Il nuovo orientamento, alcune riflessioni sulle 30 ore di progettazione: “Come far emergere i talenti dei nostri studenti”
Inviato dalla prof.ssa Sabrina Rizzi, Liceo Ginnasio “Aristosseno” (Taranto) – Le novità del PNRR continuano ad impegnare la scuola italiana, docenti-tutor e orientatori sono alle prese con la lettura attenta delle normative, delle linee guida sull’orientamento, alla ricerca di attività da inserire nei moduli. Il PNRR ha il merito di aver dato nuovo slancio, aver reso consapevoli i docenti di dover acquisire una nuova visione di scuola e di futuro, di dover uscire dalla confort zone della ripetitività e della consuetudine. La formazione Orientamenti, curata da Indire, ha impegnato, nel corso della scorsa estate, tantissimi docenti, che ora sono chiamati a ideare un nuovo curricolo.
La progettazione dei moduli tiene conto dell’esperienza acquisita nei PCTO e va ben oltre, perché si pone come fine ultimo la conoscenza del sé, attraverso la didattica orientativa, per progettare il proprio futuro.
E, dunque, le 30 ore non dovranno escludere le discipline, ma servirsi dei saperi per far emergere talenti e creatività.
In un mondo in cui gli scenari cambiano continuamente, in cui anche il futuro è incerto e tutto da costruire, bisogna tornare a far cultura a scuola, una cultura capace di far “germogliare” nuove idee: le discipline devono fornire ai nostri giovani gli strumenti per immaginare e costruire il mondo che verrà, guardando al presente. J. Bruner ebbe a scrivere che “Non è possibile attingere a verità universali per quanto attiene ai destini e ai progetti futuri delle persone”.
Un curricolo trasversale, sul modello dell’educazione civica, che includa anche i PCTO: i dipartimenti disciplinari possono progettare una o più UDA/UD da svolgere nel corso dell’anno, prevedendo opportune uscite sul territorio.
Si tratta di superare la didattica frontale o ridurne i tempi per rendere davvero protagonisti i ragazzi del proprio percorso, attraverso il proprio metodo di indagine e di studio, partendo dalla “problematizzazione”, suggerita da materiali che fungano da stimolo.
Il curricolo dovrà prevedere, dunque, l’approccio laboratoriale: l’aula dovrà diventare un laboratorio in cui gli studenti potranno esplorare e scoprire. Il laboratorio potrebbe essere anche oltre le “mura” della scuola, inteso come luogo fisico, perché si può fare scuola “oltre” la scuola. E poi “attualizzare” ciò che si insegna per fornire agli adolescenti un senso a ciò che studiano, sviluppare il pensiero critico e sistemico: dibattiti, compiti di realtà/autentici in cooperative learning, perché nel mondo degli “adulti” dovranno dimostrare anche di possedere le soft skills, life skills. Le metodologie didattiche attive saranno il mezzo privilegiato per far emergere la consapevolezza, per agevolare l’esplorazione della realtà attraverso le materie che sembrano “costretti” a studiare.
E allora si potrebbe pensare di inserire in un curricolo un TEDx, un dibattito, la drammatizzazione di un testo letterario, uno storytelling di un argomento scientifico, storico, letterario; outdoor; si potrebbe chiedere ad un alunno, appassionato di teatro, di raccontare il “suo” giovane ‘Ntoni; si potrebbe pensare ad un caffè letterario, filosofico, finanche leggere libri in classe.
E poi simulare un colloquio di lavoro, in cui il discente possa presentare i suoi punti di forza, le sue passioni, i suoi interessi e le esperienze maturate in contesti informali, extra-scolastici.
E se poi volessimo divertirci e divertire i ragazzi, potremmo andare alla ricerca di personaggi illustri del territorio e costruire dei docu-film.
30 ore da progettare, 30 ore in cui far emergere la creatività e i talenti. Magari potremmo scoprire che tra i nostri ragazzi si nascondono futuri scienziati, che troveranno una soluzione al buco dell’ozono; medici, che dedicheranno la loro vita alla ricerca; docenti, che cambieranno la scuola italiana.
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