Il Patto Formativo territoriale tra la scuola e gli altri soggetti formativi: scarica accordo di rete e bozza di delibera dei docenti

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Una cosa è diventata sempre più chiara nel corso di questi anni: che l’educazione non riguarda solo problemi scolastici tradizionali, quali possono essere il curricolo, la valutazione, le verifiche. Quello che decidiamo di fare nella scuola ha senso solo all’interno del contesto più ampio degli obbiettivi che si propone di raggiungere la comunità attraverso l’investimento nell’educazione. Abbiamo finalmente capito che il modo di concepire l’educazione è il modo di concepire la cultura e i suoi scopi, espressi o inespressi.

La scuola è diventata una risorsa strategica per lo sviluppo del Paese

Il processo riformatore attivato in Italia negli anni Novanta è la risposta dello Stato alla globalizzazione, all’integrazione europea, allo sviluppo delle tecnologie della comunicazione e ai profondi cambiamenti che questi fenomeni hanno determinato nei sistemi economico, sociale e politico. Il processo di riforma ha attivato un forte decentramento di competenze e di funzioni dal centro alla periferia, modificato il rapporto Stato/cittadini, ha rinnovato le politiche pubbliche. Il capitale non coincide necessariamente con il bene materiale. Il capitale umano e quello sociale sono divenuti i nuovi beni di investimento e la scuola, luogo dove si forma capitale umano e si produce capitale sociale, è diventata una risorsa strategica per lo sviluppo del Paese.

La scuola come agenzia formativa impegnata a promuovere lo sviluppo delle conoscenze, delle abilità e delle competenze funzionali allo sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio

Le politiche di istruzione e di formazione della scuola italiana – sottolinea il prof. Alfonso D’Ambrosio alla guida, come dirigente scolastico, dell’Istituto Comprensivo Statale “Lozzo Atestino” dei comuni di Lozzo Atestino, Cinto Euganeo e Vo’ – hanno risentito fortemente delle direttive e degli orientamenti internazionali. La scuola italiana segue le coordinate temporali e spaziali che la configurano come un’agenzia formativa (non l’unica), inserita in un contesto territoriale, impegnata a promuovere lo sviluppo delle conoscenze, delle abilità e delle competenze funzionali allo sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio. Questi è costituito da una pluralità di soggetti formativi, pubblici e privati che hanno, più o meno intenzionalmente, gli stessi obiettivi. In questa prospettiva, la scuola ha la necessità di affinare i sensori per cogliere il brusio che le formicola attorno, di sintonizzarsi maggiormente con le richieste e i bisogni del territorio, di confrontarsi con i diversi livelli ecosistemici, di allearsi con altre scuole, con soggetti formativi, con le istituzioni presenti nel territorio, di creare reti di relazioni, di innervarle di processi negoziali e di mediazione. La scuola rappresenta uno dei nodi centrali di questa rete di soggetti. Queste premesse presuppongono una nuova organizzazione per l’ambiente scolastico e formativo, tendente alla stipula, con i soggetti formativi del territorio, di un Patto di alleanza pedagogica e di un sistema formativo integrato territoriale. La scuola è cliente e fornitore del territorio, così come lo è il territorio nei confronti della scuola.

Il territorio si trasforma in un giacimento di ricchezze e di opportunità che la scuola deve saper cogliere

Il territorio rappresenta per la scuola un bacino d’utenza, l’insieme di soggetti che sono direttamente o indirettamente interessati ai processi formativi, un fornitore di servizi. Ma il territorio non è solo questo! “la ricerca più avanzata in campo pedagogico e didattico chiede con insistenza alla scuola di aprirsi al suo territorio nella consapevolezza che il ciuffo d’erba (il naturale: il paesaggio) e il “mattone” (il sociale: il paese-città) scorrono lungo una pellicola culturale che l’allieva e l’allievo possono osservare, capire, modificare attraverso la conoscenza diretta e la partecipazione personale. Da sterile deposito di tradizioni inanimate – sottolinea il prof. Alfonso D’Ambrosio nell’Intesa tra Comune di Lozzo Atestino, Comune di Cinto Euganeo, Comune di Vo’, Associazioni e terzo settore, Ambito Territoriale, e Istituto Comprensivo “Lozzo Atestino” – il territorio si trasforma, in un giacimento di ricchezze e di opportunità che la scuola deve saper cogliere. Con questi presupposti, qui si delinea un Patto Formativo territoriale tra la scuola e gli altri soggetti formativi e di approfondire i rapporti tra la scuola e gli enti territoriali, intesi come comunione dei reciproci beni ecologici, sociali e culturali.

La normativa di riferimento e i Patti educativi

Il contesto normativo di riferimento per lo sviluppo dei Patti educativi è la seguente:

  • la Legge n° 59/1997, che riconosce l’autonomia delle Istituzioni Scolastiche ed attribuisce agli Enti Locali funzioni di programmazione territoriale con l’obiettivo di inserire l’istruzione e la formazione all’interno delle politiche di sviluppo del territorio;
  • il Decreto Legislativo n° 112/1998, che conferisce funzioni e compiti amministrativi alle Regioni e agli Enti Locali in materia d’istruzione;
  • il D.P.R. n° 275/1999, che prevede forme di raccordo tra Istituzioni Scolastiche ed Enti locali ai fini di una programmazione coordinata dell’offerta formativa sul territorio;
  • la Legge n° 267/2000, che configura il Comune come “l’ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi, ne promuove lo sviluppo”;
  • la Legge n° 328/2000, che definisce le modalità di attuazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali e le azioni da integrare e coordinare con le politiche sanitarie, dell’istruzione, della formazione e del lavoro;
  • la Legge Costituzionale n° 3/2001, che eleva a rango costituzionale il principio dell’autonomia scolastica, attribuisce ai Comuni nuove funzioni amministrative in materia scolastica secondo il principio di sussidiarietà e fonda i rapporti tra Comuni e Istituzioni Scolastiche autonome su forme di accordo, di concertazione, di coordinazione;
  • la Legge n° 53/2003, che conferisce al Governo la delega per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia d’istruzione e di formazione professionale;
  • la Legge n° 169/2008, che converte in legge, con modificazioni, il decretolegge 1° settembre 2008, n° 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università;
  • la Legge Quadro n° 104/1992, che sancisce le linee e i principi alla base del processo di integrazione scolastica delle persone con disabilità;
  • la Legge n° 296/1996, che prevede la stipula di accordi istituzionali per garantire il rispetto delle effettive esigenze degli alunni disabili sulla base di accordi interistituzionali;
  • la Legge n° 170/2010, che riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico;
  • le Indicazioni Nazionali per il curricolo del primo ciclo d’istruzione del 4 settembre 2012, che prevedono che la scuola concorre con altre istituzioni alla rimozione di ogni ostacolo alla frequenza, cura l’accesso facilitato per gli alunni con disabilità, previene l’evasione dell’obbligo scolastico e contrasta la dispersione, valorizza il talento e le inclinazioni di ciascuno e persegue con ogni mezzo il miglioramento della qualità del sistema di istruzione;
  • la Direttiva del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 27 dicembre 2012, che definisce strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali (BES) e l’organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica;
  • le raccomandazioni del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura del settembre 2015;
  • la Circolare Ministeriale del 21/12/2015 avente per oggetto “Iscrizioni alle scuole dell’infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado per l’anno scolastico 2016/2017;
  • la Legge n° 107/2015, di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione che, tra l’altro, prevede: di contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali per prevenire e recuperare l’abbandono e la dispersione scolastica; di sviluppare il metodo cooperativo, nel rispetto della libertà di insegnamento, la collaborazione e la progettazione, l’interazione con le famiglie e il territorio; di valorizzare l’educazione interculturale e alla pace, alla legalità e al rispetto dell’ambiente, a sani stili di vita e all’utilizzo critico e consapevole dei social network; di promuovere l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e il riconoscimento delle diverse modalità di comunicazione; di contrastare ogni forma di discriminazione e di bullismo; di favorire l’integrazione e il diritto allo studio di alunni con bisogni educativi speciali; di sostenere progetti didattici in rete tra le scuole.

Il Patto Educativo per la Scuola

Il Patto Educativo per la Scuola nasce – sottolinea il prof. Alfonso D’Ambrosio nell’Intesa – dando atto di un contesto di riferimento che ha orientato il presente lavoro e che si può sintetizzare nei seguenti punti:

  • I profondi cambiamenti che hanno interessato negli ultimi anni il sistema educativo e formativo in un contesto di crescente complessità richiedono una forte interazione tra tutti i soggetti istituzionali che, secondo il principio di sussidiarietà, hanno competenze, funzioni e specifiche responsabilità nell’erogazione del servizio.
  • Tali cambiamenti hanno caratterizzato anche le scuole toccate da progressiva riduzione delle risorse, incremento e diversificazione dei bisogni, non solo strettamente educativi, dei ragazzi e delle loro famiglie.
  • Il Patto per la Scuola, cui si è giunti dopo un iter di confronto tra tutti i soggetti coinvolti, rappresenta lo strumento programmatorio delle relazioni tra le Amministrazioni Comunali ed il sistema educativo cittadino. un “Osservatorio del sistema educativo e formativo” in grado di monitorare l’evoluzione dei bisogni e dell’offerta formativa del territorio e di valorizzare le buone prassi e l’innovazione in atto nella Scuola.
  • Il Patto con i suoi allegati costituisce sintesi e punto di partenza di un lavoro di costante progettazione e verifica tra tutti i partner coinvolti.

Le finalità del Patto Educativo

Queste – – sottolinea il prof. Alfonso D’Ambrosio nell’Intesa – le finalità del patto Educativo:

  • promuovere un’azione educativa globale finalizzata alla crescita e allo sviluppo della persona nel contesto di una scuola aperta al territorio e alla comunità locale;
  • sostenere una Scuola, attenta ai bisogni dei singoli alunni e delle loro famiglie, che ne riconosca la centralità come soggetti attivi e responsabili;
  • favorire il costituirsi della Scuola come presidio educativo del territorio, centro di aggregazione e promozione culturale, luogo privilegiato di accoglienza e d’intreccio tra saperi, per farne una reale “comunità educante”, valorizzando al contempo azioni di rete tra le diverse scuole;
  • individuare percorsi mirati di orientamento in grado di sostenere gli alunni e le loro famiglie nelle diverse fasi di passaggio e favorire scelte consapevoli e capaci di agevolare l’iter educativo e formativo;
  • attuare le condizioni per la programmazione e la realizzazione di un’offerta: finalizzata all’innovazione educativa ed organizzativa per garantire a tutti gli alunni pari condizioni di successo formativo; consapevole della necessità di un uso ottimale delle risorse umane, strutturali e finanziarie a disposizione; indirizzata a valorizzare una reale autonomia delle Istituzioni scolastiche; capace di sviluppare un piano di comunicazione efficace per promuovere, condividere e diffondere buone prassi ed eccellenze; capace di valorizzare i propri ambienti di apprendimento e di costituirne di nuovi, in ottica innovativa e utilizzando anche gli spazi del territorio.

Patti educativi – Delibera del Collegio docenti proposte

Patti educativi – rete – accordo

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