Il sociologo Di Stanislao: la pandemia è stato un diserbante sociale. In aumento i suicidi. Non restiamo sordi
Di Augusto Di Stanislao, sociologo, psicologo e psicoterapeuta, docente presso Università di L’Aquila – Vedo così, l’adolescenza in balìa del Covid. La pandemia è stato un diserbante sociale, ha reciso alla radice le loro personalità in fieri tra mille perché, tanti tabù e troppe diffidenze degli adulti, più o meno di riferimento.
Come i fiori non curati che, alla lunga, appassiscono così, una generazione di ragazzi rischia di inaridirsi a fronte di una luminosità propria di questa età.
Gli adulti, in questa fase della vita di per sé magmatica per gli adolescenti e messi sotto scacco dalla pandemia, si sono squagliati come neve al sole .
Molti ragazzi, intervistati su e giù per l’Italia, si sono lamentati di non essere stati ascoltati!
“Ci hanno sentiti, senza ascoltarci…” Capite bene che la differenza è sostanziale. Hanno detto: “Ci sentiamo come isole, distanti tra loro, come, barche di carta che galleggiano”
Fragili e abbandonati a sé stessi.
Da queste e da moltissime altre “ruvide” testimonianze viene fuori prepotentemente il loro cambio di prospettiva rispetto al domani. Distante e preoccupante, che toglie frecce all’arco di una intera generazione.
Il New York Times scrive di “un mondo che offre solo scorci di futuro”.
Questi nostri ragazzi hanno avuto la ventura o la sventura di vivere/subire una trasformazione epocale, proprio mentre si è messo in moto il loro cambiamento psicologico e biologico. E non mi sembra una roba di poco conto!
Gli adulti raccontano di un’adolescenza fatta di conflitti e trasgressioni intergenerazionali; i ragazzi di oggi racconteranno di un periodo di vita “implosa” e “reclusa” dalla pandemia.
Anni di confino sociale. Il senso obbligato che hanno dovuto percorrere condizionerà il loro approccio al mondo, le loro esperienze di vita.
Piaccia o no, la scuola è stato l’unico spazio di socializzazione, che alle restrizioni relazionali imposte dal Covid, ha risposto con traiettorie umanizzanti.
Stress intergenerazionale
Uno studio sui disagi psichici dei ragazzi in relazione al lockdown dello scorso anno, realizzato su un campione di 1.272 ragazzi, intervistati in tutta Italia, dice che il 79% dei ragazzi ha evidenziato sintomi di stress “sotto soglia” e il 54% di loro soffriva di stress post traumatico (più grave del semplice stress acuto).
Il malessere palesatosi nel primo lockdown, pare essersi trasformato in una patologia, da qui alla conferma della situazione di emergenza, creatasi il passo è breve.
I ragazzi soffrono di:
– allucinazioni;
– dispercezioni;
– sintomi dissociativi;
– agitazione;
– disturbi del sonno;
– incubi;
– preoccupazioni per il futuro;
– paura per i genitori e i familiari.
Sono aumentati i suicidi, i ricoveri e le ospedalizzazioni.
Nello scorso anno c’è stato un aumento del 30% dei disturbi alimentari.
Parlando con gli adolescenti, si possono capire e leggere tra le righe di cose non dette e che aspettano vengano colte proprio dagli adulti.
La ripartenza ha bisogno di dialogo e di grande capacità di ascolto, gli adulti non devono dare tutto per scontato.
Se vista in quest’ottica la lezione della pandemia potrà essere utilizzata per costruire relazioni più solide, lungo un percorso di comprensione e di reciprocità, nel quale le carenze affettive e l’assenza dei grandi, potranno essere superate con più presenza e più comunicazione.
Chiudo facendo mie le parole di una ragazza che potrebbe essere nostra figlia: “La mia paura più grande è che questa situazione che stiamo vivendo sia un’onda lunga che non riuscirò a cavalcare”.
Dentro queste parole ci vedo una disperata richiesta di aiuto: non restiamo sordi!