Il “Professor Algoritmo”. Lettera
Inviata da Simone Billeci – Oggi è un giorno significativo per molti docenti e aspiranti tali: mentre alcuni iniziano il loro percorso educativo, altri restano in attesa, frenati dall’incertezza delle decisioni del “Professor Algoritmo”. Questo termine, coniato da Paolo Crepet, rappresenta un simbolo della crescente dipendenza della nostra società dalla tecnologia per decisioni cruciali, in questo caso, nella selezione degli insegnanti. Mentre le nuove assunzioni si concretizzano e altre aspettano, è essenziale riflettere sul ruolo di questo algoritmo e sulle implicazioni delle sue scelte.
“Non riesco a trovare nulla di geniale – scrive lo psichiatra e sociologo nel suo testo “Prendetevi la luna” – quando leggo di qualche responsabile di un ufficio scolastico regionale, forse supportato dalla burocrazia ministeriale, che decide di basare la selezione degli insegnanti da immettere in ruolo su un algoritmo. Così, effettivamente, siamo nel pieno del politicamente e tecnologicamente corretto. L’algoritmo possiede, devo riconoscerlo, vantaggi enormi. È anestetico, agisce senza responsabilità, è quasi onesto e incorruttibile, facile e di poco costo, rapidissimo. L’algoritmo non seleziona «maestri» ma avatar di curricula.”
Il “Professor Algoritmo” agisce come un arbitro neutrale, promettendo efficienza e imparzialità nella selezione degli insegnanti. L’idea di base è che, eliminando il giudizio umano, si possa evitare il rischio di pregiudizi personali e favoritismi, e garantire un processo di selezione giusto e trasparente. Tuttavia, dietro questa apparente perfezione si nascondono complessità che meritano un’analisi approfondita.
Sebbene gli algoritmi siano progettati per ridurre l’influenza dei pregiudizi umani, non sono immuni da problematiche simili. Gli algoritmi riflettono e amplificano i pregiudizi e le limitazioni dei dati su cui sono basati. Le decisioni algoritmiche derivano da criteri predefiniti che possono escludere aspetti essenziali della qualità educativa che non sono facilmente quantificabili.
Uno dei problemi principali del “Professor Algoritmo” è la mancanza di responsabilità diretta. Quando un algoritmo prende una decisione, non esiste un individuo o un gruppo umano a cui attribuire le conseguenze di tale decisione. Se un insegnante selezionato dall’algoritmo non si adatta bene al contesto scolastico o se il processo di selezione risulta problematico, non è chiaro chi deve rispondere per questi esiti.
La trasparenza è un’altra area critica. Gli algoritmi spesso operano come scatole nere: i criteri e le logiche utilizzate per prendere decisioni non sono sempre chiari agli utenti finali. I candidati esclusi possono avere difficoltà a comprendere le motivazioni delle loro esclusioni e a fare appello contro le decisioni che ritengono ingiuste. Questo limita la capacità di migliorare il processo e riduce la percezione di equità tra i candidati.
Nel giorno in cui molti insegnanti iniziano il loro servizio e altri restano in attesa, è cruciale riflettere su come gestiamo la selezione degli educatori.
Mentre il “professor algoritmo” continua a influenzare la selezione degli insegnanti, è fondamentale chiedersi se stiamo veramente creando un sistema educativo che riflette i valori di equità e qualità che desideriamo. La riflessione critica su questi temi è necessaria per garantire che il nostro sistema di selezione rimanga giusto e in grado di rispondere alle esigenze reali della professione docente.