Il ritorno dei giudizi sintetici alla primaria, Valditara punta alla chiarezza. Gli esperti sono contrari: “Si guarda al risultato e non all’apprendimento”

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Fra le varie riforme che Giuseppe Valditara metterà in bacheca spunta anche una che tocca un tema fra i più spinosi, ovvero quello della valutazione: alla scuola primaria torneranno i giudizi sintetici dal prossimo anno, che prenderanno il posto della valutazione descrittiva.

Pochi giorni fa, infatti, il Governo ha presentato un emendamento specifico che confluisce all’interno della riforma più ampia del voto in condotta e delle sospensioni per gli studenti.

Dal prossimo anno alla scuola primaria arrivano i giudizi, da ottimo a insufficiente, dunque. Un sistema che tenderebbe ad essere più chiaro per studenti e famiglie. Almeno secondo il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara:  “Basta con le definizioni incomprensibili tipo “avanzato”, “intermedio”, “base”, “in via di prima acquisizione”. Al di là del giudizio analitico, vogliamo che alle elementari le valutazioni siano chiare, semplici: ottimo, buono, discreto, sufficiente, insufficiente, gravemente insufficiente”.

La riforma prevede inoltre l’obbligatorietà delle valutazioni in decimi nel primo quadrimestre per tutti i gradi di istruzione, introducendo un elemento di novità rispetto alla prassi di alcune scuole di omettere i voti in questo lasso di tempo.

Già dalle prime anticipazioni giunte mesi fa dalla sottosegretaria Frassinetti, che annunciava il prossimo cambio di valutazione alla scuola primaria, molti esperti uscirono alla scoperta per esprimere il proprio parere negativo. Fra questi, Cristiano Corsini, docente di Pedagogia Sperimentale all’Università Roma 3. Oggi, alla luce dell’emendamento e dunque di una prossima concretizzazione della proposta, torna a ribadire la propria posizione in merito, partendo dal fatto che la valutazione formativa si distingue per il suo approccio rigoroso che, anziché penalizzare, utilizza gli errori come strumento di apprendimento. Questo tipo di valutazione evita di trasmettere agli studenti il terrore di sbagliare, un fattore che, come evidenziato, inibisce il processo di apprendimento.

Corsini, sottolinea che evitare di dare un “brutto voto” non dovrebbe essere visto come un atto diseducativo, ma piuttosto come un’opportunità per promuovere una cultura dell’apprendimento che non si basi esclusivamente su fallimento e successo. Tale approccio richiede un cambio di paradigma che allontani la valutazione dall’essere un “capriccio degli adulti” e la trasformi in uno strumento effettivo per lo sviluppo educativo e personale degli studenti.

Netto il no di un altro pedagogista, Daniele Novara, che è convinto si tratti dell’anticamera del ritorno ai voti numerici. Secondo l’esperto, in questo nuovo modo di valutare ci sarà una perdita di informazioni preziose dato che i livelli di apprendimento fornivano una valutazione più dettagliata dei progressi degli alunni. Un ritorno ai voti numerici  secondo Novara, tendono a cristallizzare il giudizio sugli alunni e non tengono conto dei loro progressi individuali. Infine, il sistema precedente poneva l’accento sul processo di apprendimento, non solo sul risultato finale.

Al di là degli aspetti centrali della riforma, c’è chi fa notare anche la sbagliata tempistica di inserire una nuova modifica, dato che il nuovo sistema è stato introdotto nel 2020.

La scuola primaria ha perseguito l’obiettivo di una valutazione descrittiva per molto tempo, basandosi su solide prove della ricerca pedagogica e didatticaafferma Maria Mellone, docente di didattica della Matematica dell’università Federico II di Napoli e presidente della Commissione italiana per l’insegnamento della Matematica dell’Unione Matematica Italiana (Umi-Ciim). – Queste evidenze giustificano pienamente questa scelta. Tuttavia, mettere in discussione questo senso con il ritorno ai giudizi sintetici, senza dare il tempo di verificare realmente l’efficacia e di considerare l’adattamento che ogni processo di rinnovamento comporta, è discutibile”.

Se, come spesso accade in Italia, dopo poco tempo si annulla tutto dall’alto, vanificando gli enormi sforzi compiuti, sarà sempre più difficile per la scuola assumersi la responsabilità di nuove riforme importanti”, aggiunge.

Secondo Vincenzo Caico, dirigente dell’Istituto M. Buonarroti di Monfalcone, “il voto è una conseguenza ma fa vivere la scuola in modo diseducativo”. La proposta del dirigente si basa su un sistema valutativo che consideri i voti come “livelli di raggiungimento di obiettivi”, una visione che mira a valorizzare il percorso di apprendimento più che il risultato finale.

Che il tema sia molto sentito lo dimostra anche un recente rapporto dell’Eurispes, basato su questionari somministrati a 4800 docenti, ha rivelato che il 60% di questi critica il sistema attuale dei voti. Tale dato rispecchia una crescente esigenza di riforma che va oltre le aule scolastiche, arrivando fino alle stanze della politica, dove si discute di modifiche legislative in merito alla valutazione scolastica.

DISEGNO DI LEGGE

LINEE GUIDA

RELAZIONE TECNICA

L’emendamento del Governo

Il Governo

All’articolo, apportare le seguenti modificazioni:

   1) al comma 1, lettera a), è premessa la seguente:

          “0 a) all’articolo 2, comma 1, le parole: “nel primo ciclo” sono sostituite dalle seguenti: “nella scuola secondaria di primo grado” ed è aggiunto, in fine, il seguente periodo: ‘A decorrere dall’anno scolastico 2024/2025, la valutazione periodica e finale degli apprendimenti, ivi compreso l’insegnamento di educazione civica, delle alunne e degli alunni delle classi della scuola primaria è espressa con giudizi sintetici correlati alla descrizione dei livelli di apprendimento raggiunti. Le modalità della valutazione di cui al primo e al secondo periodo sono definite con ordinanza del Ministro dell’istruzione e del Merito’.

           2) dopo il comma 1, è inserito il seguente: ‘1-bis. All’articolo 1 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2020, n. 41, il comma 2-bis è abrogato’.

          3) al comma 4, lettera b), dopo il numero 3), è inserito il seguente: “3-bis) prevedere la votazione in decimi per la valutazione periodica e per quella finale degli apprendimenti delle studentesse e degli studenti del secondo ciclo di istruzione, in ciascuna delle discipline di studio previste dalle Indicazioni nazionali per i licei e dalle Linee guida per gli istituti tecnici e professionali”.

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