Ilaria Salis: “Sì ai concorsi ma assumere anche da GPS, cittadinanza ai nati in Italia, educazione sentimentale in classe”. INTERVISTA

L’arte e la scrittura possono liberarti? “Tanto. La letteratura come tutte le arti ti fa uscire dalla gabbia del reale, e da quella finestrella fra le sbarre di un carcere da cui tu non passi, ed è una fonte d’ispirazione.”
A raccontarsi a OrizzonteScuola, in occasione della presentazione del suo nuovo libro “Vipera” edito da Feltrinelli, è Ilaria Salis, 39enne, deputata al Parlamento europeo con Alleanza Verdi Sinistra, docente e attivista, che nel 2023 è stata arrestata in Ungheria ai margini della manifestazione antifascista contro il “Giorno dell’Onore”. A Palermo Salis ha presentato “Vipera” assieme a Luca Casarini, capomissione e uno dei fondatori della ong Mediterranea Saving Humans, e assieme a Ivan Bonnin.
Una vicenda quella di Ilaria Salis divenuta un caso mediatico, ma soprattutto un simbolo di resistenza politica e difesa dei diritti umani, che oggi la docente e attivista racconta nel suo libro. Quella nel carcere ungherese di Orbán, un’esperienza che Salis paragona alla Divina Commedia di Dante che ha riletto durante i 15 mesi in cella.
Dalle condizioni disumane del carcere di Budapest, dove la donna ha raccontato: “Sono trattata come una bestia al guinzaglio. Da mesi sono tormentata dalle punture delle cimici nel letto, l’aria è poca, solo quella che filtra dallo spioncino” nei 15 mesi di detenzione fino al rischio che potessero diventare 24 gli anni di carcere.
Sui media internazionali, le manette e le catene ai piedi e ai polsi con cui viene portata al processo. Ne scaturisce una forte polemica. Salis si è sempre professata innocente di fronte alle accuse di violenza e lesioni personali ai danni di due uomini, guarite effettivamente in 5 e 8 giorni. I magistrati ungheresi contestano anche l’appartenenza all’organizzazione antifascista “Hammerbande”, che avrebbe tra i propri scopi proprio quello di colpire anche fisicamente presunti neonazisti.
Secondo l’accusa, Ilaria Salis avrebbe partecipato a due atti di violenza nella giornata del 10 febbraio 2023. L’indomani viene arrestata, e portata nel carcere di Budapest, e nonostante le continue richieste, le autorità non forniscono accesso a perizie, testimonianze e registrazioni in lingua italiana. Una violazione al diritto di difesa sancito dalla Costituzione.
Una perizia biometrica – come riportato da Il Manifesto – sarebbe una prova in mano agli inquirenti ungheresi, che viene smentita dai testimoni ascoltati che non riconoscono Ilaria Salis nelle immagini. Un video a volto scoperto – come ha riportato Open – sarebbe in possesso degli inquirenti a seguito delle aggressioni.
Il padre Roberto Salis inizia così una lunga battaglia perchè i diritti della figlia vengano riconosciuti. Il governo italiano mostra vicinanza. Anche il presidente della Repubblica Mattarella è vicino a Salis rispondendo celermente e in prima persona. La vicenda di Ilaria divide l’opinione pubblica. Dopo la sua elezione come eurodeputata nel 2024, Ilaria Salis fa rientro in Italia dopo diversi mesi di detenzione in Ungheria acquisendo un’immunità parlamentare, che pare al momento essere messa in discussione.
Un viaggio dentro al carcere
“Ho fatto un viaggio con Dante – racconta Salis -. Una lettura simbolica. L’Inferno era estremamente consono da leggere in prigione, per la questione della sospensione del tempo, il fatto che non sai quando finisce il buio, questi rumori dei chiavistelli, sono cose che nell’Inferno ci sono, i rumori fastidiosi, l’aria viziata, la luce che non vedi mai veramente, la luce del sole. Poi inizio a leggere il Purgatorio più o meno nel periodo in cui ho deciso di candidarmi. Dopo poco hanno deciso di mandarmi ai domiciliari quindi sono uscita dal carcere. Adesso vedremo, perché c’è la questione della revoca dell’immunità parlamentare aperta. Quantomeno sono tornata a rivedere le stelle, l’ultimo capitolo si chiama così, delle stelle che non ti ricordi neanche più come sono, proprio come Dante e Virgilio che escono da questo tunnel, agli antipodi del mondo, e rivedono la luce, l’aria e la musica.”
Hai avuto paura?
Ilaria Salis risponde: “Si”, durante la presentazione del suo libro. “Ho avuto due volte paura. Mi sono trovata completamente da sola in un paese straniero e in un carcere dalle condizioni disumane doveva poteva succedermi di tutto. Ho avuto paura quando dovevamo decidere se diffondere sul piano mediatico quanto stava succedendo. E poi quando ho deciso di candidarmi al Parlamento europeo. Una scelta che si poteva ritorcere contro di me.”
Cosa pensi dei diritti delle donne?
“Dalla casa al lavoro – dice Salis -, penso che anche qui in Italia ci sia molto da fare su questo, perché il problema è che non sempre vengono dati questi diritti per scontati. Anche il fatto che ci sia il bisogno di ribadirli è un problema, tutte le persone hanno dei diritti uguali, come un uomo ha il diritto di tornare a casa la sera per paura di essere aggredito, così anche una donna.”
Arrivando alla scuola, il tuo lavoro come docente prima di andare in Ungheria e del carcere, quindi l’educazione ai sentimenti e al rispetto nelle aule scolastiche, cosa ne pensi?
“Penso che sia importantissimo e che vada potenziata il più possibile. La scuola deve intervenire nella sfera emotiva – dice Salis -, nella sfera relazionale, nella sfera dell’educazione emotiva. Mi sarebbe piaciuto se quando ero una studentessa, si fossero approfonditi di più gli aspetti legati all’affettività e all’emozione. Credo che sia estremamente importante che la scuola se ne faccia carico.”
Vorresti tornare a insegnare?
“Si, mi piacerebbe, mi manca tanto la scuola, mi piace tanto insegnare – dice Salis -. La mia esperienza di docenza l’ho svolta essenzialmente a Milano e nell’Interland. Per diverso tempo ho lavorato come maestra alla primaria in una scuola della periferia di Milano, una scuola estremamente multietnica in cui su una classe di 20 bambini ne avevo uno o due che avevano l’italiano come lingua madre. Tutti gli altri erano bimbi di seconda generazione, anche nati in Italia, però a casa parlavano la loro lingua madre. Poi trovandosi con le prime elementari dovevano fare l’italiano in prima, quindi l’alfabetizzazione. Era un ambiente veramente stimolante perché dovevi sperimentare delle metodologie che fossero efficaci in un contesto così multiculturale.”
Quanti anni avevi durante la tua prima esperienza da docente?
“Una trentina, circa trent’anni – risponde Ilaria Salis -. Per un po’ di anni ho lavorato in questa scuola elementare e l’ho trovato un ambiente estremamente ricco. Il fatto che i bambini si dovessero assentare periodicamente, anche una volta all’anno per andare in Questura, e rinnovare il permesso di soggiorno, mi stringeva il cuore. Per me era una cosa assolutamente terribile che dei bambini, per giunta nati in Italia, dovessero andare in Questura, fare le code, vedere come sarebbe andata, ed essere sottoposti a queste vessazioni.”
Cosa pensi dello Ius Scholae?
“Secondo me dopo qualche anno, non per forza un ciclo scolastico intero, comunque il prima possibile, i bambini devono ottenere la cittadinanza italiana – risponde Salis -. I bambini devono essere tutti uguali, questo è importante. Chi nasce in Italia è italiano. Se pensiamo alle gite scolastiche, alle attività che fanno a scuola, i bambini non devono avere un trattamento diverso perché sono stranieri. Iniziare a selezionare l’umanità di serie A e l’umanità di serie B, a partire dai banchi di scuola, per me è una cosa veramente aberrante.”
“Si dovrebbe riformare in maniera molto radicale la cittadinanza – continua Salis -. Adesso ci sarà questo referendum e io invito tutti e tutte ad andare a votare perché è l’occasione per poter cambiare la vita a qualcuno che non può andare a votare.”
“È un po’ la situazione in cui mi sono trovata io quando ero in prigione. Io non ho potuto votare perché ero all’estero – continua Salis -, eppure questo voto avrebbe deciso della mia vita e della mia libertà. Allo stesso modo a giugno dobbiamo andare a votare per tutte quelle persone che cittadini non sono, 2 milioni e mezzo di persone, e potrebbero diventarlo. Potrebbero perlomeno fare richiesta di cittadinanza tramite la nuova legge se dovesse passare.”
“Nell’ultimo periodo prima del mio arresto facevo delle supplenze – continua Salis -. Sono laureata in lettere classiche, facevo supplenze nei licei scientifici, per cui insegnavo italiano, latino, storia, le materie che sono la mia passione. In un contesto molto diverso e assolutamente stimolante: spiegare la letteratura e la grammatica ai ragazzi, vedere come cresce il pensiero e si matura, si sviluppa il senso critico. Gli anni del liceo segnano un passaggio di crescita estremamente importante, ed è un momento bellissimo da condividere con i ragazzi in classe.”
Recentemente hai sostenuto a Bruxelles la petizione di un Comitato di docenti italiani precari. Di cosa si tratta?
“Un gruppo di insegnanti ha scritto una petizione perché in Italia c’è un abuso dei contratti a termine in ambito scolastico – risponde Salis -, cosa che sicuramente penalizza i lavoratori che non possono avere una progettualità di vita. L’Italia è anche stata portata davanti alla Corte di Giustizia per questo, per questi abusi verso i lavoratori, che poi si ripercuotono sulla scuola tutta, si ripercuotono sugli studenti, sul personale, perché la continuità didattica non esiste più, le scuole sono sempre sott’organico.”
“I posti che dovrebbero essere assegnati a dei titolari sono coperti da supplenti. È una situazione emergenziale – continua Salis -, bisogna da una parte contribuire alla precarizzazione e anche all’integrazione dei precari storici e assumerli, procedendo quindi sul doppio canale, continuando ovviamente a fare concorsi per titoli ed esami, ma assumendo anche le persone invece che sono precarie da un tot di anni anche solo per i titoli di servizio. Lavorando per molti anni si matura anche l’esperienza – conclude Salis -, si maturano delle competenze che ti danno diritto in qualunque settore della pubblica amministrazione, dopo un tot di anni di contratti a termine hai diritto ad essere assunto, non si capisce perché nella scuola questo non succede.”
In copertina (foto Lilia Ricca): Ilaria Salis con Luca Casarini di Mediterranea Saving Humans (dx) e Ivan Bonnin (sx)