“Imparare dal mondo reale”, il progetto di Harvard che punta a rivoluzionare la scuola. Centri diurni, officine meccaniche, serre diventano tutti luoghi di apprendimento

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Un vento di innovazione soffia sulla scuola spagnola. Project Zero, il laboratorio di innovazione educativa della Harvard Graduate School of Education, in partnership con l’Università Camilo José Cela di Madrid, ha avviato un programma pilota, Learning Outside-In, che mira a trasformare l’apprendimento, portandolo fuori dalle mura scolastiche.

L’idea di fondo è semplice ma rivoluzionaria: stimolare la curiosità e il senso di appartenenza degli studenti attraverso l’interazione con il mondo reale. Centri diurni, officine meccaniche, serre: diventano tutti luoghi di apprendimento, offrendo esperienze concrete che vengono poi integrate nel curriculum scolastico.

“Non si tratta di un progetto invasivo, in cui il laboratorio formula domande da testare nelle scuole”, spiega Daniel Wilson, ex direttore di Project Zero e responsabile del programma, in un’intervista a El Pais.

L’obiettivo è osservare e comprendere cosa accade nelle scuole coinvolte, analizzando l’impatto di questo approccio innovativo.

La pandemia, con la sua prolungata interruzione della didattica tradizionale, ha accelerato la necessità di ripensare l’educazione. “La perdita di apprendimento è una preoccupazione, ma il benessere emotivo è altrettanto critico”, sottolinea Wilson. Il progetto Learning Outside-In nasce proprio dalla volontà di rispondere a questa esigenza, offrendo agli studenti la possibilità di riconnettersi con la società e di imparare attraverso l’esperienza diretta.

Alcuni esempi concreti? Studenti di una scuola di Madrid che visitano regolarmente un centro diurno per anziani, sviluppando empatia e creando legami intergenerazionali. Oppure, studenti di El Ejido, in Almería, che imparano la scienza direttamente nelle serre, trasformando l’ambiente circostante in un laboratorio a cielo aperto.

Il progetto solleva anche interrogativi sul ruolo della tecnologia nell’apprendimento. Wilson riconosce l’importanza del dibattito sull’uso delle tecnologie digitali, ma sottolinea che in questo contesto esse vengono utilizzate come strumenti per documentare e condividere le esperienze, non come sostituti dell’interazione umana.

L’obiettivo a lungo termine è diffondere questo modello innovativo, creando risorse gratuite e organizzando visite e workshop nelle scuole pilota. “I cambiamenti non avvengono senza relazioni umane”, conclude Wilson, ribadendo l’importanza della collaborazione e dello scambio di esperienze per costruire una scuola più inclusiva e stimolante.

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