione, quella della progettualità, dell’attenzione alla ricerca pedagogica e dell’attenzione al singolo”.

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