Docenti precari, 165mila supplenze e 19mila posti per il nuovo concorso. Valditara spiega cosa farà per le immissioni in ruolo [VIDEO]

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Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, è intervenuto al Question Time al Senato per rispondere a un’interrogazione urgente presentata dai senatori Daniela Sbrollini ed Enrico Borghi (IV-C-RE) riguardante le misure per far fronte alla grave carenza di docenti e alla stabilizzazione dei precari nella scuola.

L’interrogazione fa luce sulla difficile situazione che si prospetta per l’anno scolastico 2024/2025, con una precarietà tra gli insegnanti che rischia di toccare livelli allarmanti. A questo si aggiunge la criticità del sostegno, dove i 126.000 posti in organico di diritto vengono di fatto raddoppiati dalle supplenze.

La risposta del Ministro

“Non è vero che ci sono 250.000 precari nella scuola italiana”, ha esordito il Ministro, smentendo i dati diffusi da alcuni sindacati. “Le supplenze sono pari a 165.000 unità, che scenderanno a 155.000 entro dicembre grazie alle assunzioni derivanti dai concorsi PNRR“. Valditara ha sottolineato come il numero di precari sia già in diminuzione rispetto agli anni precedenti, ma ha riconosciuto che il problema persiste e che il Governo lo ha messo al centro della propria agenda politica.

Il Ministro ha poi spiegato che la maggior parte dei precari (oltre 100.000) sono insegnanti di sostegno, spesso privi di specializzazione. Per questo, il Governo ha istituito nuovi percorsi di specializzazione gestiti da INDIRE, mirati a fornire ai docenti le competenze necessarie per l’assunzione a tempo indeterminato.

Valditara ha poi affrontato il nodo dei vincoli imposti dalla Commissione europea nell’ambito del PNRR, che impongono di assumere 70.000 docenti entro il 2026 esclusivamente tramite i nuovi concorsi. “Un obiettivo iniziale irrealistico”, ha ammesso il Ministro, spiegando come il Governo sia riuscito a negoziare una maggiore flessibilità con Bruxelles, ottenendo una proroga al 2026 del target assunzionale. Ciò ha permesso di bandire il concorso PNRR 1 per 46.000 posti e di assumere i 6.000 idonei dei precedenti concorsi.

Il Ministro ha concluso il suo intervento ribadendo l’impegno del Governo per una scuola stabile e di qualità: “Ho chiesto al Ministro Fitto un nuovo confronto con la Commissione europea per ottenere ulteriori margini di flessibilità sulla riforma del reclutamento del PNRR, al fine di renderla più aderente alle esigenze del nostro sistema scolastico, favorendo la continuità didattica e dando maggiori opportunità ai docenti precari”.

L’interrogazione parlamentare

Sbrollini, Borghi (IV-C-RE)

Premesso che:

l’anno scolastico 2024/2025 si preannuncia già difficile e segnato dagli annosi problemi che puntualmente contraddistinguono il sistema scolastico italiano: la precarietà tra gli insegnanti ha raggiunto picchi assoluti, con il rischio di raggiungere la cifra record di 250.000 supplenze;

su oltre 63.000 posti vacanti disponibili, il Ministro in indirizzo, di fatto, con il decreto ministeriale 31 luglio 2024, n. 58, ha previsto solo 45.124 immissioni in ruolo di insegnanti della scuola d’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado, non risolvendo in alcun modo i problemi della precarietà e della mancanza di insegnanti, lasciando scoperte quasi 19.000 cattedre: a questi numeri, vanno aggiunte poi le decine di migliaia di posti precari legati soprattutto al sostegno, dove i posti in organico di diritto sono 126.000 circa, ed in realtà si raddoppiano;

il numero complessivo di insegnanti precari, di fatto, nei prossimi mesi sarà ancora una volta abnorme: pertanto occorrono scelte decisive e chiare sul reclutamento degli insegnanti, al fine di aumentare il numero degli insegnanti in pianta stabile, comprendendo così tutte le cattedre attualmente vacanti, e ponendo un freno al precariato tra gli insegnanti, costretti ad assumersi ruoli in supplenza e segnati da una forte incertezza rispetto al proprio futuro lavorativo,

si chiede di sapere quali misure il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di reclutare un maggior numero di insegnanti e stabilizzare in organico i docenti attualmente precari, per porre termine all’annoso problema delle supplenze e garantire una stabilità lavorativa a migliaia di insegnanti, costretti a lavorare nell’incertezza del proprio futuro.

La risposta integrale

Mi consenta di fare subito chiarezza su un dato: l’OCSE si riferisce all’anno scolastico 2021-2022, quindi a dati precedenti. Il contratto concluso nel 2023 è ovviamente quello che si andrà a concludere, auspicabilmente, nel 2024.

Fatta questa premessa, ho già avuto modo di dire che il precariato rappresenta una questione endemica della scuola italiana: si sono succeduti tanti governi e nessuno è sinora riuscito a risolvere questo problema. Per questo governo, invece, il tema del precariato è una priorità, come dimostrato dalle azioni di sistema già intraprese, che mirano a una progressiva e durevole riduzione del fenomeno.

Per comprendere il problema, è però prima necessario fare chiarezza su alcuni dati di fatto, che sono più forti delle strumentalizzazioni circolate in questi giorni. Mi fa piacere, fra l’altro, che lei non abbia dato credito a queste strumentalizzazioni.

Non è vero che attualmente ci sono 250.000 precari nella scuola italiana, come affermato da qualche sindacato e da qualche forza politica. Le supplenze a cui dobbiamo ricorrere per coprire l’organico sono infatti pari a 165.000 unità, che si ridurranno a 155.000 entro dicembre grazie alle assunzioni derivanti dai concorsi PNRR, che sono in via di chiusura. Quest’anno, dunque, si registrerà già una prima diminuzione del numero di precari, che lo scorso anno e negli anni precedenti era pari a 160.000 unità; quindi a dicembre 155.000 contro 160.000.

Va detto anche che la maggior parte dei precari, poco più di 100.000, come d’altro canto riconosciuto anche da alcuni sindacati, sono insegnanti di sostegno in massima parte chiamati sui cosiddetti posti in deroga. Per questi posti si rendono disponibili soprattutto docenti privi di specializzazioni, il che impedisce qualsiasi ipotesi di loro assunzione a tempo indeterminato, proprio perché la legge stabilisce che devono essere assunti in ruolo docenti specializzati sul sostegno. Per questa ragione, noi siamo intervenuti alla radice del problema: dal momento che il sistema universitario non si è rivelato adeguato a coprire le esigenze del sistema di istruzione, abbiamo istituito di recente nuovi percorsi di specializzazione gestiti da enti indipendenti, riservati proprio ai docenti precari sul sostegno.

Va anche detto che, se quest’anno non abbiamo potuto mettere a disposizione per le assunzioni tutti i 65.000 posti disponibili, ciò discende dal vincolo stabilito dal precedente Governo con la Commissione europea, che ci impone di assumere 70.000 docenti esclusivamente attraverso i nuovi concorsi PNRR. Dunque, qualsiasi altra stabilizzazione, qualsiasi altro meccanismo di assunzione, non viene considerato ai fini della milestone europea. Fra l’altro, voglio subito aggiungere che questa milestone, che dovrà essere realizzata entro il 2026, è collegata all’ultima rata, che ammonta a 24 miliardi di euro. Se noi non raggiungiamo questa milestone, rischiamo di far perdere al Sistema Italia una parte di quei 24 miliardi.

Anche su questo punto, però, va fatta chiarezza. A fronte di questo obiettivo iniziale, oggettivamente irrealistico, siamo riusciti a negoziare una maggiore flessibilità con la Commissione europea, ottenendo una proroga dal 2024 al 2026 del target assunzionale. Senza questa flessibilità non sarebbe stato possibile né bandire il concorso per 46.000 docenti precari appena svolto, né assumere i 6.000 idonei dei precedenti concorsi.

A fronte di ciò, però, abbiamo dovuto accantonare circa 19.000 posti per bandire il prossimo concorso PNRR, secondo il nuovo timing richiestoci dalla Commissione. Insomma, se noi avessimo fatto tutte queste assunzioni, non avremmo potuto utilizzare le facoltà assunzionali per arrivare al target previsto dalla Commissione.

Concludo informando che ho ribadito, anche da ultimo, al collega Ministro Fitto la necessità di avere un nuovo confronto con la Commissione europea per ottenere ulteriori margini di flessibilità sulla riforma del reclutamento del PNRR, anche alla luce di un’oggettiva analisi della sua prima attuazione, al fine di renderla più aderente alle esigenze concrete del nostro sistema scolastico, favorendo la continuità didattica ai nostri studenti e dando maggiori opportunità ai docenti precari.

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