“Il signore delle formiche”: la storia di Aldo Braibanti, accusato di plagio nei confronti di uno studente

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La pellicola diretta da Gianni Amelio, andata in onda su Rai 3 venerdì 17 maggio, racconta la vicenda di Aldo Braibanti, un intellettuale omosessuale processato negli anni ’60 con l’accusa di plagio nei confronti di un suo studente. Nel cast del film figurano Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Sara Serraiocco e l’esordiente Leonardo Maltese.

Alla vigilia della presentazione del film alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2022, Gianni Amelio ha descritto “Il signore delle formiche” come la storia di un amore tra un uomo e un ragazzo, esprimendo il desiderio che il film potesse infondere coraggio a chi ne ha bisogno, nonostante tratti una delle pagine più oscure della giustizia italiana.

“Il signore delle formiche” narra la storia di Aldo Braibanti, scrittore, filosofo, artista poliedrico, sceneggiatore, regista e mirmecologo, che negli anni Sessanta fu processato per plagio. Braibanti fu accusato di aver soggiogato un suo studente maggiorenne, il quale, su pressione della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a elettroshock.

Il film, scritto da Amelio insieme a Edoardo Petti e Federico Fava, esplora gli anni Cinquanta e Sessanta, quando l’omosessualità era considerata contro natura e spesso nascosta. Sebbene il fascismo fosse formalmente superato, la stigmatizzazione persisteva, e le persone omosessuali, specialmente intellettuali, venivano colpite in modi diversi. Il reato di plagio, abolito solo nel 1981, rappresentava una “mina vagante” nel sistema giuridico, come racconta Amelio.

Nato il 23 settembre 1922, Aldo Braibanti si trasferì a Castell’Arquato nel 1947, dove creò un laboratorio artistico molto frequentato da giovani. Tra questi, due diciottenni divennero suoi stretti discepoli, e uno di loro lo seguì a Roma negli anni Sessanta. La denuncia contro Braibanti fu presentata dal padre del giovane, che sosteneva che l’intellettuale avesse plagiato il figlio.

Nel 1967 Braibanti fu arrestato e nel 1968 condannato a nove anni di carcere per plagio, pena ridotta in appello a quattro anni, con due anni condonati. La sentenza definitiva della Corte di Cassazione nel 1971 applicò per la prima volta l’articolo 603 del Codice penale. Molti intellettuali si mobilitarono in difesa di Braibanti, tra cui Alberto Moravia, Elsa Morante e Pier Paolo Pasolini.

Nel 1981 l’articolo 603 fu abrogato perché non conforme alla Costituzione, e un anno dopo la condanna di Braibanti fu cancellata dai registri. Nonostante la chiusura legale del caso, Braibanti visse in condizioni di estrema ristrettezza fino alla sua morte nel 2014. Negli anni ottanta, un gruppo di artisti e intellettuali lanciò un appello in suo favore, e nel 2006 gli fu concesso il vitalizio della legge Bacchelli.

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