Il pedagogista Sidoti: “Nulla potrà sostituire l’insegnante, nemmeno l’intelligenza artificiale”

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Di Massimo Luciano Sidoti, pedagogista – L’intelligenza artificiale deve essere vista per gli alunni come una magia, capace di trasmettere sensazioni attraverso analogie interessanti ed accattivanti, ma deve essere compreso come un supporto didattico inserito in una lezione in riferimento a contesti più vasti, dove la centralità dell’argomento non deve dipendere dall’intelligenza artificiale.

Nulla può essere paragonato alla lezione frontale con il discente, il rapporto che si instaura empaticamente con l’alunno fa cadere le incertezze comunicative dell’alunno, stimola a fare sempre di più, incoraggia ad andare oltre i propri limiti.

L’insegnante trasmette, non fornisce nozioni, stabilisce un feedback empatico, comprende la comunicazione non verbale, osserva la postura, verifica la proprietà di linguaggio, la fluidità del discorso e la capacità di velocità di pensiero di ogni alunno.
Nulla potrà sostituire l’insegnante, nemmeno l’intelligenza artificiale.

L’intelligenza artificiale possiamo paragonarla ad uno strumento che lancia le palline da tennis in automatico, sicuramente utile ma non efficace ad acquisire competenze per gareggiare. In questo caso il tennista non riuscirebbe ad affrontare una gara.
Il docente affronta tutti i giorni la sua partita con gli alunni, con strategie diverse con destrezza in situazioni nuove.

Pertanto, l’alunno non è una macchina che archivia ed assimila contenuti. Durante la giornata scolastica subentrano stati d’animo, frustrazioni, emozioni oppure cali di rendimento.
Il discente comprende e regola il tiro, rende la lezioni più fluida e meno elaborata, in base a svariati fattori e stati d’animo della classe.

Ciò che viene richiesto agli esperti in campo educativo è interrogarsi su come l’intelligenza artificiale possa favorire l’apprendimento umano e fare in modo che siano gli educatori stessi a guidare la trasformazione.
La relazione tra alunno ed insegnante è imprescindibile, ciò che agisce in maniera virtuale non può mai essere paragonato al contatto umano. Gli assistenti vocali, i software di analisi delle immagini, i motori di ricerca, i sistemi di riconoscimento facciale , ci svuotano di contenuti umani. I valori della persona umana, la dignità, il rispetto, l’uguaglianza dei diritti, via via scompariranno celatamente attraverso una macchina.

Il deep learning elabora una quantità di dati basandosi su reti neuronali artificiali. Ciò consente ad un computer di imitarci oppure invertire anche il nostro processo decisionale.
Occorre saper distinguere eventuali usi impropri dell’intelligenza artificiale, nelle pratiche didattiche deve essere una risorsa per migliorare l’istruzione, senza venire meno al rapporto che si stabilisce tra insegnante ed alunno, mantenendo principi etici condivisi.
Principi fondamentali che ci permettono di distinguerli in buoni, giusti, leciti, inerenti alla moralità umana.

Pertanto, l’inserimento delle nuove tecnologie va regolamentato e guidato attraverso un supporto di esperti pedagogisti che mirino ad orientare e canalizzare l’istruzione tecnologica.
L’approccio educativo innovativo deve mirare allo sviluppo delle competenze senza intaccare il nostro sistema sociale.
Una nuova realtà aumentata nelle scuole porta a nuovi ambienti educativi innovativi, inclusivi e coinvolgenti se viene canalizzata nelle giuste dosi favorendo la personalizzazione dei contenuti.

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