Il potenziamento fantasma della Storia dell’arte
Il famigerato potenziamento curricolare della Storia dell’Arte, tanto propagandato e sbandierato dall’attuale ministra Giannini nello scorso anno scolastico 2015-16, nell’ambito delle assunzioni in fase C, nella sostanza si sta rivelando come l’ennesimo demagogico inganno a scapito della formazione didattica, condannando centinaia di docenti (preparati, abilitati e neoimmessi in ruolo dopo decenni di precariato) alla mortificante nonché rediviva “supplentite” (in gergo “tappabuchi”), ben lontana dall’esser stata estirpata, nonostante i proclami di partito!!!
Adesso anche le sigle sindacali, seppur tardivamente, cercano di parare il colpo definendo la riforma scolastica renziana “un fallimento”.
Eppure qualche scettico (e poco solidale, diremmo), “forse” distante dalla realtà scolastica, apostrofa con termini poco garbati l’allarme da noi lanciato. Per carità, la libertà di pensiero innanzitutto. Ma le esperienze raccolte in questi mesi sono tutt’altro che rassicuranti per chi nella didattica ha investito studio e devozione.
In parole povere: “Hai insegnato per anni Storia dell’Arte? Bene, adesso per 18 ore settimanali sostituirai, invece, i colleghi di altre discipline in mutua!!! Capito? Senza ma e senza se! Le ore di lezione su Storia dell’Arte? Ebbene, scordatele! È già tanto se ti permetterò una visita a qualche mostra o museo! Come dici? Insegni da 10 anni Storia dell’Arte e hai girato quasi tutti gli istituti della provincia? Bè, vedi di regolarti, mio caro, perché la musica per la scuola italiana è cambiata! Non so cosa farmene di un docente di Storia dell’Arte quando le ore sulla disciplina sono fittizie. A me servono i supplenti per coprire le classi. Non so se mi sono spiegato! A proposito, hai mica esperienza sul sostegno?”.
Queste, in sintesi, le parole che molti docenti della materia si sono sentite schiaffeggiare in faccia dai dirigenti scolastici grazie ai poteri dati loro dalla “Buona scuola” (???) voluta dall’attuale governo renziano.
restiamo piuttosto scettici circa la “vera” utilità del potenziamento quando (nella maggior parte dei casi conosciuti) poche (o quasi nessuna) scuola ha realmente ottenuto lo stesso per la classe di concorso richiesta.
Avere alle spalle un bagaglio significato di esperienze maturate sul campo in un decennio di incarichi sulla materia, adesso si ritrova nell’amara situazione di dover coprire i 3/4 della cattedra sulle sostituzioni settimanali.
Quando si dice: ” Ai danni la beffa!”.
L’amara e ordinaria realtà dell’istruzione statale, specie di primo e secondo grado, è questa! La viviamo quotidianamente sulla nostra stessa pelle!!!
E quando vi verranno a dire che la Repubblica Italiana tutela la formazione culturale e artistica del mondo studentesco non siatene così sicuri, ma abbiate seri dubbi!
Ciononostante, vi è un’altra spina sul fianco da sorbire. Ovvero gli abilitati Siss, i quali, durante le operazioni burocratiche per la mobilità scorsa, si sono visti negato il riconoscimento del punteggio acquisito dopo un biennio tutt’altro che semplice: test d’ingresso + orale; 26 esami universitari, 300 ore di tirocinio diretto e indiretto valutati da due tutor della materia; tesi sulle due unità didattiche svolte in classe; esame scritto finale in busta chiusa + orale. Crediamo, e scusate se osiamo, di esser stati valutati adeguatamente da chi di dovere per meriti e competenze acquisite. E dobbiamo pure sorbirci dai colleghi neovincitori di concorso (e non siamo i soli a crederlo!!!) l’imbarazzante diceria di non esser stati valutati abbastanza dal sistema di un tempo? I precari storici, a mio dire, avrebbero desiderato avere un trattamento più dignitoso, vedendosi riconosciuta quell’agognata cattedra su posto comune ricoperta sull’organico di fatto per anni. Quell’organico di fatto per mezzo del quale l’Istruzione scolastica italiana ha potuto garantire alle famiglie la formazione dei propri figli. Allo stato attuale, restiamo docenti (abilitati, competenti e storici) di serie “C”. In ultima analisi, ci preme comprendere perché un vincitore di concorso (al quale vanno, comunque, riconosciuti i sacrosanti risultati ottenuti dall’esito positivo delle prove) avrebbe priorità rispetto ai sissini. Come se il valore concorsuale della Siss fosse stata un’alternativa più “comoda” in anni in cui i concorsi furono congelati per decreto ministeriale. Restando in tema “surrealista”, e concluso, bisogna “accontentarsi” (poiché i toni sono questi!) di una cattedra di potenziamento “fantasma” sulla materia dopo quanto succitato e, aggiungo, aver superato a pieni voti l’anno di prova? Bé, non è certo la “buona scuola” che vorrei! E scusate se oso sognare! Toglieteci pure questo e amen!
Le cattedre di fatto andrebbero convertite in diritto e assegnate ai neoimmessi storici. Questa sarebbe, a mio dire, una plausibile ed equa ricompensa per il servizio prestato in nome della Pubblica Istruzione negli anni di precariato (del quale hanno goduto in parecchi, direi!) Perdonate lo sfogo!
Mio padre ha insegnato me a non tacere, esprimendo liberamente il mio pensiero. Credo sia l’insegnamento più grande per un figlio!
Ai dirigenti di viale Trastevere (il cui dovere ministeriale sarebbe stato quello di tutelare la memoria delle Arti Visive, nonché il patrimonio storico-artistico del “Bel Paese”) si deve l’inesorabile declassamento della disciplina curricolare che più di tutte contribuisce a nobilitare l’animo del genere umano.
L’Italia ha perso ancora una volta l’occasione di investire sulla formazione delle nuove generazione a tutela dell’identità culturale del Paese, sottovalutando gli effetti collaterali di una riforma istituzionale che comincia già a far acqua da tutte le parti.
Magari siamo rimasti in pochi, ma allo stesso tempo certi ci siano ancora colleghi che con coraggio e dignità gridano assieme a noi a gran voce: “NO!”.
Chiediamo il vostro aiuto per scuotere le menti e mobilitare chi, come noi, crede ancora nella buona causa della Storia dell’Arte quale inestimabile patrimonio formativo degli studenti.
Di questo passo, i vostri figli non studieranno più Storia dell’Arte, ma, al più, si limiteranno a una mera quanto ridicola infarinatura di informazioni di carattere turistico.
Auspichiamo la nostra non resti un’isolata debole voce contro le insane manovre di palazzo, ma sia un grido corale a difesa della nostra identità culturale.
“Vita brevis ars longa!!!”
Filippo Musumeci e i tanti colleghi della A061