In Emilia Romagna come in Francia e Inghilterra, ipotesi “spring break” e anno scolastico più lungo, in classe fino alla fine di giugno

La Regione Emilia-Romagna sta valutando una possibile riforma del calendario scolastico, introducendo una novità assoluta per l’Italia: lo “spring break”, una pausa primaverile ispirata ai modelli di Francia e Inghilterra.
L’idea, rilanciata dalla neo-assessora regionale alla Scuola Isabella Conti, prevede di allungare l’anno scolastico sia a settembre che a giugno, inserendo una sosta a metà percorso per permettere a studenti e insegnanti di ricaricare le energie. In molti Paesi europei, come la Francia, il calendario scolastico è scandito da più periodi di vacanza, con lezioni che iniziano a settembre e terminano a luglio, e una pausa primaverile di circa due settimane. In Inghilterra, invece, sono previsti mini break di 3-4 giorni tra una vacanza lunga e l’altra, oltre alle tradizionali vacanze di Natale, Pasqua ed estate.
Consultazione pubblica e confronto con il territorio
La proposta di riforma nasce dalla volontà di rispondere alle esigenze di studenti, famiglie e docenti, ma anche di coinvolgere tutti gli attori interessati, come sottolineato dalla sottosegretaria regionale Manuela Rontini: “Non si tratta solo di stabilire delle date, ma di ragionare su come il tempo scuola si intreccia con le esigenze educative, formative, sociali, familiari ed economiche delle comunità locali”. La Regione ha annunciato un percorso di consultazione pubblica per raccogliere opinioni e suggerimenti, con particolare attenzione alle preoccupazioni degli operatori turistici della riviera romagnola, che temono ripercussioni sul turismo estivo in caso di un prolungamento delle lezioni a giugno. L’assessora Conti ha ribadito che ogni decisione sarà frutto di un confronto ampio: “Serve creare momenti di condivisione con tutte le parti in gioco, senza strappi”.
Le motivazioni della riforma e le sfide da affrontare
Tra le motivazioni principali della riforma, la necessità di rendere le scuole più vivibili durante i mesi più caldi, come richiesto da numerosi genitori e insegnanti preoccupati per le alte temperature di giugno. “Stiamo pensando a come rendere le scuole più vivibili nei periodi più caldi, senza dimenticare le legittime preoccupazioni del settore turistico”, ha spiegato Conti, che detiene anche la delega all’edilizia scolastica. L’introduzione di uno spring break rappresenterebbe una svolta storica per il sistema scolastico, che finora non ha mai previsto una pausa primaverile strutturata. Il dibattito è aperto e coinvolge tutto il territorio: la sfida sarà trovare un equilibrio tra le esigenze della scuola, delle famiglie e del tessuto economico locale, per una riforma che possa essere davvero condivisa e duratura.
La lunga estate della scuola italiana: un problema da affrontare
Come è noto, orientarsi nel dibattito sulla riorganizzazione del calendario scolastico non è semplice, considerando le implicazioni sul turismo nazionale, da tempo strutturato attorno alle vacanze scolastiche, e le diverse capacità territoriali di garantire le lezioni durante i mesi più caldi.
Un’analisi comparativa dei sistemi scolastici internazionali può offrire spunti utili, evidenziando analogie e differenze nella distribuzione degli impegni didattici durante l’anno. Con ben 14 settimane di pausa nel Nostro Paese, si pone il problema di una possibile dispersione delle conoscenze acquisite durante l’anno scolastico e delle difficoltà nel riprendere il ritmo di studio a settembre. Mentre la maggior parte dei Paesi europei prevede una pausa estiva tra le 8 e le 12 settimane, l’Italia si colloca tra quelli con le vacanze più lunghe, insieme a Irlanda, Grecia, Lettonia, Malta, Portogallo, Albania e Islanda.