In classe chiedo a ogni ragazzo come sta, ogni giorno di più si crea un legame affettivo indispensabile. Lettera

Inviata da Stefania Conte – Il tempo scorre inesorabile, è davvero inafferrabile, tutto scorre, tutto muta e tutto è in continuo divenire. Sembra ieri quando ancora da maestra di scuola primaria scrivevo alla vostra redazione perché come “Ingabbiata di ruolo” gridavo l’importanza di attivare dei corsi abilitanti per altra classe di concorso.
Oggi torno a scrivere ma da prof di scienze umane e filosofia.
Che avventura straordinaria può essere la vita se davvero si cavalcano le onde del mare a volte tempestoso con perseveranza, fiducia e speranza.
Quella speranza che in me non è mai venuta a mancare perché frutto di una passione mai spenta, ma autentica nel credere di poter realizzare un giorno quel sogno che mi porta oggi a poterlo davvero vivere.
Insegno scienze umane e filosofia al liceo scienze umane di Palermo e mi ritrovo ogni giorno a vivere momenti intensi di formazione, di arricchimento continui.
I ragazzi sono il motore delle mie passioni, coloro che ogni giorno mi pongono infinite domande su come organizzare quotidianamente le mie lezioni per renderle attive, appassionanti e vicine ai loro interessi.
Tutto questo stimola in me curiosità, voglia di saperne di più e mi allena nella creatività e in quel pensiero critico che mi porta a fare metacognizione continua sui miei processi di apprendimento- insegnamento.
Tutto mi viene spontaneo, naturale e quei 25 anni trascorsi a scuola primaria con i bambini sono il mio “Quid” in più, sono il mio deterrente che come in un cartometraggio mi permette di rivedere passo dopo passo le varie tappe evolutive dei miei alunni.
Mi viene semplice spiegare loro la filosofia “agganciandola” alla loro vita quotidiana, perché l’amore per il sapere diventa stimolo per attivare insieme riflessioni e quindi confronti.
Bacone può diventare l’input per interrogarsi su cosa sono i pregiudizi, come li vivo, se posso educarmi all’assenza di giudizio, Pascal diventa invece motore per interrogarsi sul perché della propria esistenza, sul chiedersi perché vivo, sul vuoto interiore ed esistenziale, sull’importanza del pensiero, della scelta quotidiana per trasformare ogni occasione in un’opportunità.
Freinet mi ricorda che lo scritto spontaneo dei ragazzi è occasione per favorire l’amore per la scrittura, il desiderio di connettersi alle proprie emozioni per tirarle fuori e condividerle con gli altri e ciò mi porta a realizzare in una quinta “La stamperia di classe” dove anche una compagna con disabilità può tirar fuori emozioni frutto del benessere favorito da queste attività.
Affrontare l’argomento sull’intelligenza emotiva, grazie a Karl Rogers, a Tolman mi porta a sperimentare attraverso delle scenette situazioni per riflettere sull’empatia, sul messaggio in prima persona, sulla resilienza!
Chi lo ha detto che i ragazzi sono superficiali?
Chi lo ha detto che i ragazzi si annoiano?
Chi lo ha scritto che questa generazione è spesso apatica e indifferente.
Sicuramente come scrive Bauman siamo di fronte ad una società liquida, ma io credo fermamente che attraverso lo zelo, la passione vera si può riaccendere quel fuoco, che è dentro ogni ragazzo che aspetta solo che venga acceso.
Solo l’ascolto attivo, lo sguardo autentico di un educatore appassionato può davvero risvegliare l’amore e il desiderio per l’apprendimento.
E io in questo fluire del tempo, mi sento viva, felice, pienamente realizzata nel condividere con questi ragazzi di questo tempo la mia avventura su questa terra.
Spesso in classe faccio l’appello emozionale, suggerito dal grande prof Alessandro D’Avenia e nel chiedere ad ogni ragazzo come stai, sento che ogni giorno di più si crea un legame affettivo che diventa indispensabile per favorire l’accoglienza e la cura nelle relazioni.
Proprio l’altro giorno, una ragazza che si definisce timida e riservata ha detto in un momento di circle- time “Mi fa stare bene sapere che qualche prof è interessato a sapere come sto, mi riscalda il cuore”.
E questo fa sì che io ho ancora voglia di accarezzare le loro anime così come insegna la cara mia amata professoressa Lucangeli che insieme a Recalcati, Galimberti e Novara mi ricorda che io svolgo il lavoro più bello del mondo!