Immissioni in ruolo e supplenze, Valditara: “Algoritmo? Tornare indietro non è possibile. I precari sono 165mila. Assumeremo idonei concorsi 2020, 2018 e 2016. Chiesta all’Europa più flessibilità su reclutamento” [VIDEO]

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Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha dedicato un lungo video sul canale YouTube del Ministero alla spinosa questione del precariato nella scuola, un problema endemico che i governi precedenti non sono riusciti a risolvere.

Valditara, con l’obiettivo di fare chiarezza e smentire le fake news, ha esordito con i numeri: i precari non sono 250mila, come erroneamente riportato da alcuni, ma 165mila, destinati a scendere a 155mila entro dicembre grazie alle imminenti assunzioni.

Il Ministro ha poi ribadito l’impegno del governo ad assumere gli idonei dei concorsi 2020 e 2016-2018, precisando che si tratta di una graduatoria ad esaurimento che porterà all’assunzione graduale di tutti gli idonei: “Voglio essere molto preciso perché, anche in questo caso, non mi piace raccontare frottole, ingannare i miei ascoltatori e coloro che dedicano le loro energie ai nostri ragazzi. L’articolo 20, comma 2, del decreto legge 75 del 2023 stabilisce una proroga, sino a esaurimento, delle graduatorie relative ai concorsi del 2020. In sostanza, gli idonei del concorso 2020 erano stati abbandonati dai governi precedenti: se avessero voluto avere una chance nel mondo della scuola, avrebbero dovuto rifare i concorsi. Mi ero impegnato il 3 luglio, intervenendo in aula e rispondendo a un’interrogazione parlamentare, ad assumere quest’anno non solo tutti i vincitori di questi concorsi, ma anche, e sottolineo “iniziato”, ad assumere gli idonei. Ad oggi, sono circa 6mila, più di quanto avevamo immaginato, i vincitori e gli idonei dei vecchi concorsi che stiamo assumendo. Essendo una graduatoria a esaurimento, tutti gli idonei di questi concorsi saranno assunti gradualmente”.

Altro tema caldo, il riconoscimento dei titoli esteri: Valditara ha ricordato l’obbligo, sancito da una direttiva europea e da sentenze del Consiglio di Stato, di assumere alle stesse condizioni i cittadini europei abilitati all’insegnamento in altri Stati membri. Il Ministro ha precisato che il Ministero dell’Università e della Ricerca sta effettuando le opportune verifiche per escludere eventuali abilitazioni non idonee: “Non è compito del ministero dell’Istruzione e del Merito verificare la bontà di abilitazioni conseguite all’estero, ma del ministero dell’Università e della Ricerca che sta facendo queste verifiche. Se qualcuno ha notizia di reato denunci alla procura Repubblica e segnali al ministero dell’Università”.

Valditara si è poi soffermato sulla rigidità del PNRR, che limita le assunzioni a 70mila docenti entro il 2024, vincolando il finanziamento di miliardi di euro al raggiungimento di questo obiettivo. Il Ministro ha annunciato di aver chiesto al Ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto di avviare una interlocuzione con la Commissione Europea per ottenere maggiore flessibilità.

Sull’algoritmo precisa: “Devo dire che, ai fini delle nomine, tornare indietro non è possibile, perché certamente l’algoritmo migliora il funzionamento, la velocità e l’efficienza delle nomine e delle assunzioni. Ho dato però incarico agli uffici di verificare le regole dello scorrimento delle graduatorie e se il programma utilizzato presenta intoppi o errori. È giusto e sacrosanto ovviare, modificare e correggere eventuali malfunzionamenti”.

Per affrontare la carenza di docenti di sostegno, Valditara ha annunciato un piano per la formazione di 85mila docenti specializzati entro il 2025, affiancando ai percorsi universitari dei corsi specifici presso l’Indire.

Infine, il Ministro ha confermato che l’anno scolastico partirà regolarmente, invitando a mettere da parte inutili allarmismi. Inoltre ha annunciato l’avvio di un processo di cambiamento nelle direzioni regionali e provinciali per rendere più efficiente la macchina amministrativa.

Il discorso integrale

“C’è una questione endemica nella scuola italiana: il precariato. Molti governi si sono succeduti, ma nessuno è sinora riuscito a risolvere seriamente questo problema. Nessuno si è occupato seriamente dei precari, diciamoci la verità.

Per noi, invece, è una priorità. Dobbiamo avviare una strategia complessiva e provare a risolvere questa grande questione della scuola italiana. Sia ben chiaro: ci sono alcune premesse irrinunciabili, come la continuità didattica e una formazione di qualità, necessarie per garantire quella scuola costituzionale concepita per dare un futuro a tutti i nostri studenti. Ma qual è la situazione, al di là delle tante fake news e delle strumentalizzazioni circolate in questi giorni su siti e giornali? Noi, proprio perché vogliamo affrontare seriamente questo problema, abbiamo il dovere di parlare chiaro.

Innanzitutto, non è vero che attualmente ci sono 250 mila precari nella scuola italiana. Non lo dice neanche la Corte dei Conti. Qual è la situazione reale? Al 31 agosto, i precari erano 165 mila unità, che si ridurranno a 155 mila entro dicembre grazie alle assunzioni derivanti dai concorsi in via di chiusura. L’anno scorso e negli anni precedenti, il numero di precari si aggirava intorno alle 160 mila unità, quindi a dicembre ci sarà una prima significativa diminuzione.

Voglio anche aggiungere che è stato sollevato da più parti il tema degli idonei, in particolare quelli dei concorsi 2020 e 2016-2018. Voglio essere molto preciso perché, anche in questo caso, non mi piace raccontare frottole, ingannare i miei ascoltatori e coloro che dedicano le loro energie ai nostri ragazzi. L’articolo 20, comma 2, del decreto legge 75 del 2023 stabilisce una proroga, sino a esaurimento, delle graduatorie relative ai concorsi del 2020. In sostanza, gli idonei del concorso 2020 erano stati abbandonati dai governi precedenti: se avessero voluto avere una chance nel mondo della scuola, avrebbero dovuto rifare i concorsi. Mi ero impegnato il 3 luglio, intervenendo in aula e rispondendo a un’interrogazione parlamentare, ad assumere quest’anno non solo tutti i vincitori di questi concorsi, ma anche, e sottolineo “iniziato”, ad assumere gli idonei. Ad oggi, sono circa 6 mila, più di quanto avevamo immaginato, i vincitori e gli idonei dei vecchi concorsi che stiamo assumendo. Essendo una graduatoria a esaurimento, tutti gli idonei di questi concorsi saranno assunti gradualmente.

Parliamo ora dei titoli esteri, perché anche qui bisogna avere il coraggio della chiarezza. La direttiva dell’Unione Europea 55 del 2013 prevede, all’articolo 13, comma 1, che uno Stato membro dell’Unione ha il dovere di assumere, alle stesse condizioni, i cittadini di altri Paesi. Deve semplicemente verificare il possesso dell’attestato di competenza o del titolo di formazione richiesto dall’altro Stato.

Quindi, dobbiamo verificare che sussista effettivamente un titolo idoneo rilasciato dallo Stato membro dell’Unione Europea. Abbiamo il dovere di assumere coloro che si sono abilitati in Spagna, Romania, Bulgaria. E questo dovere ci viene riconfermato da diverse sentenze del Consiglio di Stato.

Cosa abbiamo fatto? Abbiamo innanzitutto escluso, e sono circa il 10%, coloro che hanno ottenuto un’abilitazione da enti non riconosciuti dai rispettivi ordinamenti o un’abilitazione non idonea. Ovviamente, anche qui bisogna dire le cose come stanno. Non è il Ministero dell’Istruzione a dover verificare queste abilitazioni, ma il Ministero dell’Università e della Ricerca, che sta già facendo i suoi accertamenti e che ci ha consentito di escludere, come dicevo, circa il 10% delle richieste di omologazione.

Alcuni hanno detto: “Se i posti disponibili erano 64 mila, perché ne sono stati messi a disposizione per le assunzioni, sia per i concorsi sia per le assunzioni fuori dallo schema del PNRR, soltanto 45 mila, cioè 19 mila in meno?”. Bene, anche qui bisogna essere chiari, altrimenti si fa inutile demagogia e strumentalizzazione. Lo schema originario del PNRR prevedeva, secondo un accordo del governo precedente concluso tra il Ministro Bianchi e la Commissione Europea, che entro il 2024 avremmo dovuto assumere 70 mila docenti vincitori di concorso PNRR, esclusivamente vincitori dei nuovi concorsi PNRR.

Abbiamo trattato con la Commissione Europea perché ritenevamo questo vincolo troppo rigido e francamente irrealistico, e abbiamo ottenuto di poterne assumere 70 mila sulla base di tre tranche: 20 mila nel 2024, 20 mila nel 2025 e 30 mila nel 2026. Cosa succede se non riusciamo ad assumere 70 mila docenti con le nuove procedure volute dalla Commissione Europea e accettate dal precedente governo, quindi solo i vincitori dei nuovi concorsi? Succede che l’ultima tranche rischia di non essere pagata, almeno in parte.

Sapete a quanto ammonta l’ultima tranche? Per l’intero sistema Italia, a 24 miliardi di euro. Vuol dire che alcuni miliardi di euro, a voler essere generosi, non sarebbero erogati al sistema Italia, non solo alla scuola italiana, perché il raggiungimento di quel numero, 70 mila assunzioni con i nuovi concorsi, è considerato dalla Commissione Europea, con l’assenso del precedente governo, una milestone, un elemento fondamentale, un pilastro del PNRR. Proprio per questo riteniamo che queste disposizioni siano troppo rigide, ed è per questo motivo che ho scritto una lettera alla collega Ministro Fitto, affinché possa avviare un’interlocuzione con la Commissione Europea per ottenere maggiore flessibilità.

Tra l’altro, senza la flessibilità che abbiamo ottenuto l’anno scorso, non avremmo potuto assumere, per esempio, i 46 mila docenti assunti lo scorso anno, che non erano vincitori di concorso PNRR, ma docenti precari. Non avremmo neanche potuto assumere questi 6 mila idonei dai precedenti concorsi, perché per la Commissione Europea tutte queste assunzioni non rilevano ai fini del raggiungimento del target.

C’è poi il tema, sollevato da qualcuno, delle cosiddette “abilitazioni farlocche”. Come già sottolineavo, non è compito del Ministero dell’Istruzione del Merito verificare la bontà delle abilitazioni conseguite all’estero, ma del Ministero dell’Università e della Ricerca, che sta facendo queste verifiche. Se poi qualcuno ha notizia di reati, li denunci alla Procura della Repubblica e segnali queste abilitazioni farlocche al Ministero dell’Università e della Ricerca.

Per quanto riguarda l’anno scolastico, ho voluto fare una riunione con tutti i direttori generali e gli uffici scolastici regionali due settimane fa per verificare lo stato dell’arte. Mi hanno assicurato che l’anno scolastico partirà regolarmente, quindi direi di mettere da parte inutili allarmismi e inutile e strumentale demagogia. L’anno scolastico partirà regolarmente.

Fra l’altro, voglio anche sottolineare che stiamo avviando un grande processo di cambiamento nelle direzioni regionali e provinciali per rendere sempre più efficiente la macchina amministrativa, sia a livello centrale sia a livello locale.

Per quanto riguarda l’algoritmo, un altro dei temi sollevati, devo dire che, ai fini delle nomine, tornare indietro non è possibile, perché certamente l’algoritmo migliora il funzionamento, la velocità e l’efficienza delle nomine e delle assunzioni. Ho dato però incarico agli uffici di verificare le regole dello scorrimento delle graduatorie e se il programma utilizzato presenta intoppi o errori. È giusto e sacrosanto ovviare, modificare e correggere eventuali malfunzionamenti.

Cosa intendiamo fare nei prossimi mesi e nel prossimo anno? Come dicevo, ci vuole maggiore flessibilità. Non possiamo continuare con le rigidità che sono conseguenza di un accordo tra il precedente governo e la Commissione Europea. Mi auguro che l’interlocuzione con la Commissione, che in qualche modo ci vincola, possa essere positiva. Nel frattempo, abbiamo messo in cantiere una serie di riforme significative. Innanzitutto, il precariato, se andiamo a scomporlo, è essenzialmente precariato sul sostegno. Nel 2023-2024, su un totale di 160.000 docenti precari, ben 108.885, quasi 109.000, sono insegnanti di sostegno. Perché è aumentato così tanto il precariato sul sostegno? Perché è aumentato in modo esponenziale il numero dei giovani con disabilità, ma va anche detto che purtroppo le università non sono state in grado di specializzare un numero adeguato di insegnanti di sostegno.

Giustamente, è previsto che si possano assumere soltanto docenti specializzati. Possono essere assunti in ruolo solo docenti specializzati, proprio per garantire la massima qualità dell’insegnamento per i giovani con disabilità. E proprio perché i percorsi TFA svolti nelle università non si sono rivelati adeguati a risolvere questo problema, abbiamo deciso di affiancare, non di sostituire, percorsi presso Indire. Cos’è Indire? È il centro di formazione degli insegnanti, centro di ricerca, che fa capo al Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Questi corsi di specializzazione saranno sviluppati tenendo conto, innanzitutto, delle riflessioni e dei suggerimenti dell’Osservatorio scolastico per la disabilità e della necessità di specializzare il più possibile la preparazione di questi docenti, perché certamente un conto sono le problematiche dei ragazzi con spettro autistico e un altro sono quelle legate, per esempio, a ragazzi non vedenti o non udenti. Una vera e propria rivoluzione con cui intendiamo specializzare, nel corso del 2025, 85.000 docenti precari senza specializzazione, che sono quelli che hanno almeno tre anni di attività sul sostegno alle spalle. Questo è importante ai fini della risoluzione del problema del precariato, perché non possiamo trasformare i posti in organico di fatto in posti in organico di diritto finché non abbiamo un numero adeguato di specializzazioni.

Una volta specializzati i docenti, avvieremo, nel confronto con il MEF, un graduale piano di trasformazione dei posti in organico di fatto in posti in organico di diritto per procedere alle assunzioni. Voglio anche ricordare che da questo anno scolastico, in vista del prossimo, le famiglie potranno scegliere la continuità sul sostegno, se sono soddisfatte del rapporto che si è creato tra il docente precario di sostegno e il proprio figlio. Potranno chiedere alla scuola di continuare questo rapporto.

Queste sono alcune precisazioni che ci tenevo a fare, alcune anticipazioni di un percorso che sarà certamente molto più ampio, ma che dovrà avviarsi dopo il positivo confronto con la Commissione Europea e con i sindacati.”

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