Il ruolo delle emozioni a scuola. Empatia e didattica affettiva
Per molti anni lo studio delle emozioni non è stato affrontato dalla scienza, in quanto l’emozione è una variabile abbastanza difficile da misurare. Inoltre, data la sua caratteristica percettiva individuale, l’emozione è difficile da valutare e da comparare fra diversi soggetti.
Tuttavia, pur essendo quasi impossibile misurarle scientificamente, oggi le neuroscienze ci dicono che i sistemi cerebrali collegati all’emozione (amigdala, sistema limbico e neuroni specchio) giocano un ruolo fondamentale – e spesso inconscio – nei nostri processi decisionali quotidiani, che sono alla base del nostro comportamento abituale.
Emozioni e apprendimento
L’emozione gioca un ruolo cruciale per le caratteristiche percettive e decisionali degli esseri umani: questo l’aveva già suggerito Charles Darwin (“L’espressione dell’emozione nell’uomo e negli animali”, 1982), che sosteneva che le emozioni consentissero ad un organismo di adattarsi meglio alle caratteristiche salienti degli stimoli proposti dall’ambiente.
In seguito, la teoria psico-evoluzionistica delle emozioni, nata negli anni Sessanta, ha applicato gli studi di Darwin all’analisi della personalità umana.
Oggi è noto che le emozioni hanno un ruolo importante nella qualità dell’apprendimento scolastico: se infatti è da queste che parte, pur in maniera inconscia, il comportamento degli alunni in classe, è su queste che l’insegnante dovrà far leva, tramite l’adozione di un approccio empatico e di una didattica basata sull’affettività.
Il rinforzo emozionale
Le informazioni vengono apprese, e dunque entrano a far parte del bagaglio culturale dei discenti, tramite l’archiviazione in memoria dei contenuti, in base all’intensità e alla direzione dei complementi emotivi che vi sono associati.
È stato dunque dimostrato che stati d’animo positivi (gioia, euforia, interesse, ecc.) rinforzano positivamente questo processo, mentre al contrario stati d’animo bui (tristezza, malinconia) possono influenzarlo negativamente.
Da ciò, l’importanza di mantenere in classe un clima positivo, che costituisce terreno fertile per l’apprendimento.
Empatia
Uno dei modi per instaurare un clima di serenità è l’uso dei nostri neuroni specchio – ovvero quelli responsabili del processo empatico (quel che accade dentro di noi quando riusciamo a immedesimarci nell’altro e quasi a sentire quel che prova). L’ascolto empatico (dato dalla volontà di comprendere sia le parole che i sentimenti dell’interlocutore) è una delle caratteristiche che devono caratterizzare l’insegnante moderno, soprattutto di sostegno.
Esso infatti permette di dar vita alle tre componenti fondamentali della capacità empatica, ovvero:
– empatia cognitiva (intuire quello che l’altra persona pensa e comprendere a fondo il suo punto di vista – senza però badare particolarmente alle sue emozioni);
– empatia affettiva (vivere le stesse emozioni dell’altro);
– preoccupazione empatica (autentica compassione e desiderio di prodigarsi per l’altro in modo da contribuire al suo benessere).
Queste sono alla base della natura del cosiddetto “insegnate affettivo”.
L’insegnante affettivo
L’insegnante affettivo è colui/colei che, nell’azione educativa, sceglie di percorrere la via del dialogo, della reciprocità e dell’integrazione comunicativa.
Sceglie questo atteggiamento per sviluppare nel discente le abilità emozionali (quelle di cui parla Daniel Goleman nel suo libro “Intelligenza emotiva”): autoconsapevolezza, capacità di esprimere e di controllare i sentimenti, gli impulsi, la tensione e l’ansia.
Un apprendimento efficace ha infatti bisogno di una componente relazionale, nonché di fiducia nel rapporto tra alunno e docente: quest’ultimo si pone distante da autoritarismo ma anche permessivismo, proponendosi come guida autorevole ma non autoritaria.
Per far ciò, tuttavia, l’insegnante ha bisogno di mettere in atto un ascolto attivo dei ragazzi, che permetta di comprendere anche le dinamiche di gruppo che nascono in classe e quelle individuali, introspettive.
Infine, è importante che mantenga un occhio di riguardo per gli allievi più emotivi o con difficoltà di apprendimento, considerando che la maggior parte degli alunni no potrà soddisfare gli standard di rendimento raggiunti da quelli particolarmente dotati.
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