Il valore del gioco, anche online, per imparare in classe: gioco euristico e Role Playing virtuale

É ormai assodata la valenza educativa del gioco tra i più piccoli – ma anche tra gli adolescenti – per sviluppare capacità umane e per imparare a gestirsi in autonomia.
Il rispetto delle regole, la sperimentazione di realtà sempre nuove e da esplorare, la gestione delle proprie emozioni e la comunicazione con gli altri sono infatti solo alcuni degli aspetti che evidenziano la funzione sociale del gioco – oltre che didattica.
Tali considerazioni partono già dai tempi antichissimi: Platone fu il primo a riconoscere l’importanza della componente ludica nella paideia (l’educazione dei fanciulli).
Lo storico olandese Huizinga ha persino scritto un libro dal nome Homo ludens, dove definisce il gioco come il centro propulsore di tutte le attività umane: il punto di passaggio tra l’infanzia e l’ingresso in società.
Le funzioni del gioco
In effetti, il gioco ha diverse dimensioni, che coinvolgono altrettanti aspetti formativi:
– Dimensione espressiva: in cui il discente cerca di far emergere la propria interiorità e in cui vengono stimolate la sua creatività, il suo intelletto e la sua fantasia.
– Dimensione cognitiva: nel giocare, i bambini esplorano l’ambiente che li circonda, osservando e manipolando gli oggetti, imparando a conoscerli e facendosi domande a riguardo, e dunque mettendo in atto le proprie capacità intellettive.
– Dimensione emotivo-affettiva: giocare e mettersi nei panni del proprio eroe preferito (o comunque di un’altra persona) permette di immaginare, con la propria sfera emotiva, mondi nuovi e appassionanti.
I tipi di gioco e il loro valore psicologico
La psicologia cognitiva – e in particolare Piaget – ha identificato inoltre tre tipi particolari di gioco, che cambiano durante le varie fasi di vita del bambino:
– gioco psico-motorio: quello che fa il neonato da quando viene al mondo fino ai 2 anni d’età;
– gioco simbolico: che si fa tra i 2 e i 6 anni, con una forte simbolizzazione di oggetti, situazioni o persone;
– gioco sociale: in cui si collabora con altri bambini e si accettano e rispettano regole condivise.
Non a caso, negli ultimi decenni, sia l’ONU che l’UNICEF hanno sancito, tra i diritti dei bambini, il tempo dedicato al gioco: questo per il valore che esso ha nel loro sviluppo psicologico.
Il Gioco Euristico
Il gioco ha anche una funzione euristica, ovvero di scoperta e di problem solving intuitivo.
Si definisce infatti “procedimento euristico” un metodo di approccio alla soluzione dei problemi che non segue un chiaro percorso, ma che si affida all’intuito e allo stato temporaneo delle circostanze, al fine di generare nuova conoscenza.
Il gioco euristico è un’evoluzione naturale del cosiddetto “cestino dei tesori” – un’attività che viene proposta ai piccoli di 6-12 mesi (da quando cioè sono in grado di stare seduti), e che si basa sulle azioni tipiche dei fanciulli di quest’età, ovvero spostare oggetti nello spazio, farli rotolare, metterli in fila, sceglierli, dividerli per categorie, svuotare e riempire nuovamente il cestino. L’educatore o l’educatrice dovrà lasciare liberi i bambini di interagire a proprio piacimento con gli oggetti.
Dal punto di vista educativo tale tipo di gioco – e tutti quelli che ne discendono – promuove le capacità di concentrazione e l’abilità motoria, nonché la conoscenza del mondo e la comprensione delle varie associazioni possibili tra oggetti (colore, forma ecc..): è inoltre l’opportunità per avere un’esperienza sensoriale in autonomia.
Gioco di Ruolo in classe (Role Playing)
Infine, un tipo di gioco che si può svolgere tra i più grandi – e soprattutto anche online, nell’ambiente virtuale (in maniera sincrona o asincrona, tramite strumenti di interazione in formato audio/video) – è il role playing, ovvero il gioco di ruolo, che nasce dallo psicodramma.
Com’è facile intuire, si tratta di far rivestire ad alcuni alunni il ruolo di “attore” di una determinata situazione (storica, letteraria, ecc..) che s’intende studiare in classe, mentre altri alunni avranno il ruolo di “spettatori” e l’insegnante quello di “animatore”.
Lo scopo è quello di far addentrare gli alunni dentro la situazione oggetto di studio, facendoli immedesimare coi personaggi in modo da capire, fissare e memorizzare al meglio i concetti fondamentali che l’insegnante vuole che imparino.
Il gioco di ruolo migliorerà anche il rapporto tra insegnanti e allievi, oltre a quello tra allievi e materia da apprendere, poiché immette nella scena emozioni e movimento.