“Il tempo pieno non è una “iattura” e non è vero che danneggia i bambini con difficoltà, il contrario”. INTERVISTA a Luisa Nardelli
“ Il tempo pieno non è una “iattura” e non è vero che danneggia i bambini che presentano delle difficoltà, piuttosto direi il contrario. Ho tre figlie, ormai grandi, che hanno fatto tutte e tre il tempo pieno senza alcuna difficoltà”.
Parla così Luisa Nardelli, maestra dell’Istituto Comprensivo di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, 24 piccoli studenti nella sua classe e circa trent’anni di esperienza alla primaria.
A Orizzonte Scuola ha voluto rilasciare un’intervista dopo le dichiarazioni scritte sul nostro sito dalla maestra Silvia Cotangelo, che ha definito il tempo pieno una “iattura” per i bambini ed un parcheggio per i genitori.
Maestra Luisa, lei non è d’accordo. Quale è stata la sua esperienza in tutti questi anni di insegnamento?
Intanto mi lasci dire che ho insegnato per dieci anni nella scuola con i tempi antimeridiani modularizzati dove, lo ricordo, c’erano tre insegnanti che si alternavano su due classi: e sono l’insegnante dell’area antropologica e sociale, quella dell’area linguistica e quella dell’area scientifica, che poi è la mia area di insegnamento. Oggi nel tempo, cosiddetto, normale i bambini lavorano solo con orario antimeridiano, 5 ore giornaliere dal lunedì al venerdì più uno o due pomeriggi a settimana, per completare la quota oraria ministeriale. Il problema è che l’insegnante titolare della classe non riesce a coprire il monte orario, cosicchè in queste classi intervengono più figure per il completamento delle ore di apprendimento per i bambini. Ciò comporta tempi serrati, per poter svolgere l’intero programma, e una maggiore mole di lavoro per gli alunni a casa. Nel tempo pieno, possono usufruire di tempi più distesi.
In che senso?
Hanno il loro studio della mattina, le due ore di pausa tra mensa e gioco e poi c’è l’attività intellettuale, dove si riprende lo studio.
Una volta arrivati a casa i bambini sono liberi o devono ancora studiare?
Nei primi anni no, si assegnano loro solo i compiti il venerdì per il lunedì. Dalla terza elementare in poi è necessario invece anche ripetere individualmente, per fissare la materia orale perché, come tutti sanno, credere di aver appreso senza aver fissato i concetti non permette di ricordare gli argomenti durante le interrogazioni, Per capirci, stiamo parlando di una paginetta di orale, non di una mole di lavoro enorme.
La sua collega ha paragonato il tempo pieno ad un parcheggio dichiarando anche che esso può avere un senso per i bambini senza difficoltà ma è quasi impossibile per coloro che invece le difficoltà le hanno. Cosa ne pensa?
Ovviamente non mi trova d’accordo. E’ indubbio che esiste una piccola parte di genitori che parcheggia il più a lungo possibile i figli a scuola ma, di contro, esiste anche un’altra parte che sceglie il tempo pieno pur potendo seguire dall’ora di pranzo in poi il figlio in casa propria. Per tornare alla seconda domanda, direi, invece, che è esattamente il contrario. Il tempo pieno è preferibile proprio per i bambini con maggiori difficoltà: sto parlando di Bes, Dsa ma anche di studenti stranieri con difficoltà linguistiche, per i quali è fondamentale studiare seguiti da qualcuno. Mi è capitato a volte, di avere bambini che durante l’attività motoria mi chiedessero: “maestra mi aiuti a studiare” perché sentendosi guidati e supportati riescono ad apprendere decisamente meglio.
Quali sono invece le difficoltà più comuni nei giovani studenti di oggi?
I bambini di oggi sono digitalizzati già dalle prime classi, tuttavia esprimono grandi difficoltà nelle attività manipolatorie, nella capacità di concentrazione, nell’apprendimento, se esso non è corredato da immagini, e nel linguaggio, forse, e me lo domando, perché nelle famiglie si parla troppo poco?
E poi sono impacciati, magari bravissimi nello sport che praticano in orario extra-scolastico ma hanno difficoltà con la palla, nei semplici movimenti, insomma sono goffi a livello motorio, e me ne sono resa conto nel nostro progetto di educazione motoria “Scuola attiva kids”.
Capacità di attenzione ridotta in classe in presenza, cosa è accaduto allora durante la Dad: è stata troppo faticosa per i piccoli alunni e per i loro insegnanti?
Noi maestre, coadiuvate dalle poche che avevano conoscenze informatiche, abbiamo dovuto rimboccarci le maniche e fare i conti con la Dad, le lezioni a distanza e le piattaforme, che abbiano imparato ad utilizzare a volte anche lavorando 12 ore al giorno. Per entrare in un mondo, quello della scuola a distanza, che fino a quel momento era lontanissimo dalla nostra immaginazione. E’ stata molto dura per insegnanti e studenti, eppure la Dad ha mantenuto attiva qual minimo di socialità e di interazione tra i più piccoli, isolati, come tutti, dal lockdown causato dalla pandemia.
Lei ha un’esperienza quasi trentennale, lavora da sempre con passione e dedica il suo impegno e il suo lavoro a giovani studenti, futuri uomini e donne del domani: c’è un bambino a cui è rimasta particolarmente legata?
Sono legata tanto a tutti i miei alunni, ma ricordo molto bene la storia di un bambino arrivato da me in terza elementare che per i primi due anni era diventato il capro espiatorio per qualsiasi cosa, in un’altra classe. Da noi è cambiato completamente, è stato ben accolto, si è fidato e si è sentito guidato nello studio. Non è servito chissà quale sforzo ma delle volte ci si incaponisce troppo, mentre anche per i bambini, così come accade per noi adulti, cambiare aria può essere estremamente positivo.
E invece con i genitori è mai entrata in conflitto?
Con i genitori di oggi, diversamente da quanto accadeva in passato, può accadere di entrare in conflittualità. Raramente ma succede. E di solito accade quando diciamo loro cose poco piacevoli ma lo facciamo ovviamente per il bene del bambino. Spesso però questo non viene recepito e la famiglia si chiude a riccio. Ai miei alunni dico sempre: “ Se vi sgrido o vi riprendo sappiate che lo faccio per il vostro bene”.
Quanto è importante il lavoro di squadra per i docenti che lavorano nel tempo pieno?
Tantissimo. Noi siamo un vero e proprio team, in classe si alternano le due insegnanti dell’area linguistica e dell’area scientifica, a cui si aggiungono poi l’insegnante di religione e quella di inglese se la docente dell’area linguistica non ha l’abilitazione per la lingua straniera, ma questo non è il caso della mia classe dove la collega insegna Lingua inglese, in quanto specialista ed io Religione Cattolica, perchè in possesso di idoneità. Tra noi maestre c’è un confronto costante e continuo, uno scambio di idee e progetti che realizziamo all’unisono per i nostri piccoli allievi.