Immissioni in ruolo e risarcimenti. Avv. Miceli: cosa possono fare insegnanti, anche di ruolo, per recuperare scatti di anzianità e servizio preruolo. Si punta a stabilizzazione di docenti e ATA esclusi
La Corte Costituzionale con la sua recente sentenza n. 187 depositata il 20 luglio 2016 ha dichiarato l'illegittimità della normativa sul reclutamento degli insegnanti.
La Corte Costituzionale con la sua recente sentenza n. 187 depositata il 20 luglio 2016 ha dichiarato l'illegittimità della normativa sul reclutamento degli insegnanti.
Nell’occhio del ciclone sono cadute le norme che disciplinano le supplenze del personale docente e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nel momento in autorizzano, in violazione della normativa comunitaria, il rinnovo potenzialmente illimitato di contratti di lavoro a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti nonché di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario, senza che ragioni obiettive lo giustifichino”.
La pronuncia di illegittimità costituzionale è stata tuttavia parziale e limitata poiché l'illecito comunitario sarebbe stato cancellato, in ossequio alla sentenza Mascolo della Corte di Giustizia dell'Unione europea del 26 novembre 2014 che ha interpretato la normativa comunitaria in materia di contratti a tempo determinato.
Almeno per quanto riguarda il personale docente, la Legge 107 sulla Buona Scuola prevede la misura riparatoria del piano straordinario di assunzioni e ciò fa presumere a molti che i giochi siano finiti: siete stati abusati per anni – per molti sembra essere questa la posizione del Miur – ma ora l’Amministrazione è corsa ai ripari con un risarcimento in forma specifica e cioè con il ristoro rappresentato dalle assunzioni di massa. E con un risarcimento per equivalente monetario, quanto al personale Ata che invece non è stato interessato dal piano di assunzioni.
Ma siamo sicuri che sia questa l’interpretazione più corretta della sentenza della Consulta? Come dovranno regolarsi gli insegnanti interessati a vario titolo dalla pronuncia costituzionale? E come devono comportarsi gli insegnanti che non hanno potuto partecipare alle assunzioni, ad onta dello stesso tipo di precariato maturato nel tempo che da un lato viene stigmatizzato dalla Corte di Giustizia e dalla Consulta e che dall’altro non viene considerato nel piano di immissioni antiabuso che peraltro ha stabilizzato a sorpresa anche (molte) persone che non hanno mai lavorato nella scuola? Abbiamo girato questa e altre domande all’avvocato Walter Miceli, legale dell’Anief.
Avvocato Miceli, dopo tanti anni di battaglie e dopo tanti colpi di scena, è arrivata finalmente una sentenza finale con cui docenti, personale Ata, sindacati e legali dovranno fare i conti fin dai prossimi giorni. Ma che sentenza è? È quella che vi aspettavate?
“La prima osservazione, leggendo la sentenza della Consulta, è di carattere politico. In poche parole, la Corte Costituzionale riconosce esplicitamente che il piano di immissioni in ruolo varato con la legge 107 rappresenta la sanzione, anzi la più adeguata sanzione, rispetto all’abuso di precariato accertato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Europea. Questo riconoscimento confuta la tesi del Presidente del Consiglio Renzi secondo cui il piano straordinario di immissioni in ruolo non avrebbe avuto nulla a che fare con la sentenza di Lussemburgo del 26 novembre 2014, tanto che si era parlato addirittura di una ‘presunta sentenza’ della Corte di Giustizia”.
Il Governo ha in effetti sostenuto più volte che il piano straordinario di assunzioni fosse il frutto di una libera iniziativa politica. Il piano di assunzione, invece, secondo la Consulta rappresenta una sorta di giusto risarcimento per l’abuso anche pluridecennale del precariato scolastico. Dunque, veniamo alle considerazioni giuridiche.
“Infatti da questa sentenza scaturiscono importanti conseguenze dal punto di vista della prosecuzione delle vertenze giudiziarie”.
La prima conseguenza.
“Intanto la Corte Costituzionale supera il sacro principio del pubblico concorso come condizione indispensabile per l’assunzione in ruolo alle dipendenze della pubblica amministrazione e riconosce che, in presenza di una condizione di abusiva reiterazione dei contratti a termine, la sanzione migliore è proprio la stabilizzazione del rapporto di lavoro”.
È una rivoluzione.
“Certo. Per anni la Consulta s’era arroccata sul diverso principio secondo cui non sarebbe stato possibile sanzionare con la stabilizzazione l’abusiva reiterazione dei contratti dei dipendenti pubblici. Attenzione però. Da questa rivoluzione derivano, dicevo, altre due conseguenze. Intanto prende più vigore la richiesta di rimessione della Legge 107 alla Corte Costituzionale nella parte in cui si escludono alcune categorie di soggetti dal piano di stabilizzazione.
Potrebbe spiegarci meglio questa prima conseguenza della sentenza?
Nel momento in cui la sentenza della Consulta dice che la sanzione più corretta per l’abuso del precariato è la stabilizzazione, diventa irrazionale escludere dal piano di assunzione il personale ATA o gli insegnanti abilitati inseriti nelle graduatorie d’istituto ma con più anni di servizio di molti insegnanti collocati nelle graduatorie ad esaurimento. È un passaggio logico di una semplicità estrema. Ripeto: il piano di stabilizzazione, secondo la Consulta, è un piano di fuoriuscita dei precari dalla condizione di abusiva reiterazione dei contratti a termine in assenza di ragioni sostitutive. Se ciò è vero, la conseguenza logica è che la Legge 107 avrebbe dovuto prendere in considerazione, per delimitare la platea del personale da stabilizzare, l’anzianità di servizio, e non certo il parametro meramente formale dell’iscrizione nelle graduatorie ad esaurimento. Graduatorie in cui erano presenti anche aspiranti docenti che non avevano mai messo piede nella scuola pubblica e, dunque, neppure potevano essere definiti precari. Dunque da settembre prossimo l’Anief condurrà una battaglia senza precedenti per rimettere alla Corte costituzionale la Legge 107 nella parte in cui esclude dalle assunzioni gli abilitati inseriti nelle graduatorie d’istituto e gli ATA”.
Veniamo alla seconda conseguenza.
“La seconda conseguenza è molto importante. Alcuni Tribunali potrebbero optare per il risarcimento del danno come sanzione per l’abuso del precariato, senza sollevare la questione di illegittimità costituzionale della legge 107 nella parte in cui esclude dalle assunzioni gli abilitati inseriti nelle graduatorie d’istituto e gli ATA. Ma in questo caso la sanzione del risarcimento del danno dovrà essere realmente dissuasiva e di pari valore rispetto alla stabilizzazione. In altri termini, il risarcimento non potrà essere simbolico ma dovrà ripagare il lavoratore dalla mancata assunzione a tempo indeterminato”.
Ci sono dei precedenti sul punto?
“Già alcuni Giudici si sono espressi in questi termini. Ricordo il Tribunale di Trapani che, per esempio, ha imposto un risarcimento, in favore di un insegnante, superiore a 250.000 euro”.
Un bel risarcimento.
“Guardi, nel momento in cui la Corte stabilisce che la sanzione migliore per l’abuso di precariato è la stabilizzazione, è ovvio che chi non la ottiene dovrà avere un risarcimento di pari valore rispetto all’assunzione a tempo indeterminato”.
Però le Sezioni Unite della Cassazione avevano da poco individuato in dodici mensilità il risarcimento.
“Certo. Ma questo perché la stabilizzazione dei dipendenti pubblici per abuso di precariato è stato finora un tabù. Ma adesso la Corte Costituzionale ha fatto cadere questo tabù; per cui delle due l’una: o il MIUR soccombe in giudizio con migliaia di euro da pagare a titolo di risarcimento per la mancata assunzione oppure, e sarebbe la scelta più saggia, stabilizza i suoi dipendenti sfruttati per anni. Ecco perché l’Anief lavorerà su due versanti: da un lato promuoverà la rimessione della legge 107 davanti alla Corte Costituzionale per far estendere la procedura di stabilizzazione al personale finora escluso. Dall’altra, e in subordine, chiederà per i lavoratori risarcimenti commisurati al valore che avrebbe avuto la stabilizzazione non ottenuta”.
Avvocato Miceli, al di là del caos del momento legato ai movimenti, i lavoratori assunti a tempo indeterminato grazie alla Legge 107 possono dire di avere terminato la propria battaglia? Insomma, possono ritenersi soddisfatti?
“No. Questi lavoratori hanno un altro strumento per ottenere giustizia rispetto al decennale abuso perpetuato dal MIUR: potranno agire per richiedere gli scatti di anzianità maturati durante il periodo di precariato, con relativi arretrati, e il riconoscimento integrale del servizio preruolo, in modo da avvicinarsi più in fretta alla progressione intera”.
Peraltro, la disparità di trattamento tra personale di ruolo e personale precario non è solo di tipo economico.
“La Corte di Giustizia ha sancito il criterio che il lavoratore precario e quello di ruolo devono avere lo stesso trattamento. Non solo sul piano economico ma anche per la mobilità, per le graduatorie interne, penso anche al concorso a dirigente scolastico, ai permessi, e a tanti altri aspetti come il vincolo quinquennale sul sostegno. La tanto vituperata Ministra Fornero in proposito aveva detto una cosa corretta”
Quale?
“Che l’Italia è l’unico Paese europeo dove i precari hanno una retribuzione inferiore a chi è assunto a tempo indeterminato. Insomma i più deboli sono trattati peggio; ciò per espressa previsione della legge e, duolo dirlo, anche dei contratti nazionali firmati da alcuni sindacati rappresentativi.
Lo aveva detto anche Prodi.
“Lo aveva detto anche Prodi. E i lavoratori hanno condotto e in parte vinto una battaglia decennale per essere trattati allo stesso modo, sia sul piano economico sia su quello normativo. La vittoria è testimoniata dalle centinaia, forse migliaia, di sentenze che hanno condannato il MIUR a pagare gli scatti di anzianità maturati e non corrisposti durante il periodo di precariato. E aggiungerei anche le recenti pronunce che hanno riconosciuto ai docenti a tempo indeterminato l’integrale valutazione del servizio preruolo ai fini della corretta collocazione negli scaglioni stipendiali. Quindi il messaggio in breve è questo: l’azione giudiziaria è stata utile”.
Qualcuno dice che invece la battaglia contro l’abuso del precariato nella scuola pubblica a conti fatti è stata una battaglia inutile.
“Non sono d’accordo. Certo, ciò che è stato ottenuto non è sufficiente. Ma la Corte costituzionale ha comunque stabilito che il reclutamento degli insegnanti basato su reiterate supplenze su posti vacanti è illegittimo e che, di conseguenza, gli insegnanti abusati vanno risarciti. Ma ci rendiamo conto della rivoluzione avvenuta? Tra chi ritiene che con i ricorsi si risolve tutto e chi ritiene che nulla si ottiene per via giudiziaria la verità sta nel mezzo. Nessuno ha potuto festeggiare una vittoria piena, lo capisco, la sentenza è anche deludente. Ma stiamo parlando della Corte Costituzionale che fino a poco tempo fa negava ogni possibilità di stabilizzazione come sanzione per l’abuso del precariato alle dipendenze della Pubblica Amministrazione. La Cassazione, dal canto suo, riteneva che l’onere della prova del danno da precariato fosse a carico del lavoratore, e siccome tale prova in concreto non poteva essere esibita, il precario restava privo di ogni tutela. C’era, contro i precari della pubblica amministrazione, una manovra a tenaglia che rendeva impraticabile ogni forma di tutela giudiziaria. Il precario poteva essere sfruttato per 10 anni e magari ricevere un calcio nel sedere come ringraziamento finale. E guardi che la ministra Gelmini, tagliando 100.000 cattedre, questo calcio, da virtuale, lo aveva trasformato in una amara realtà per molti lavoratori”.
Si fa presto a dimenticare, forse è normale.
“E invece voglio ricordare il percorso che ci ha condotto a questa sentenza. Prima il suo libro inchiesta ‘Una vita da supplente’, poi l’azione importante del partito radicale e dell’avvocato Zaza sulla questione degli scatti di anzianità concessi solo ai docenti di religione precari, poi la grande intuizione di Marcello Pacifico dell’Anief, che ha definitivamente e vittoriosamente lanciato su tutto il territorio nazionale la vertenza giudiziaria contro l’abuso del precariato. Abbiamo vinto? Abbiamo stravinto? No, non abbiamo stravinto. Ma la Cassazione, alla fine, ha detto che l’onere della prova del danno da precariato non deve ricadere sul lavoratore e, dunque, ha aperto la strada ai risarcimenti. E la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del sistema di reclutamento dei docenti con tutte le conseguenze prima citate. Mi sembra una buona base di partenza per rilanciare con forza la vertenza sul precariato a tutela dei lavoratori finora esclusi da ogni piano di stabilizzazione”.