Il pedagogista Stefano Rossi: “Stop ai cellulari anche alle superiori. Ci sono prof disperati perché hanno alunni ‘altrove’, avendo il cellulare sotto il banco”

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Stefano Rossi, psicopedagogista ed esperto di educazione emotiva, ha riflettuto, in un’intervista a Il Resto del Carlino, sul caso di Riccardo, il 17enne reo confesso della strage familiare di Paderno Dugnano, e sulla solitudine digitale che affligge gli adolescenti di oggi.

“La solitudine è il punto fermo della questione, come ha sottolineato la pm dei minori Sabrina Ditaranto, e forse il più importante. Una solitudine però digitale”, ha detto Rossi. “Non è vero che i ragazzi non abbiano più relazioni. Ma sono virtuali, fragili e superficiali: viviamo in una società di connessioni che si perdono velocemente nel Maelström di internet”.

Rossi sostiene che la società dei legami si è trasformata in una società di connessioni fragili e superficiali, dove i ragazzi non sanno gestire le emozioni e si sentono soli anche in mezzo agli altri. “La condivisione è il primo strumento per imparare a gestire le emozioni. Per come funziona il nostro cervello emotivo, se si riesce ad affermare che si è tristi o arrabbiati si riesce ad addolcire le emozioni. Nominare equivale a regolare. Se l’altro è un estraneo, si seppellisce la disperazione dentro di sé”.

L’esperto propone di investire sull’educazione emotiva e sulla didattica cooperativa per insegnare ai bambini a dare un nome alle proprie emozioni e a gestire i conflitti in modo costruttivo. “Se parliamo di prevenzione occorre investire sull’educazione emotiva, cioè insegnare sin da bambini a dare un nome alle proprie emozioni. E puntare sul metodo della didattica cooperativa, basato su attività collettive e soluzione di problemi creativi. Per imparare, occhi negli occhi, abilità sociali come la condivisione, l’empatia, l’ascolto, la gestione costruttiva di un conflitto”.

Rossi ha anche espresso perplessità sulla direzione che si sta prendendo nelle scuole, verso l’iperdigitalizzazione, e ha sottolineato l’importanza di regolare l’uso dei dispositivi elettronici anche nelle famiglie. “Credo che il ministro avrebbe dovuto avere il coraggio di estendere la circolare anche alle superiori. Ci sono prof disperati perché hanno alunni ‘altrove’, avendo il cellulare sotto il banco. Ma la regolazione digitale dovrebbe avvenire anche nelle famiglie. In casa consiglio di tenere una digital box, una scatola dove tutti possano depositare i dispositivi elettronici. E, ancora più importante: non va lasciato il telefonino di notte agli adolescenti”.

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